Udienze in Vaticano, tra fax e bagarini
Fax, code, gentilezze & bagarini
Quattro biglietti ottenuti grazie alle Guardie Svizzere e un paio ricevuti da un poliziotto compassionevole, tutti gratuiti. E due ingressi pagati trenta euro a uno sconosciuto. È il bottino della giornalista che voleva assistere a un’udienza dal Papa. In realtà, per ascoltare il Santo Padre servono un fax e tanta pazienza. Ma niente soldi
SONO PASSATI SEI MESI DA QUANDO Papa Francesco mise in guardia i fedeli contro le « truffe» – così il Santo Padre – dei bagarini. I biglietti dell’Udienza generale, che si tiene ogni mercoledì mattina in sala Nervi o in Piazza San Pietro, sono gratuiti. Se qualche « furbone» – parola di Bergoglio – vi racconta che si deve pagare, non cascateci: « Vi stanno truffando». Mai un Papa s’era espresso in questi termini. Se ciò è accaduto, vuol dire che la situazione è grave. Così, siamo andati a verificare.
IL VIAGGIO VERSO LE UDIENZE PAPALI inizia con un fax. Se vuoi assistere all’udienza del Papa, la strada ufficiale infatti è la seguente. Uno: andare sul sito della Prefettura Pontificia. Due: scaricare e
stampare il modulo di richiesta. Tre: compilarlo con nome cognome e indirizzo. Quattro: inviarlo via fax. Con ragionevole anticipo. Perché la Prefettura, a questo punto, dovrà vagliare le richieste e spedirvi a casa una conferma. Solo così potrete andare a Roma e ritirare il vostro biglietto, chiuso in una busta nominativa. Io il fax non ce l’ho e il martedì prima dell’udienza
papale mi sono comunque messa in coda davanti agli uffici della Prefettura. Insieme ai pellegrini zelanti. Quelli che, per intenderci, scendono a Roma con la lettera di conferma dentro una busta di plastica trasparente, per essere sicuri di non sgualcirla. Ma dovete sapere un’altra cosa. Gli Uffici della Prefettura Vaticana non sono aperti tutto il giorno. Orario: martedì dalle 15 alle 19.30 e mercoledì mattina
dalle 7.30 fino all’ora dell’udienza. Per arrivarci, bisogna superare il colonnato di San Pietro e i relativi controlli di sicurezza. La fila è la stessa dei turisti in visita alla Cappella Sistina. Tradotto: un’ora e mezza di attesa, se va bene.
«CHE, NON CE L’HAI UN ANZIANO?» . È la domanda che mi viene rivolta da un parroco veneto non appena arrivo – finalmente – davanti al portone delle Prefettura Vaticana. Forse impietosito dall’espressione di chi ha passato 90 minuti in fila sotto un sole che spacca, senza avere con sé la lettera di conferma (né un ombrello di carta alla giapponese). I biglietti – mi chiarisce il parroco – non hanno tutti lo stesso colore. Ci sono quelli viola, per il pubblico generico. E quelli arancioni, migliori, riservati al clero. Ma se vuoi vedere il Papa da vicino – mi spiega – la cosa migliore è avere un anziano al seguito. Lo porti con te. Va bene anche uno zio, un cugino di terzo grado con un po’ di acciacchi. « Tanto poi ci sono i volontari con le carrozzine». Quelle arrivano in prima fila. I pellegrini entrano nell’ufficio della Prefettura uno ad uno. E ne escono con una busta bianca. Nominativa. Non posso raccontarvi di più perché una Guardia Svizzera mi blocca all’ingresso: divieto di entrare senza fax alla mano. Ma c’è sempre una soluzione. Mentre risalgo la fila per andare via, un poliziotto che ha assistito alla scena mi fa cenno di avvicinarmi. Mi chiede cosa sto cercando, poi tira giù la cerniera del giaccone blu. Con la mano destra estrae due
biglietti. Viola. Sono quelli dell’udienza dell’indomani. « Prendi, mettili in borsa». Gentile! E così, intasco i miei primi due biglietti. A costo zero. LE GUARDIE SVIZZERE SONO L’ALTRO SOGGETTO – insieme alla Prefettura – autorizzato a consegnare i biglietti ai pellegrini. Si rivolgono a quelli arrivati in ritardo. La prassi, mi spiegano al telefono dagli uffici della Guardia Svizzera Vaticana, è una consuetudine consolidata nel tempo e risponde al dettato evangelico. Il Vaticano è la casa di tutti. A chiunque deve essere garantita la possibilità di accesso. Ed è così che scopro che a Porta Sant’Anna esiste una piccola edicola, quasi una minuscola porta scorrevole
AGENZIE DI VIAGGIO E ALBERGHI OFFRONO PACCHETTI AI TURISTI CHE VOGLIONO INCONTRARE IL PAPA: SERVIZI COME AUDIOGUIDA, TRANSFER DA E PER IL VATICANO, UN BIGLIETTO PER L’UDIENZA. UNA PRATICA SUL FILO DELLA LICEITÀ
incastonata nel muro. Qui vengono custoditi i biglietti per l’udienza papale. Quelli riservati ai ritardatari. Varco la porta e chiedo alla Guardia Svizzera che mi ferma se posso avere un biglietto per l’udienza. Vengo dal Nord. Sono in ritardo. Per piacere. Così, intasco altri quattro biglietti. Siamo a quota sei. E penso che, se fossi in malafede, potrei rivenderli ai turisti stranieri. Perché anche questo accade, come vedremo. BORGO PIO È IL QUARTIERE DI ROMA che si affaccia su Piazza San Pietro. Un intrico di vie, con i terrazzi del quinto piano che spiano laicamente i cortili interni del Vaticano. Sono vicoli gremiti di turisti, negozi di souvenir, agenzie, alberghetti. C’è anche un centro massaggi che offre 25 trattamenti diversi. Fra le tipologie umane più diffuse, le guide turistiche. Si riconoscono dal cartellino che portano al collo. O dal plico di depliant che tengono sotto braccio. Il mio incontro con il bagarino avviene mentre parlo con una di loro, una studentessa italiana. È un uomo corpulento e calvo, un gran numero di fogli sotto il braccio e accento spagnolo. Scoprirò che è argentino, come papa Francesco. Si avvicina. Capisce che sto mendicando un biglietto per l’udienza del Papa e mi spiega che se voglio potrebbe aiutarmi a procurarmene uno. Ma vuole essere pagato per il tempo speso, per la “commissione”. Anche perché lui non ha con sé il biglietto. Deve prima telefonare a una persona, mi spiega. Così si allontana. Lo sento parlare in spagnolo. Poi torna e mi dà appuntamento per l’indomani mattina davanti a un bar. La cifra non è concordata. Vediamo domani, mi dice. E COSÌ, ALLE 9 DEL MERCOLEDÌ, POCO PRIMA dell’udienza, mi faccio trovare nel posto che mi ha indicato. «Seguimi » , dice l’argentino. Non entriamo nel locale. Mi conduce dentro a un negozio di souvenir. Lui cammina davanti a me. Entra e si infila dentro il bagno. Lì avviene lo scambio, stretti fra un lavandino e la porta di ingresso. La cifra? Trenta euro per due biglietti. Tira fuori i tagliandini. Viola. Identici a quelli che mi aveva dato il poliziotto. Identici a quelli delle Guardie Svizzere. Ma questa volta, a pagamento. E senza busta nominativa. UN’ORA DOPO SONO IN PIAZZA SAN PIETRO. In tasca ho otto biglietti: sei gratis, due a pagamento. Nessuno ottenuto seguendo la via ufficiale. Due, in modo poco ortodosso. La piazza è gremita. Molti i turisti stranieri. Alcuni hanno l’audioguida al collo.
GIÀ, PERCHÉ ESISTE UN ALTRO MERCATO legato alle udienze, ben più grande. Quello delle agenzie turistiche e degli alberghi. Offrono pacchetti ai pellegrini che vogliano incontrare il Papa. Sono siti online, nella maggior parte dei casi. Il prezzo si aggira sui trenta euro. Propongono, insieme al biglietto, l’audioguida e un servizio di trasferimenti da
e per il Vaticano. La pratica gioca sul filo della liceità, perché online viene offerta l’udienza, che è gratuita; ma le vengono poi affiancati servizi a pagamento. Stesso copione per gli alberghi. Tra i benefit, offrono ai clienti anche il servizio di prenotazione del biglietto per l’udienza. Perché loro il fax ce l’hanno. E così, oltre al wi-fi in camera, la sauna e la lavanderia, ti trovi anche un biglietto per incontrare il Santo Padre. Che forse non sarebbe entusiasta di tutto questo.