HALLDÓR LAXNESS
IL CONCERTO DEI PESCI
Dai tempi immemorabili era costume in tutte le fattorie più grandi d’Islanda che la sera un uomo appositamente designato leggesse ad alta voce le saghe o recitasse rímur per la gente di casa: era il nostro passatempo nazionale. Alcuni hanno definito queste veglie vespertine “l’università degli islandesi”; i vecchi che hanno frequentato quest’università per ottant’anni o più conoscono il corso di studi piuttosto bene, com’è naturale. A Brekkukot la lettura di saghe e la recitazione di rímur erano affidate per lo più ai visitatori che si fermavano da noi per qualche tempo, o anche per una notte, perché mio nonno Björn di Brekkukot, come ho già detto, non era un bibliofilo più di quanto fosse necessario. Gli ospiti che venivano dalle parti più remote del Paese si dimostravano spesso ottimi intrattenitori. I migliori erano quelli del nord, in particolare dello Skagafjörður; uomini dall’aspetto eroico, con gli stivaloni alti, mentre quelli del sud si accontentavano delle cioce. Erano traboccanti di poesie, belle o brutte che fossero, e la loro recitazione era molto più vigorosa della nostra; e quando uno dello Skagafjörður si sistemava comodamente contro il muro del timpano e iniziava la serie della Ballata di Úlfar con l’intonazione tipica dei suoi luoghi e l’introduzione obbligatoria sul re Ciro, davanti a noi si schiudeva l’intero mondo della poesia eroica, fino all’Oriente, splendente di esotici barlumi . Iperborea, 2007