Vorrei un regno governato da l etterati
( e t utti dovrebbero f are t eatro)
SONO LIBERTARIA, ho difficoltà con i sistemi di regole in negativo. Mi viene difficile immaginare di restringere le libertà altrui. Non ho una buona relazione con il concetto di potere. Non mi piace l’idea che qualcuno si logori perché non ce l’ha. Passerei troppo tempo a difendermi da queste persone. Ma sto al gioco. Proverei a cambiare qualche cosa. Toglierei valore legale al titolo di studio per darne di più alle relazioni educative. Valgono più gli insegnanti che i giudizi. I miei consiglieri sarebbero folli e poeti, come Valerio Magrelli. Vorrei un regno governato da persone di lettere. Chiamerei con me Chiara Valerio, donna d’intelligenza rara, che non fa sentire stupido nessuno, e Alessandro Giammei, un 28enne ricercatore a Princeton, una delle più brillanti teste italiane all’estero. Resterei in Sardegna, naturalmente. E non rinuncerei al lavoro, ho la fortuna
di farne uno meraviglioso. Vieterei solo una cosa: il fumo di sigaretta. Vorrei bandire i razzisti inconsapevoli, quelli che sono
convinti di non esserlo. Temo però che, così facendo, rimarremmo in pochi. Sarebbe bello sottrarre la televisione alle logiche di mercato, produrre solo programmi che aiutano a capire la realtà. Non imporrei nessuna lettura, ma vieterei tutte le opere che la scuola obbliga a leggere. Così avremmo più lettori. Istituirei invece l’insegnamento dell’opera lirica, soprattutto Mozart, che ha raccontato eroine padrone del proprio destino, donne che trionfano e non soccombono. Tutti dovrebbero fare teatro. Non studiarne i testi, ma farlo proprio, provare a recitare. È l’unica arte in cui l’espressione passa per il movimento del corpo e per cui si è naturalmente portati. Se tutti facessimo teatro gli psicologi avrebbero meno lavoro.