IL CASO FAVORISCE LA MENTE PREPARATA PRENDETE NOTA DELLE VOSTRE FORTUNE
IN UN ALTRO SEMPLICE ESPERIMENTO, svolto in collaborazione con la BBC, Wiseman dà a due diverse persone, il “fortunato” Martin e la “sfortunata” Brenda, lo stesso compito: entrare in un bar vicino all’università. Proprio all’ingresso è stata “dimenticata” una banconota da cinque sterline. A un tavolo è seduta una comparsa che impersona un brillante uomo d’affari. Facile immaginare quel che succede: Martin si accorge della banconota e se la intasca. Entra, ordina un caffè e si mette a chiacchierare con l’uomo d’affari. Brenda invece non vede la banconota, va al banco, beve un caffè e non dice una parola. In seguito, Wiseman intervista entrambi sui fatti della giornata: Martin è contento perché ha trovato dei soldi e incontrato una persona interessante. Brenda dice che non le è successo niente di speciale. Così, la medesima situazione si trasforma in due storie differenti. Tutto ciò è qualcosa di un po’ diverso del pensiero positivo predicato da molti manuali di crescita personale, secondo cui ci si può, in diversi modi, auto programmare per diventare fiduciosi, ottimisti e ottenere il successo desiderato. Ed è qualcosa di più che un invito a sorridere spesso e a guardare la gente negli occhi.
Psychology Today, che recensisce il lavoro di Wiseman, segnala il meccanismo che attiva la percezione della propria fortuna: si chiama pregiudizio di conferma. Consiste nel fatto, assai noto, che quando le persone cominciano a convincersi di qualcosa, prestano più attenzione a tutto ciò che rafforza la convinzione. Dunque, le persone che si reputano fortunate stanno più attente a ulteriori eventi potenzialmente fortunati, e ragionano in termini di fortuna perfino in circostanze avverse. Stephen Hawking, per esempio, scrive: sono stato fortunato ad aver scelto di occuparmi di fisica teorica, perché è uno dei pochi campi in cui le mie condizioni di salute non sono di serio svantaggio. Lui è confinato su una seria a rotelle da decenni. Ma la sua prospettiva abbraccia l’universo. Wiseman suggerisce di imparare a prestare attenzione alle proprie fortune piccole e grandi prendendone nota ogni giorno. È un modo per regalarsi aspettati- ve positive e prospettive migliori. E forse all’elenco bisognerebbe aggiungere anche le non-sfortune, che sono infinite. Dovrebbero farlo anche gli atleti olimpici: una nota ricerca dell’università Cornell dice che i vincitori di medaglie di bronzo sono generalmente soddisfatti e grati (ehi, sono salito sul podio!) mentre i vincitori di medaglie d’argento sono più infelici (accidenti, per un soffio ho mancato l’oro!). Tutto ciò, ne converrete, è tanto comprensibile quanto paradossale.
E a questo punto ripeto la domanda: e voi, quanto vi sentite fortunati?