PARLIAMO DI UOMINI AL TEMPO DELLE DONNE
Maschi Abbastanza Confusi Hanno Opportunità Giochiamo a testa o cuore? Dario Brunori e Paolo Cognetti
ALL’INIZIO DI TUTTO c’era il tempo. Il tempo che non basta mai, il tempo che – tra lavoro, casa, noi stesse – finisce per scorrerci tra le dita senza che si riesca a stringere il pugno per trattenere quanto vorremmo restasse con noi, dentro di noi, alla fine del giorno. Così nel 2011 è nata @La27ora, un blog che nel nome ricorda uno studio della Camera di commercio di Milano secondo il quale le 24 ore di una donna arriverebbero a 27 se ogni azione potesse distendersi lungo un rettilineo – invece di sommarsi e sovrapporsi in una
concentrazione che ogni tanto diventa ingorgo. Così, con lo stesso spirito e la stessa aspirazione, è nata nel 2014 la festa-festival che abbiamo chiamato Il Tempo
delle Donne. Tempo mancante, tempo pieno e d’improvviso svuotato, tempo pressante, presente, tempi futuri. Tempo scelto. Il desiderio era ed è quello di scegliere: di definirsi ciascuna per sé, di darsi il tempo, il ritmo, la musica, la tua musica, grazie alla quale puoi «voltare la schiena alla solitudine» come suggeriva Maya Angelou; l’impegno era ed è quello di condividere le idee, le storie, le azioni per far sì che questa cosa semplice possa rappresentare una sfida quotidiana non impossibile. Diventare chi siamo e vorremmo essere. Senza pregiudizi e previsioni, senza sensi di colpa e sanzioni se ci allontaniamo troppo dalla casella di partenza o da quella dove ci stanno aspettando all’arrivo. L’edizione di esordio del Tempo delle Donne l’abbiamo dedicata al lavoro. In un Paese dove meno di una donna su due ha un contratto con retribuzione rego
lare, l’indipendenza economica ci sembrava il primo passaggio da affrontare. Studiare avendo in testa quel che farai. Poter andare via da un compagno violento senza temere di non sopravvivere, dopo. Essere preparate alla frammentarietà di un mercato del lavoro cronicamente precario. L’anno successivo ci è sembrato di procedere lungo lo stesso tracciato quando abbiamo pensato di parlare di maternità. E paternità. Il nostro obiettivo era provare a raddrizzare l’asimmetria che punisce le lavoratrici al momento di “mettere al mondo” un figlio. Come se quel figlio del mondo fosse solo loro, delle donne: alla nascita e poi a lungo negli anni, con la chiamata a rallentare – se non ad abbandonare – un percorso professionale “inconciliabile” con quell’altra vita nuova e antica. Per questo, nel 2015, abbiamo lanciato la proposta di legge di un congedo di paternità obbligatorio di 15 giorni. Uno scandalo. Ne abbiamo ottenuti (e difesi) due, di giorni: il minimo per diffondere almeno il principio se- condo il quale un uomo che si ferma per un bambino non è un debole, un errore del sistema, ma una persona promettente.
LA TERZA PUNTATA del nostro Tempo è arrivata, nel settembre 2016, dopo mesi di dolore e sangue in Europa. Ci siamo sentiti – ci sentiamo – sotto attacco per quello che facciamo, vogliamo, desideriamo. E in barba a mille califfi abbiamo eletto l’amore a tema principale. Anzi il sesso e l’amore assieme. Perché lí stanno le radici della nostra identità: nella libertà dei corpi, nelle ragioni dei sentimenti, nel piacere e nelle promesse che ci scambiamo. Donne e uomini che parlano di sé, sulla propria pelle, sotto la pelle: voci, verità (e qualche bugia) 50 anni dopo i Comizi d’amore raccolti attraverso l’Italia da Pier Paolo Pasolini.
UNA CANZONE È RIMASTA, colonna sonora di ogni puntata: La libertà di Giorgio Gaber, declinata al femminile. “Voglio essere libera, libera come un donna”. Oltre le opinioni e i voli rumorosi dei mosconi, ciò che abbiamo imparato portando in piazza i contenuti del lavoro d’inchiesta è che chiamare alla partecipazione
Il desiderio era ed è quello di scegliere: di definirsi ciascuna per sé. L'impegno era ed è quello di condividere le idee, le storie, le azioni. Per diventare chi siamo e vorremmo essere
induce tutti alla curiosità. In questo senso il festival si confonde con la festa. E se all’inizio per accelerare i cambiamenti abbiamo cercato di tenere vicine donne di generazioni e idee anche radicalmente diverse, quest’anno la spinta alla condivisione ci ha portate a mettere al centro gli uomini. Gli uomini e i segni di quel mutamento che vorremmo intercettare: nella convinzione – armata di speranza – che le impalcature patriarcali sulle quali ci arrampichiamo abbiano ormai sfinito tutte e tutti. Il Tempo delle Donne diventa così, alla sua quarta uscita, Tempo delle Donne e
degli Uomini. Il corpo, il successo, i figli, la bellezza, il linguaggio, lo sport, la letteratura: che cosa pensano, sentono, vogliono i maschi – giovani, meno giovani – del nostro tempo? Cosa significa essere forti? E fragili? E giusti? Quanto è cambiato il ruolo dei padri? Quanto gli antichi breadwinner – che portavano a casa il pane, i soldi e la legge – sono felici di essere anche caregiver – dispensatori di cura, di ascolto e di passioni? Questo, insieme, vorremmo tentare di scoprire. Perché se la solidità di secoli sembra destinata a sciogliersi nell’aria, come Baumann e i suoi maestri prevedevano, una libera ripartenza comune è risposta più forte di ogni turbamento.
il Tempo delle Donne (8/9/10 settembre alla Triennale di Milano) si sviluppa attraverso diversi focus. Inchieste, conversazioni, momenti d’interazione tra arti e divertimento con un obiettivo ambizioso: raccontare l’Italia, le donne, gli uomini. Come siamo e come ci piacerebbe essere. Ambizioso perché si serve di una pluralità di linguaggi, spesso molto distanti. Il Tempo delle Donne porta sullo stesso palco musicisti e musiciste (Brunori Sas, Levante, Stefano Bollani, Samuel, Stato Sociale, Cosmo, Gianna Nannini, Ex-Otago, oltre ai rapper Ghemon e Tommy Kuti e alla coppia Francesca Dego, violinista, e Daniele Rustioni, direttore d’orchestra), scrittori e scrittrici (Leila Slimani, Elizabeth Strout, Paolo Cognetti, Clara Sanchez, Jane Hawking), penne, voci e obiettivi satirici (Cinzia Leone, Marta Zoboli, i TheShow), attori e attrici (Pierfrancesco Favino, Fiorello, Diego Abatantuono, Maria Grazia Cucinotta) e detenuti (la Compagnia teatrale Opera Liquida) che hanno fatto del teatro luogo di libertà. Un’esplosione di diversità che mette insieme persone di scienza (la neuroscienziata Laura Astolfi), di tecnologia (il designer Alessandro Squatrito, la manager dell’organizzazione digitale Sharon Landes), psichiatri e psicanalisti (Vittorino Andreoli, Luigi Zoja, Massimo Recalcati), campioni dello sport (Gregorio Paltrinieri, Oney Tapia), femministe (Adriana Cavarero) e imprenditrici (la stilista Stella Jean, Cristina Bombelli, Sandra Mori). Un Tempo delle Donne scandito da voci femminili, come l'eurodeputata Sylvie Goulard, e maschili, come Ligabue e Mika. Festa-festival, l’abbiamo definito, per sottolineare la volontà di prenderci sul serio con leggerezza. Mettendo in pista tutti i format del Corriere, dalla carta ai social, e sperimentandone di nuovi: le live inchieste, le Academy e i confronti politicamente scorretti. Oltre cento incontri (il programma è su iltempodelledonne.corriere.it) che vogliamo vivere con voi.
Un festival ricco di incontri divertente come una festa