Grazie professor Angela, poeta della scienza
NON HO MAI INCONTRATO PIERO
ANGELA ma se mi capitasse dovrei combattere la tentazione, fortissima, di chiamarlo “professore”: liceale totalmente disinteressato alle materie scientifiche ma spettatore, fin da bambino, di Quark, sono uno di quegli italiani – saremo alcuni milioni, ormai – che devono buona parte della loro formazione scientifica alle lezioni, gratuite, del professor Angela. Sarebbe troppo pretendere di avere, a scuola, professori di chimica e fisica e biologia come lui (ce ne sono di bravissimi, peraltro): chi non li ha avuti, ha però trovato Angela e non l’ha più lasciato. Piero Angela è un personaggio poco italiano, un sostenitore della scienza nel Paese della cabala, degli scongiuri, di venerdì 17 e dei gatti neri, dell’astrologia e delle sedute spiritiche, dell’omeopatia e della diffidenza per i vaccini
«perché l’ho letto su internet» e delle popolarissime chat sulle “scie chimiche”. È consolante vedere questo torinese severo ancora in onda, antitesi delle figura del (direbbero a Roma) “fregnacciaro” così spesso molto amata dagli italiani, seguito da un pubblico che per una volta non si è sentito trattato come un minus habens. Perché è proprio la sua fiducia nell’intelligenza dello spettatore uno degli aspetti che più consolano: io, che non ho fatto lo scienziato perché dello scienziato mi mancano tutte ma proprio tutte le doti, guardando Piero Angela ho imparato tante cose interessanti spiegate in modo non banale, senza fare della scienza un funerale (con linguaggio per soli iniziati, magari) ma neppure senza tramutarla in una baracconata. Intervistare un esperto? Proprio qualche sera fa Angela a SuperQuark ha dimostrato come bastano tre domande, sintetiche e precise (a un medico, in questo caso), per ottenere tre risposte chiarissime su un tema non banale (il motivo per il quale la pillola anticoncezionale maschile non si è mai affermata sul mercato), e poi si può passare a un altro argomento. Ha insegnato a tanti di noi che la scienza non è insormontabile anche se le equazioni non sono il tuo hobby preferito. Perché anche la scienza ha una sua speciale poesia. Se un italiano assolutamente medio come me, mediamente ignorante, ogni tanto apre il canale YouTube che ci mostra, in diretta, la terra vista dalla Stazione spaziale internazionale, e lo guarda affascinato in modalità a tutto schermo – provate, è uno spettacolo – e quel canale online ha milioni di abbonati vuol dire che siamo molto più curiosi di quanto pensino gli autori dei palinsesti (italiani e non). Poi, questo è inevitabile, ci sarà sempre quello che, guardando il live stream dallo spazio, penserà di avere avvistato degli extraterrestri, o che la Stazione spaziale internazionale è tutta photoshoppata dalle multinazionali, o che gli alieni vogliono conquistare la terra per vaccinarci tutti contro il morbillo – è il bello di internet.