MANO LIBERA
E la comunità altoatesina batte tutti per “figli irregolari”
«SONO RIMASTO SORPRESO
di questo battesimo con oltre un mese di ritardo rispetto al giorno di nascita della bambina. Una ulteriore, meticolosa ricerca nel libro parrocchiale mi ha consentito di stabilire che la mamma di Maria Peintner era figlia illegittima». Fu uno scandalo, subito amorevolmente represso e confinato tra le chiacchiere a bassa voce in famiglia, la rivelazione, per bocca dell’allora parroco di Rio Pusteria Hugo Senoner, che la nonna di Joseph Ratzinger era nata da genitori non sposati. Emigrati subito dopo in Baviera (dove si sarebbero messi in regola con le nozze più o meno in contemporanea col battesimo della piccola) poco prima della nascita della figlioletta. Un esodo forse dettato dal tentativo di cercar fortuna dopo un’inondazione che aveva distrutto il mulino di famiglia nel Tirolo meridionale non ancora conquistato dall’Italia o forse dalle difficoltà cui andavano incontro le famiglie irregolari (per quanto non rarissime anche a causa delle regole sul «maso chiuso») in una società cattolica e un po’ bigotta come quella delle valli tirolesi. Certo è che, come dicono i dati dell’Istituto provinciale di statistica Istat diffusi la settimana scorsa, quella società altoatesina è stata letteralmente sconvolta dalla secolarizzazione. Come scrive il nostro Corriere dell’Al-
to Adige, infatti, negli ultimi decenni è stata registrata una crescita della quota figli “irregolari” così rilevante da far registrare «il record a livello nazionale. Se nel 1966 era solamente il 5,8% dei neonati ad avere genitori non sposati al momento della nascita, questa quota, nell’anno 2016, è salita al 46,7%, subendo un incremento di otto volte». Che un figlio su due potesse nascere fuori dal matrimonio, solo mezzo secolo fa, sarebbe apparsa un’ipote
si impossibile quanto il volo di uno stormo di ippocervi. Come ricordano alcune testimonianze sulla vita di un tempo nella società trentina, “sorella” di quella sudtirolese, raccolte dal Progetto Dna, Dai Nostri Avi, «un figlio illegittimo era “di contrabbando”». Ad esempio il Luigi, che non aveva il padre, figurava figlio di “NN’; cioè un figlio di contrabbando. (…) Dicevano: “Ah, ma l’è fiol de contrabbando! L’ha avù de contrabbando”».
Erano «i figli della colpa». O «i figli del peccato».
Così malvisti da una società chiusa e bacchettona come quella italiana (non solo trentina o altoatesina) che i giornali del primissimo dopoguerra raccolsero le proteste di vari circoli cattolici contro Valentino Mazzola perché la nazionale di calcio non poteva «avere come capitano un adultero». Accusa che allora equivaleva, nell’ipocrisia generale, a un insulto. E non solo fra i cattolici, che si spinsero a fare le campagne elettorali con manifesti e volantini che strillavano: «Non solo Togliatti ci ha l’amante, ma la ricopre di pellicce e brillanti». Basti ricordare le ostilità del Pci contro il suo stesso segretario reo di essersi messo con Nilde Jotti. Scrive Filippo Ceccarelli che il medico e amico Mario Spallone li compativa: «Capivo il loro disagio e i loro desideri di stare insieme. Non potevano accettare che andassero ad amoreggiare in macchina, lungo qualche viale, come due studenti». Finirono per andare ad abitare provvisoriamente, ma in gran segreto, chiude Ceccarelli, «nella mansarda delle Botteghe Oscure; lei non volle mai disfare la valigia…». I più stupefatti per i cambiamenti di oggi sarebbero stati loro.