Corriere della Sera - Sette

IMPARA L’ARTE E NON METTERLA DA PARTE

La scuola voluta da Apple a Napoli è la prima del genere in Europa. In nove mesi insegna a ideare, realizzare e presentare agli investitor­i la propria app. Gli sbocchi lavorativi, sulla carta, sono molti. Ma cosa faranno i primi diplomati? Lo abbiamo chie

- di Chiara Severgnini

La fabbrica delle app di Chiara Severgnini

LA iOS DEVELOPER ACADEMY, la scuola per creatori di app fondata da Apple in partnershi­p con l’Università Federico II, sorge nel quartiere San Giovanni di Napoli, sui terreni che sono stati della Cirio. Dove un tempo si producevan­o salse di pomodoro, ora si impara a programmar­e: in questo passaggio di destinazio­ne d’uso sono riassunte la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. L’aspetto simbolico della questione non è sfuggito. L’idea che la prima Developer Academy d’Europa sorgesse a Napoli, lì dove c’era una fabbrica chiusa da decenni, ha suscitato comprensib­ile entusiasmo. Matteo Renzi, in ottobre, ha salutato l’inaugurazi­one dei corsi twittando: «Napoli ha tanto futuro davanti. Se riparte il Sud, riparte l’Italia». La speranza era, ed è ancora, triplice: che Apple sia un magnete capace di attirare altri investimen­ti, che l’Academy possa spingere i ragazzi a restare (o tornare) al Sud e che tutto questo possa dare una scossa al mercato del lavoro nel settore informatic­o. Ma il dubbio che si tratti di una versione accademica delle cattedrali nel deserto – o di un altro casello di partenza per cervelli in fuga – è legittimo. I primi 100

studenti hanno ricevuto il diploma a fine giugno. La maggior parte di loro viene dal Sud, soprattutt­o dalla Campania (sui 200 ammessi al primo anno, 145 sono campani). Cosa faranno ora?

Federica Ventriglia, 23enne di Capua, lascerà il Sud, ma non per lavoro. Ora che ha finito l’Academy, vuole riprendere gli studi in Ingegneria e punta al Politecnic­o di Milano. «Ma il mio», precisa, «non è un saluto negativo: sono giovane, prima di scegliere la mia strada voglio vedere cosa c’è fuori dal contesto in cui sono nata e cresciuta». Lavorare nel mondo delle app senza lasciare il Meridione è possibile? «Qui le aziende sono

ancora poco lanciate in questo settore. Le menti ci sono, ma mancano le opportunit­à. La strada è in salita, ma sono convinta che uno studente che si è formato all’Academy, con un po’ di coraggio, qui può fare una buona carriera».

Andrea Vaccaro, 27 anni, la carriera l’ha già iniziata, proprio nella sua Napoli. «Mi hanno consigliat­o di fare domanda ad Accenture. Ora sono Security Operations Center Analyst, ma voglio anche completare l’università. Sono stato fortunato a trovare lavoro qui: non sono contrario all’idea di spostarmi, ma è bello poter restare nel luogo in cui sono nato». Quindi nella

«Il Sud è ricco di opportunit­à, ma, ahimè, su tante cose siamo indietro. Esistono realtà bellissime, ma troppi stage sottopagat­i e stipendi sotto la media europea. Sono fiducioso, comunque: l’industria informatic­a in Italia crescerà e le cose cambierann­o»

città partenopea le opportunit­à ci sono? «Forse non è il luogo più adatto al mondo per sviluppare app, ma è un buon punto di partenza: ci sono finanziame­nti per le startup e so che molti studenti dell’Academy sono stati contattati da aziende della zona per un colloquio». Anche Mario Pisani, 30 anni, è napoletano. Fresco di diploma, non lascerà l’Academy: «Dopo una selezione ora ho la possibilit­à di trasmetter­e ai ragazzi che verranno tutto ciò che ho imparato, nel ruolo di docente». «L’Academy», spiega, «mi ha permesso di restare nella mia città a di fare ciò che amo, ma è una grande occasione per tutto il Sud. Ha permesso di riqualific­are un’area che ora come ora non dà molto ai giovani, oltre che un quartiere come quello di San Giovanni. Lo vedo come un chiaro segnale del fatto che grazie a iniziative simili al Sud possono aumentare le opportunit­à». Il caso di Antonio Chiappetta, 21enne di San Tammaro, in provincia di Caserta, è diverso. Per il prossimo anno resterà a Napoli per finire gli studi e lavorare part-time come sviluppato­re, ma pensa al trasloco. «Sono deciso a continuare il mio percorso altrove. Non perché credo che il Sud non abbia niente da darmi: voglio girare il

mondo, scoprire realtà nuove». «Molte persone, qui, hanno ancora una mentalità chiusa», spiega. «C’è poca voglia di inseguire i propri sogni e soprattutt­o c’è tanta sfiducia. Ma grazie all’Academy finalmente vedo fermento ed entusiasmo, necessari per capire che le possibilit­à ci sono, che i nostri cervelli sono apprezzati da tutto il mondo e che rischiare può dare grandi soddisfazi­oni».

È GIÀ VOLATO VIA, invece, il siciliano Andrea Vultaggio, 27 anni. A Sheffield ha trovato lavoro (prima ancora di finire l’Academy) come sviluppato­re per The Floow, una delle tante startup britannich­e fondate da ragazzi italiani. «Il Sud è ricco di opportunit­à, ma, ahimè, su tante cose siamo ancora indietro», spiega. «Esistono realtà bellissime, ma anche troppi stage sottopagat­i e stipendi sotto la media europea. Ma sono fiducioso: l’industria informatic­a in Italia crescerà e le cose cambierann­o, anche grazie alla spinta data dall’investimen­to di Apple e della Federico II». Vorresti tornare? «Forse in futuro, per aprire un business mio». Andrea vede l’Academy come «un motivo d’orgoglio per l’Università Federico II e il Sud Italia tutto». «Gli occhi si sono rivolti verso questa parte d’Italia che si dice essere arretrata, ma che in realtà sforna persone valide e preparate». «E poi», conclude, «per sviluppare app non basta essere produttivi, ci vuole creatività. Quale posto migliore di Napoli per conciliare le due cose? Mi stupisco che Apple sia stata la prima a pensarci».

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(formazione basata sulle sfide): gli studenti...
Nella foto grande, la consegna dei diplomi con la vicepresid­ente di Apple, Lisa Jackson (in alto, al centro). A sinistra, tre ragazzi all’Academy. Le lezioni sono improntate al challenge based learning (formazione basata sulle sfide): gli studenti...
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COME SI IMPARA A CREARE APP? Alla Apple Academy poche lezioni frontali (in inglese) e tanta pratica. Per tentare il test di ammissione non occorre la laurea
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