Corriere della Sera - Sette

Forza Milan, spendi e spandi

(finalmente un'estate felice!)

- di Luca Gelmini

Un rossonero doc esulta in spiagge affollate e bar pieni di invidiosi. Un acquisto dopo l'altro. Tanti milioni per molti (presunti) campioni. Tanto non sono soldi suoi!

“Milanista chiacchier­one / sogna sotto l’ombrellone..!”.

Nell’estate della rinascita rossonera ci sta anche di diventare il bersaglio di un coretto che sembra calzare a pennello ai cuginastri interisti. Quando al bancone di un bar della Riviera ligure me lo canticchia­no, con tanto di battito di mani, il primo istinto, non a caso, è brutale. Poi ci penso. E, lentamente, prevale il Godimento Rossonero Estivo Senza Timore (GREST). Non riescono a non parlare di noi. Che ci volete fare.

SIAMO AL CENTRO DELL’ATTENZIONE, NOI DEL MILAN.

Un tempo perché vincevamo; oggi perché potremmo tornare a vincere. È già qualcosa. Possiamo dirlo? Il milanista è in estasi, in questa estate 2017, perché è invidiato. Chi non vorrebbe spendere 200 milioni così, come fossero bruscolini? Soprattutt­o se di quella montagna di soldi non c’è un euro che esca dalle tue

tasche. È il calciomerc­ato, bellezza. Si torna bambini. Con i soldi degli altri. Goduria pura. Spendi e spandi, spandi e spendi. Ambo, terno, tombola e cinquina, per dirla con Rino Gaetano. Titolo: “Entusiasta dei fuochi d’artificio cinesi!”. Altro titolo: “Biglia in buca” ben sapendo che poi, il solito miscredent­e, sulla spiaggia, ti farà infantilme­nte notare che hai appena ceduto Paletta (per chi non distingue un pallone da un cocomero: Biglia e Paletta sono i cognomi di due calciatori argentini del Milan. Il primo è appena arrivato dalla Lazio, il secondo verrà ceduto dopo il mancato rinnovo del contratto).

DEL NUOVO PROPRIETAR­IO CINESE

del Milan fai effettivam­ente fatica a ricordarti il nome, invece. Chiamiamol­o Zio Li. Be', ti appare come lo Zio d'America e lo Zio d'Asia (insieme). Quello che ti riempie di doni senza che tu lo chieda. E a quel punto tu, tifoso, esageri, ti fai prendere la mano. Dopo anni di calciatori presi – meglio, raccattati – a parametro zero, secondo il mantra “se

non esce nessuno, non entra nessuno”, ora vivi la campagna acquisti della nuova proprietà orientale come un'esperienza paranormal­e. Sogno e son desto? Sono desto, son desto: basta guardare la faccia di interisti e juventini per capirlo.

TI PRENDE ALLORA UNA STRANA ISTERIA,

una specie di bulimia pallonara. Ti aggiri tra i tavoli del solito bar con gli occhietti feroci, in cerca di una

Gazzetta e delle pagine sportive del Corriere. Devi rispondere al quesito: com’è che nelle ultime dodici ore non abbiamo comprato ancora nessuno? Cosa sta succedendo? Non riesci ad appassiona­rti neppure alle gesta amletiche di Antonio Cassano (che è passato pure dal Milan, oh yes). Fassone e Mirabelli – due dirigenti seri e competenti!, esclama il milanista fiducioso – ti appaiono d’improvviso come le sorelle Kardashian nelle vie dello shopping. E ti viene da dirgli: ehi voi due, comprate! Che aspettate? D’altronde lo diceva l’economista John Maynard Keynes, mica Adriano Galliani: «I mercati sono mossi da spiriti animalesch­i, non dalla ragione». Anche i mercati estivi del calcio, evidenteme­nte. C’è chi spende e chi spera, in modo altrettant­o eccessivo. Oh tifoso d’ogni colore! Conservass­i un minimo di lucidità, capiresti che con i soldi dell’affare Neymar – oltre 220 milioni, pare – si metterebbe­ro a posto strade e ponti. Potremmo persino comprare un paio di aerei Canadair, che sarebbero utili, visto la situazione degli incendi in Italia, Francia, Spagna.

IL TIFOSO NON PAGA E NON VEDE; PREGA E CREDE.

Non si scandalizz­a per i soldini sborsati per far sedere in panchina il fratello di Gigio Donnarumma: Antonio, classe 1990, portiere pure lui, il nostro Pippa Middleton. Ti fai andare bene persino l’agente Mino Raiola, le sue braghette, i suoi congiuntiv­i scalcagnat­i e il suo giro di affari fiorenti. Sfidi il senso del ridicolo quando profetizzi al vicino di sedia a sdraio: «Champions nel giro di due anni!». Lo oltrepassi ampiamente – il senso del ridicolo, sempre lui – quando requisisci i bambini e li togli ai giochi di spiaggia per insegnar loro gli immortali cori della Curva Sud. «Jacopo, Lorenzo, insieme: "Forza! Lotta! Vincerai! Non ti lasceremo mai!”». La moglie ti guarda compassion­evole. Anche il venditore di cocco smette per un attimo di gridare, e ascolta. Ne faremo un milanista? Chissà. Meno male, pensano in famiglia, che il weekend al mare, la domenica sera, si interrompe. Si torna in città, si rimettono giacca e cravatta, si fanno pensieri più consoni all’età e al ruolo profession­ale. Ma poi, il tarlo. E se Kessié, che al telefono con un tuo sodale rossonero hai paragonato a Rijkaard, facesse la fine di Vampeta? E se Bonucci invece di “sciacquars­i la bocca” – il suo gesto preferito – restasse a bocca asciutta a

fine stagione? E se De Sciglio, l’ex capitano che nella scorsa stagione aveva il piglio di un pulcino bagnato, diventasse un carro-armato, una volta vestito il bianconero? Lo so, lo so: non avverrà niente del genere. Ma il tifoso si porta dietro ricordi, preoccupaz­ioni, moniti. Il nome “Pirlo” dice qualcosa? A noi del Milan, sì.

E COSÌ, DI BOTTO, TI TORNA A RONZARE

nelle orecchie quello strano motivetto: "E come l’anno scorso e come l’anno prima / il nostro chiacchier­one continuerà

a sognare / quel tricolore che non vincerà”. Certo, lo sappiamo: una squadra sola conquister­à lo scudetto. Tutte le altre, no. Noi del Milan saremo quella squadra o tutte le altre?

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