Corriere della Sera - Sette

Il piromane è un malato da curare? Vittorino Andreoli vs Giuseppe Antoci

- controvers­ie civilmente sollevate da Alessio Ribaudo e Anna Maria Speroni

Vittorino Andreoli, 77 anni, è psichiatra e scrittore. Giuseppe Antoci, 49, è presidente del Parco dei Nebrodi, in Sicilia

Chi appicca il fuoco seguendo una pulsione interiore maniacale deve essere curato» dice lo psichiatra. Chi incendia i boschi lo fa quasi sempre con obiettivi mafiosi» ribatte il presidente del Parco dei Nebrodi in prima linea contro le devastazio­ni delle ultime settimane. Ma entrambi concordano su un punto: non tutti gli incendiari sono uguali

Sì Vittorino Andreoli

IL TERMINE “PIROMANE” implica un significat­o patologico: mania, maniacalit­à. In psichiatri­a definisce chi, al di là di un fine specifico, appicca il fuoco dove e quando può, seguendo una pulsione interiore. Questa definizion­e è importante per distinguer­e la piromania del malato da quella mossa da interessi economici, che con la malattia non c’entra nulla. Il piromane patologico appicca il fuoco in una sorta di rituale ossessivo: deve ripetersi e rifarlo, in base a un meccanismo che va curato. Da cosa viene innescato? Il fuoco è un archetipo. Dei quattro elementi fondamenta­li è il purifi

catore, legato a sacrificio e sacralità; la sua scoperta ha cambiato la storia dell’uomo. Ha un forte valore simbolico: la fiamma olimpica, il fuoco pasquale nella cerimonia del sabato santo... In alcuni soggetti avviene una specie di regression­e al momento in cui accendere un fuoco aveva significat­o liturgico. Bruciare è purificare, dunque il piromane malato pensa addirittur­a di essere nel giusto. Oltre all’ossessivit­à, infatti, questa patologia è legata al delirio, cioè a una interpreta­zione errata della realtà. Non dobbiamo pensare, però, a manifestaz­ioni evidenti di pazzia. Il piromane è sì, spesso, una persona chiusa, misteriosa, sospettosa; ma, a parte questo, è altrettant­o spesso un insospetta­bile che sa nascondere bene i segnali del suo disturbo. L’estate è la stagione del fuoco anche dal punto di vista linguistic­o: muoio di caldo, il sole brucia. Strano, però, che gli incendi siano concentrat­i solo in alcune parti d’Italia: la malattia non dipende dalla geografia. E questi disastri, quasi mai, dipendono dai piromani patologici.

No Giuseppe Antoci

L’AUTOCOMBUS­TIONE? UNA FAVOLETTA a cui non crede più nessuno - è scientific­amente provato che è quasi impossibil­e. I malati di piromania? In Sicilia ci sono stati anche 500 roghi in province diverse, nello stesso giorno, quasi alla stessa ora... Ad appiccarli sono dei criminali. Per loro il codice penale prevede fino a 15 anni di carcere. Sono infami che devastano un territorio

ricco di biodiversi­tà e massacrano il futuro dei loro figli che potrebbero vivere onestament­e di agricoltur­a e turismo. Dietro agli incendi estivi, in molte aree del Paese, c’è una strategia mafiosa che ha nel mirino boschi e aree protette da cui i mafiosi sono stati cacciati. In Sicilia reagiscono con le fiamme anche al mio Protocollo di legalità che ha consentito di smascherar­e truffe miliardari­e dell’agromafia ai danni dell’Unione europea. Con questo strumento i mafiosi sono stati privati di migliaia di ettari di terreni pubblici, e arrestati; i loro beni, sequestrat­i. Appena il protocollo sarà esteso a tutta l’Italia, renderemo loro la vita così difficile che dovranno aver paura di accendere un cerino. Intanto, abbiamo ottenuto che questa battaglia sia combattuta anche dallo squadrone dei Cacciatori di Sicilia, i carabinier­i abituati a scovare latitanti nei territori più impervi. Metteremo telecamere, controller­emo ogni centimetro e ci costituire­mo parte civile contro chi sarà arrestato. Non sarà facile, perché questi criminali utilizzano tecniche infami come dare fuoco a gatti che poi, impauriti, diffondono le fiamme. Ma proprio per questo dobbiamo diventare tutti sentinelle del territorio e aiutare le forze dell’ordine a scovarli e arrestarli.

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