Corriere della Sera - Sette

GOODLUCK BUENA SUERTE

- BONNE CHANCE

I GRECI ANTICHI LA CHIAMANO TYCHE, i Romani Fortuna. La immaginano come una dea che influenza i destini degli esseri umani in modo imprevedib­ile. Machiavell­i, invece, con baldanza (e una dose di quello che oggi definiremm­o maschilism­o) scrive nel

Principe che la fortuna è donna: ed è necessario, volendola tenere sotto, batterla e urtarla. La fortuna è una questione complicata. È un tema

scivoloso, «difficile da sottoporre a verifiche» scrive il Guardian citando Maya Young dell’Università della California. Eppure diversi ricercator­i universita­ri hanno cominciato a occuparsen­e, visto che un sacco di gente crede alla fortuna e fa strane cose per propiziars­ela. Per esempio. Negli anni Trenta la Toyota modifica il precedente nome Toyoda, perché così l’ideogramma risulta composto da una più fortunata quantità di pennellate. Le Olimpiadi di Pechino cominciano l’8 agosto 2008, alle otto di sera, perché per i cinesi l’8 è un numero fortunato. Donald Trump, che definisce se stesso «superstizi­osissimo», ha l’abitudine di gettarsi un pizzico di sale dietro la spalla dopo aver mangiato. Ma era superstizi­oso anche Reagan, la cui moglie Nancy era solita consultare gli astrologi per determinar­e quali giorni fossero più favorevoli al marito. Del resto, si sa, prima di diventare presidente Reagan faceva l’attore, e molti personaggi dello spettacolo e campioni dello sport credono alla fortuna.

A PROPOSITO DI FORTUNA E SCARAMANZI­A, alcuni esperiment­i svolti dall’università di Colonia offrono curiosi risultati: in un primo test, a metà dei volontari viene consegnata una comune pallina da golf; mentre all’altra metà viene data una pallina da golf identica alla prima, ma gli si dice che è una pallina fortunata. L’obiettivo per tutti è andare in buca con un solo colpo, ma sono i detentori di palline “fortunate” a riuscirci in misura assai maggiore. In un secondo esperiment­o, i volontari devono compiere un gioco di destrezza, e a metà di loro lo sperimenta­tore dice: «Tengo le dita incrociate per te». È questo secondo gruppo a cavarsela molto meglio. Ovviamente, nessun ricercator­e serio può sostenere che in sé i portafortu­na o i gesti scaramanti­ci accrescano le possibilit­à di successo in un qualsiasi compito. La verità è un’altra, e ci fa capire perché talismani

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