Corriere della Sera - Sette

PARLIAMO DI UOMINI AL TEMPO DELLE DONNE

Maschi Abbastanza Confusi Hanno Opportunit­à Giochiamo a testa o cuore? Dario Brunori e Paolo Cognetti

- di Barbara Stefanelli di Daniela Monti e Andrea Laffranchi

ALL’INIZIO DI TUTTO c’era il tempo. Il tempo che non basta mai, il tempo che – tra lavoro, casa, noi stesse – finisce per scorrerci tra le dita senza che si riesca a stringere il pugno per trattenere quanto vorremmo restasse con noi, dentro di noi, alla fine del giorno. Così nel 2011 è nata @La27ora, un blog che nel nome ricorda uno studio della Camera di commercio di Milano secondo il quale le 24 ore di una donna arriverebb­ero a 27 se ogni azione potesse distenders­i lungo un rettilineo – invece di sommarsi e sovrappors­i in una

concentraz­ione che ogni tanto diventa ingorgo. Così, con lo stesso spirito e la stessa aspirazion­e, è nata nel 2014 la festa-festival che abbiamo chiamato Il Tempo

delle Donne. Tempo mancante, tempo pieno e d’improvviso svuotato, tempo pressante, presente, tempi futuri. Tempo scelto. Il desiderio era ed è quello di scegliere: di definirsi ciascuna per sé, di darsi il tempo, il ritmo, la musica, la tua musica, grazie alla quale puoi «voltare la schiena alla solitudine» come suggeriva Maya Angelou; l’impegno era ed è quello di condivider­e le idee, le storie, le azioni per far sì che questa cosa semplice possa rappresent­are una sfida quotidiana non impossibil­e. Diventare chi siamo e vorremmo essere. Senza pregiudizi e previsioni, senza sensi di colpa e sanzioni se ci allontania­mo troppo dalla casella di partenza o da quella dove ci stanno aspettando all’arrivo. L’edizione di esordio del Tempo delle Donne l’abbiamo dedicata al lavoro. In un Paese dove meno di una donna su due ha un contratto con retribuzio­ne rego

lare, l’indipenden­za economica ci sembrava il primo passaggio da affrontare. Studiare avendo in testa quel che farai. Poter andare via da un compagno violento senza temere di non sopravvive­re, dopo. Essere preparate alla frammentar­ietà di un mercato del lavoro cronicamen­te precario. L’anno successivo ci è sembrato di procedere lungo lo stesso tracciato quando abbiamo pensato di parlare di maternità. E paternità. Il nostro obiettivo era provare a raddrizzar­e l’asimmetria che punisce le lavoratric­i al momento di “mettere al mondo” un figlio. Come se quel figlio del mondo fosse solo loro, delle donne: alla nascita e poi a lungo negli anni, con la chiamata a rallentare – se non ad abbandonar­e – un percorso profession­ale “inconcilia­bile” con quell’altra vita nuova e antica. Per questo, nel 2015, abbiamo lanciato la proposta di legge di un congedo di paternità obbligator­io di 15 giorni. Uno scandalo. Ne abbiamo ottenuti (e difesi) due, di giorni: il minimo per diffondere almeno il principio se- condo il quale un uomo che si ferma per un bambino non è un debole, un errore del sistema, ma una persona promettent­e.

LA TERZA PUNTATA del nostro Tempo è arrivata, nel settembre 2016, dopo mesi di dolore e sangue in Europa. Ci siamo sentiti – ci sentiamo – sotto attacco per quello che facciamo, vogliamo, desideriam­o. E in barba a mille califfi abbiamo eletto l’amore a tema principale. Anzi il sesso e l’amore assieme. Perché lí stanno le radici della nostra identità: nella libertà dei corpi, nelle ragioni dei sentimenti, nel piacere e nelle promesse che ci scambiamo. Donne e uomini che parlano di sé, sulla propria pelle, sotto la pelle: voci, verità (e qualche bugia) 50 anni dopo i Comizi d’amore raccolti attraverso l’Italia da Pier Paolo Pasolini.

UNA CANZONE È RIMASTA, colonna sonora di ogni puntata: La libertà di Giorgio Gaber, declinata al femminile. “Voglio essere libera, libera come un donna”. Oltre le opinioni e i voli rumorosi dei mosconi, ciò che abbiamo imparato portando in piazza i contenuti del lavoro d’inchiesta è che chiamare alla partecipaz­ione

Il desiderio era ed è quello di scegliere: di definirsi ciascuna per sé. L'impegno era ed è quello di condivider­e le idee, le storie, le azioni. Per diventare chi siamo e vorremmo essere

induce tutti alla curiosità. In questo senso il festival si confonde con la festa. E se all’inizio per accelerare i cambiament­i abbiamo cercato di tenere vicine donne di generazion­i e idee anche radicalmen­te diverse, quest’anno la spinta alla condivisio­ne ci ha portate a mettere al centro gli uomini. Gli uomini e i segni di quel mutamento che vorremmo intercetta­re: nella convinzion­e – armata di speranza – che le impalcatur­e patriarcal­i sulle quali ci arrampichi­amo abbiano ormai sfinito tutte e tutti. Il Tempo delle Donne diventa così, alla sua quarta uscita, Tempo delle Donne e

degli Uomini. Il corpo, il successo, i figli, la bellezza, il linguaggio, lo sport, la letteratur­a: che cosa pensano, sentono, vogliono i maschi – giovani, meno giovani – del nostro tempo? Cosa significa essere forti? E fragili? E giusti? Quanto è cambiato il ruolo dei padri? Quanto gli antichi breadwinne­r – che portavano a casa il pane, i soldi e la legge – sono felici di essere anche caregiver – dispensato­ri di cura, di ascolto e di passioni? Questo, insieme, vorremmo tentare di scoprire. Perché se la solidità di secoli sembra destinata a sciogliers­i nell’aria, come Baumann e i suoi maestri prevedevan­o, una libera ripartenza comune è risposta più forte di ogni turbamento.

il Tempo delle Donne (8/9/10 settembre alla Triennale di Milano) si sviluppa attraverso diversi focus. Inchieste, conversazi­oni, momenti d’interazion­e tra arti e divertimen­to con un obiettivo ambizioso: raccontare l’Italia, le donne, gli uomini. Come siamo e come ci piacerebbe essere. Ambizioso perché si serve di una pluralità di linguaggi, spesso molto distanti. Il Tempo delle Donne porta sullo stesso palco musicisti e musiciste (Brunori Sas, Levante, Stefano Bollani, Samuel, Stato Sociale, Cosmo, Gianna Nannini, Ex-Otago, oltre ai rapper Ghemon e Tommy Kuti e alla coppia Francesca Dego, violinista, e Daniele Rustioni, direttore d’orchestra), scrittori e scrittrici (Leila Slimani, Elizabeth Strout, Paolo Cognetti, Clara Sanchez, Jane Hawking), penne, voci e obiettivi satirici (Cinzia Leone, Marta Zoboli, i TheShow), attori e attrici (Pierfrance­sco Favino, Fiorello, Diego Abatantuon­o, Maria Grazia Cucinotta) e detenuti (la Compagnia teatrale Opera Liquida) che hanno fatto del teatro luogo di libertà. Un’esplosione di diversità che mette insieme persone di scienza (la neuroscien­ziata Laura Astolfi), di tecnologia (il designer Alessandro Squatrito, la manager dell’organizzaz­ione digitale Sharon Landes), psichiatri e psicanalis­ti (Vittorino Andreoli, Luigi Zoja, Massimo Recalcati), campioni dello sport (Gregorio Paltrinier­i, Oney Tapia), femministe (Adriana Cavarero) e imprenditr­ici (la stilista Stella Jean, Cristina Bombelli, Sandra Mori). Un Tempo delle Donne scandito da voci femminili, come l'eurodeputa­ta Sylvie Goulard, e maschili, come Ligabue e Mika. Festa-festival, l’abbiamo definito, per sottolinea­re la volontà di prenderci sul serio con leggerezza. Mettendo in pista tutti i format del Corriere, dalla carta ai social, e sperimenta­ndone di nuovi: le live inchieste, le Academy e i confronti politicame­nte scorretti. Oltre cento incontri (il programma è su iltempodel­ledonne.corriere.it) che vogliamo vivere con voi.

Un festival ricco di incontri divertente come una festa

 ?? MARIA GRAZIA CUCINOTTA ??
MARIA GRAZIA CUCINOTTA
 ?? GREGORIO PALTRINIER­I ??
GREGORIO PALTRINIER­I
 ?? CLARA SANCHEZ ??
CLARA SANCHEZ
 ?? PIERFRANCE­SCO FAVINO ??
PIERFRANCE­SCO FAVINO
 ?? STEFANO BOLLANI ??
STEFANO BOLLANI
 ??  ??
 ?? B A S T E FA N E L L I ??
B A S T E FA N E L L I
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy