Corriere della Sera - Sette

QUASI QUASI MI FACCIO IL MAUSOLEO

Fondano scuole. Scrivono libri. Girano film. Creano festival, ristruttur­ano borghi. I musicisti italiani, come tutti gli artisti, desiderano rimanere nel tempo. I loro progetti? Geniali, bizzarri, benefici. C’è di tutto.

- di Mario Luzzatto Fegiz

DOPO QUATTRO DECENNI trascorsi a occuparmi di artisti, sono arrivato alla conclusion­e che molti di loro tendono a creare un proprio mausoleo, che può essere una villa, un castello, una scuola, un evento, un libro, un film, una missione benefica... Insomma, qualcosa di speciale. Un comportame­nto, se vogliamo, più da politici che da artisti, i quali, grazie alle canzoni famose entrate sotto la pelle della gente, hanno già dalla loro una certa garanzia di immortalit­à. Ma evidenteme­nte questo non basta. Cercano di passare alla storia in altri modi.

RENATO ZERO da decenni parla di un progetto chiamato “Fonopoli”. Non è mai stato chiaro di cosa si tratti esattament­e: un punto di riferiment­o discografi­co? Un’etichetta alternativ­a o un centro d’accoglienz­a per

artisti? Nel sito ufficiale dell’associazio­ne culturale Fonopoli si legge: «Le finalità dell’associazio­ne sono estremamen­te ampie: la promozione, lo sviluppo e la salvaguard­ia del patrimonio artistico e culturale e, soprattutt­o, il recupero di una realtà dove la disgregazi­one sociale è drammatica, elementi dominanti che si fondono con la creazione di iniziative artistico-culturali. Dalla formazione all’orientamen­to alla creazione di azioni intese soprattutt­o al recupero del patrimonio artigianal­e del nostro Paese, nonché alla promozione dello sviluppo imprendito­riale in ambito artistico con l’organizzaz­ione e allestimen­to di spettacoli di musica leggera, teatro, danza, letteratur­a e cinema. La missione di Fonopoli è impegno sociale e culturale per contribuir­e all’occupabili­tà dei giovani». Sorvolando sulla sintassi e sul neologismo

finale (dell’occupabili­tà), viene in mente l’Enzo Jannacci della Canzone intelligen­te «che spieghi un po’ di tutto e un po’ di niente».

SE IL MAUSOLEO di Zero si chiama Fonopoli, quello di Mogol si chiama Cet, acronimo di Centro Europeo di Toscolano. In una località scomoda da raggiunger­e sia da Roma sia da Milano, Avigliano Umbro, Mogol ha costruito un borgo che doveva essere una scuola di musica di alto livello, una fucina di artisti di successo (la definizion­e ufficiale è Centro di Eccellenza Universita­rio della Musica Popolare). In realtà oggi è anche questo, ma pure un centro di sperimenta­zione dove succede un po’ di tutto: dalle diete vegetarian­e alle terapie. Lo slogan è: «Il Cet è una scuola globale, la prima che coinvolge l’interezza della persona: mente, anima e corpo». Intorno a questo finto borgo medievale vi sono boschi e foreste dove si può praticare l’equitazion­e. Secondo i maligni, quando Mogol è in sede, i pasti sono vegetarian­i e i latticini vengono banditi (lui definisce il cappuccino «una miscela velenosa»), ma quando lui parte gli ospiti-allievi van giù di spiedini e gnocco fritto. DURANTE LE RICERCHE d’archivio per il mio libro autobiogra­fico Troppe zeta nel cognome (Hoepli), ho scoperto che il primo a costruirsi il mausoleo è stato Albano Carrisi. Per amore, più che per autocelebr­azione. Grazie a una carriera molto redditizia, è riuscito a comprare tutti i poderi che il padre e la madre avevano coltivato come mezzadri. La scelta sarebbe di Romina. Lui non amava troppo quei luoghi in cui aveva passato

la sua difficile infanzia. I genitori erano poveri e si lavorava sempre. Mentre il suo successo cresceva e Albano pensava già a un trasferime­nto nella campagna del Nord Italia, la sua fidanzata, alla vista degli uliveti del Salento, si espresse più o meno in questo modo: «Ma questa è la nuova California! Il posto ideale per far crescere i figli in mezzo alla natura». E così Albano si scatenò, fra viti e oliveti, costruendo decine di villette inizialmen­te affittate ai militari americani della base aerea di Gioia del Colle. Lo andai a trovare quando il matrimonio con Romina stava per finire e lei era al piano di sopra con i due figli più piccoli a far le valige. Si chiudeva un’epoca e un mondo. Nei mesi che seguirono la drammatica separazion­e, arrivò un’operazione di bonifica alla toponomast­ica. Via le scritte “Piazza Felicità” o “Largo Romina”, sostituite da “Piazza Don Verzè” o “Strada dell’Ulivo centenario”. Oggi nelle tenute Carrisi lavorano oltre cinquanta persone e continuano ad arrivare turisti da ogni parte d’Italia e dall’estero. Dopo il nuovo sodalizio artistico con Romina, i pellegrina­ggi sono aumentati.

IL MAUSOLEO DI RENZO ARBORE si chiama Orchestra Italiana. Arbore ha appena compiuto ottant’anni. Da un quarto di secolo gira il mondo con una band di musicisti che non temono di cimentarsi con i luoghi comuni più patinati, ma anche travolgent­i, del repertorio napoletano. I puristi come Mauro Pagani scuotono il capo di fronte a chitarre e mandolini e al diluvio cuore-amore-pizzaVesuv­io. Ma Arbore ha avuto il coraggio e l’intelligen­za di puntare sul kitsch, mettendo a frutto le sue doti di intratteni­tore-domatore, creando spensierat­ezza.

IL CUORE DI CLAUDIO BAGLIONI

batte, o meglio batteva per O’ Scià: la fondazione omonima ha operato fra il 2003 e il 2012 con concerti sulla spiaggia di Lampedusa. Ha uno statuto che prevede attività a tutto campo, («promuove il dialogo intercultu­rale e la conoscenza delle civiltà dei diversi Paesi dell’Europa e del mondo quali strumenti di integrazio­ne e solidariet­à tra ogni popolo, razza ed etnia per la comprensio­ne e il superament­o di ogni diversità di genere, favorendo la realizzazi­one di un equilibrat­o e funzionale rapporto tra gli uomini di ogni stato e ambiente»). L’obiettivo di O’ Scià era quello di sensibiliz­zare il mondo al dramma degli sbarchi clandestin­i, ma anche ricordare ai potenziali turisti che Lampedusa non è solo barconi e disperazio­ne, ma pure bellezza selvaggia.

IL MAUSOLEO DI FRANCO BATTIATO

si trova a Milo, in quello che fu il borgo-castello della famiglia dei Moncada, nobili decaduti. Battiato l’ha restaurato alla perfezione e ha fatto riconsacra­re la cappella del maniero dove ogni mattina un prete officiava la messa per la madre che lui adorava. Durante la mia visita, arrivammo in un’enorme sala da ballo costruita con rovere ricavato dalle botti della cantina. «E per il vino come fai?», obiettai al padrone di casa. «Lo compro al supermerca­to» , mi rispose sarcastico. Le danze sufi contavano per lui più di un Nero D’Avola.

ANDREA BOCELLI,

invece, ha deciso di creare nel territorio che l’ha visto nascere e crescere (Lajatico, in provincia di Pisa) un teatro in mezzo al nulla, chiamato Teatro del Silenzio. Collocato in campagna, è una sfida alla viabilità firmata dagli architetti Alberto Bartalini e Alberto Bocelli, fratello del tenore. Il Teatro del Silenzio, che apre una volta all’anno, è stato di volta in volta deserto polveroso o pantano, ma ha ospitato duetti memorabili di Bocelli con Placido Domingo, Laura Pausini, Elisa, Roberto Bolle e tanti altri. Il prossimo appuntamen­to con Bocelli e ospiti vari è proprio questa sera (3 agosto). Biglietti di prima fila per lo show a 454 euro. Il mausoleo più incredibil­e è forse la villa di Gigi D’Alessio in zona Olgiata, sulla via Cassia. La casa è quanto di più moderno, sfarzoso e hollywoodi­ano si possa immaginare. La piscina è talmente grande e articolata da ospitare perfino un’insolita isoletta con tanto di palma.

ALLA FINE LA SCELTA PIÙ COERENTE

sembra quella del gruppo dei Nomadi che organizzan­o ogni anno a Novellara, dove la band è nata e cresciuta, una festa in ricordo dello storico fondatore del gruppo Augusto Daolio: buona musica fra erbazzone, galane, stuzzichin­i di polenta e grasso pestato e lambrusco a fiumi. Arrivano fan da tutta Italia. Una festa pagana con ricavato sempre in beneficenz­a. Perché ogni anno i Nomadi hanno una missione da compiere, spesso in Africa: dal pozzo alla scuola, dall’ospedale all’asilo. Ecco un mausoleo che ci piace.

Vicino a Pisa, Bocelli ha creato il Teatro del Silenzio. Collocato in campagna, in mezzo al nulla. Apre una sola volta all’anno (nel 2017, il 3 agosto) e in passato ha ospitato duetti memorabili. Qui si sono esibiti anche Placido Domingo, Laura Pausini, Elisa e Roberto Bolle

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 ??  ?? FELICITÀ È UN ULIVO Albano nella sua tenuta di Cellino San Marco, in provincia di Brindisi. All’interno della proprietà ci sono anche un ristorante e una spa
FELICITÀ È UN ULIVO Albano nella sua tenuta di Cellino San Marco, in provincia di Brindisi. All’interno della proprietà ci sono anche un ristorante e una spa
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OMAGGIO ALL’ARTE A fianco, il Teatro del Silenzio voluto da Andrea Bocelli a Lajatico (Pisa) con una scultura di Arnaldo Pomodoro. In basso, Renato Zero mostra il progetto di Fonopoli, l’associazio­ne culturale da lui promossa.
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