Corriere della Sera - Sette

Quando andava col liscio la Romagna dava ritmo all’Italia

- di Gian Antonio Stella

«L’AMORE È UNA CA

PANNA, / la vanga ed il tridente, / noi pianterem le fave, / raccoglier­emo i fior». Erano piccoli e bucolici, i sogni di canzoni come Io cerco la morosa («la voglio romagnola, / la cerco verginella,/ la cerco campagnola, / la voglio in esclusiva») di Raoul Casadei. E ricordano quell’Italia dei «poveri ma belli» che si riconoscev­a in titoli di leggendari­o ottimismo (come quello di Oggi: «Andremo sulla luna in tre ore e 27 minuti») e si divertiva nelle sagre paesane con l’albero della cuccagna, il tiro alla fune e l’elezione della miss di paese. Quella Romagna su cui avrebbe sorriso ironico Francesco Guccini: «Ci furon musiche, canti e allegria / danze e coriandoli, spumante e suoni,/ poi a mezzanotte una scelta giuria / fece “miss tette” Cesira Fantoni. / Le circondaro­no il petto e le spalle / con nastri e fasce di seta scarlatte / su cui era scritto con lettere d’oro / “evviva sempre le mucche da latte». Ci si divertiva, avrebbe ricordato molti anni dopo il ricercator­e ed etnomusico­logo Gianluigi Secco, con «poco, gnente e fantasia». Era una Italia sgobbona ma allegra, più ingenua, non ancora sazia, coi piedi per terra. Basti ricordare, in questi giorni di celebrazio­ni e nostalgie in occasione degli ottant’anni di Raoul Casadei, quanto lo stesso erede del grande Secondo Casadei e geniale inventore della «Orchestra spettacolo», nato maestro elementare, raccontò a Elio delle Storie Tese in una intervista a

Sette del ’97: (Quando ho smesso con la scuola) «è stata una cosa difficile perché avevo già 17 anni di anzianità e allora si andava in pensione anche con 18 anni. Mi mancava quindi solo un anno. Però avevo già fatto un Festivalba­r ad Asiago con Vittorio Salvetti e mi ero trovato molto bene. Così un giorno ho deciso: ho scritto una lettera di licenziame­nto al provvedito­re e sono tornato al Festivalba­r con Ciao

mare. Quell’anno ho venduto 300.000 copie». Gli andò bene, ma molti lo presero per matto: rinunciare a un posto sicuro! Un posto statale! Per avere il quale aveva accettato di essere «deportato», come direbbero i sindacalis­ti di oggi, dalla Romagna in Puglia, prima a Fog- gia e poi a Taranto: «Mentre insegnavo a Cagnano e Varano ho avuto un po’ di problemi, perché ero un giovanotto piuttosto scatenato. Ad un certo punto avevo un rapporto con una maestra, e la cosa era diventata un argomento di discussion­e popolare. Un giorno mi accorsi che c’era un tizio che mi seguiva sempre, in realtà per proteggerm­i. Andava in giro con una scure allacciata alla cintura...» Racconti irresistib­ili. Intorno a quello che Stefania Ulivi definì «l’edonismo romagnolo, concretiss­ima ideologia fatta di spiagge affollate, piadine, sangiovese, bagnini, pensioni a conduzione familiare, cooperativ­e, balere e discoteche». L’edonismo del mitico Maurizio Zanfagni detto “Zanza”, re dei bagnini playboy che spiegò a Stefano Lorenzetto uno dei suoi segreti: «Corteggiar­e anche le scorfane. Ogni bruttona ha di sicuro un’amica bellissima». Quanto al «suo» segreto, Casadei rivelò: «Accreditar­e l’immagine dell’italiano simpatico, tutto pallone e mandolino». Un’immagine oggi fastidiosa almeno quanto l’inno «macho» alla «verginella» in esclusiva. Nessun rimpianto, per «quella» Italia. Che nostalgia, però, di questi tempi, per «la mazurka di periferia / scaccia pensieri / tanta allegria»...

 ??  ?? Serata di ballo liscio negli Anni 70. Il re di questo genere musicale era già allora Raoul Casadei con la sua orchestra
Serata di ballo liscio negli Anni 70. Il re di questo genere musicale era già allora Raoul Casadei con la sua orchestra

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