Corriere della Sera - Sette

NUOVA ACCOGLIENZ­A

Tabiano è un centro termale tra i più noti d’Italia. Oggi lotta contro la crisi e fa i conti con l’immigrazio­ne. Una rivoluzion­e che ha stravolto questo piccolo mondo antico emiliano e coinvolge anche la vicina Salsomaggi­ore. Siamo andati negli alberghi c

- di Micol Sarfatti

46 Terme, migranti e malinconie

TABIANO TERME

In una afosa mattinata di fine agosto Tabiano Terme si presenta come un paradosso. Ha qualcosa di grazioso e spettrale insieme. Il silenzio è rotto dal canto dei grilli e da poche automobili di passaggio. Sulla via principale ci sono alberghi, tre e quattro stelle, uno dietro l’altro. Hanno giardini curati e fioriti, insegne che propongono “Pensione completa, piscina riscaldata, solarium”. Si chiamano Impero, Ducale, Quisisana: nomi certificat­o di un passato glorioso. Le tante stanze con le tapparelle abbassate e le poche macchine nei parcheggi, invece, rivelano un presente incerto. Tabiano è un paese di 500 anime, frazione di Salsomaggi­ore, provincia di Parma. Un punto tra le colline morbide che portano all’Appennino. Terre di cibo buono, arie verdiane, benessere, ricordi. La città vanta un castello, ma è nota soprattutt­o per le acque termali sulfuree, tra le più efficaci che si conoscano. Un toccasana per le malattie della pelle e le vie respirator­ie. Da tempo, però, la macchina termale del miracolo si è inceppata e Tabiano pare lo specchio dei problemi italiani dell’ulti-

mo decennio. La crisi economica, il declino di un certo turismo, la difficoltà di un certo welfare, l’asfissia fiscale delle piccole imprese. E, in ultimo, su tutto questo, l’immigrazio­ne.

A PRIMA VISTA,

non si può dire che a Tabiano sia in corso un’emergenza, come in altre zone d’Italia. Tra le strade e i portici del paese si incontrano piccoli gruppi di ragazzi africani: chi chiacchier­a sulle panchine del parco, chi va in bicicletta, chi passeggia. Qualcuno scambia parole e sorrisi con qualche abitante. La fotografia di una convivenza pacifica? Purtroppo, non è così. L’accoglienz­a dei migranti ha rotto gli equilibri di una comunità in cui quasi ogni famiglia possiede un al- bergo. Un posto «dove ci si conosce uno a uno, come i chicchi di riso», ci dice una giovane residente. Da due anni alcuni hotel, preoccupat­i dal calo continuo delle presenze, si sono riconverti­ti in “Cas”: Centri di Accoglienz­a Straordina­ria affidati a privati, scelti dalle prefetture attraverso bandi pubblici o chiamata diretta. I profughi si fermano qui in attesa che la loro richiesta di protezione internazio­nale venga valutata dalla commission­e territoria­le. Prima un albergo, poi due alberghi. Oggi sono quattro e ospitano 150 migranti. Anche Salsomaggi­ore, poco distante, accoglie una settantina di migranti, spartiti in due strutture. Questa cittadina di 16.000 abitanti è nota per il concorso di Miss Italia, ora trasferito altrove: oggi rimane solo qualche

adesivo sulle bacheche pubblicita­rie. Le dinamiche sono le stesse, ma qui l’immigrazio­ne è meno problemati­ca. A Tabiano, l’albergator­e che ha lottato per portare avanti, tra molte difficoltà, la tradizione del turismo termale, si sente tradito. I colleghi, a suo giudizio, hanno provocato un danno doppio. Hanno smesso di difendere un settore che è parte dell’identità di queste terre e hanno allontanat­o i turisti. Qui arrivano soprattutt­o famiglie e pensionati. Non gradiscono il bivacco, pur contenuto, dei migranti in paese. Anche se, a detta di tutti, «nessuno dei nuovi arrivati ha mai dato problemi».

TRA I PIONIERI DELL’ERA

dei Centri di Accoglienz­a Straordina­ria c’è Corrado Finocchi, 71 anni, titolare dell’Hotel Villa Bianca. Una quarantina di camere, bel pergolato, proprio di fronte alle terme, da cui arrivano zaffate di zolfo. «Questo posto l’ho tirato su io 46 anni fa: è stato, ed è, la mia vita», ripete più volte durante il nostro incontro. «Negli ultimi dieci anni le presenze sono colate a picco. Avevo speso 100.000 euro per rimodernar­e l’albergo, renderlo appetibile a una clientela sempre più esigente», spiega. Nelle aree comuni il tempo sembra fermo agli anni d’oro: divanetti in velluto, giornali e riviste sui tavolini, sala da pranzo con tovaglie a scacchi. Un piccolo mondo antico dove è arrivata una grande novità: 24 ragazzi, quasi tutti ventenni, provenient­i da Africa e Bangladesh. Alle pareti, le proposte di escursioni per famiglie sono state sostituite da regolament­i: in inglese, francese, arabo. L’atmosfera sembra serena. La mattina un mediatore culturale dà lezioni di italiano, in quella che era la sala delle prime colazioni. Il pomeriggio chi ha un lavoro ci va; chi non ce l’ha, lo cerca. La sera si rientra e c’è l’obbligo di firma. A aiutare Corrado in questa nuova fase ci sono i figli Gianni, 46 anni, e Davide, 31 anni. Facevano altro e mai avrebbero immaginato di lavorare nell’hotel di famiglia. «Sono laureato in legge, parlo le lingue. Ma ho capito che il mio contributo era importante», racconta Davide, stessi occhi vispi del padre. Una stanza al Villa Bianca costava 59 euro, pensione completa. Ora la famiglia Finocchi riceve dallo Stato 34 euro per ogni migrante. Una cifra che copre vitto, alloggio, spese mediche. «Da cui bisogna scalare 2 euro di pocket money che vanno al ragazzo», tengono a precisare. A chi li accusa di cavalcare un business che danneggia il settore rispondono: «Abbiamo una pressione fiscale del 70%, paghiamo 15.000 euro di tasse comunali. Come potevamo sopravvive­re? Così sbarchiamo giusto il lunario. Navighiamo a vista, andiamo avanti finché le cose stanno così. Il sindaco vuole sostituire il sistema basato sui Centri di Accoglienz­a Straordina­ria con il programma Sprar (gestito direttamen­te dagli enti locali). Vedremo.». Corrado trattiene una lacrima quando ricorda gli anni in cui l’albergo Villa Bianca «era tutto pieno». A suo giu-

 ??  ?? IN RECEPTION Francesco Ravasini, 52 anni, è uno degli albergator­i che non ha ospitato i migranti
IN RECEPTION Francesco Ravasini, 52 anni, è uno degli albergator­i che non ha ospitato i migranti
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 ??  ?? ATTESE Un migrante davanti alle Terme Berzieri di Salsomaggi­ore. Un esempio di art déco termale, costruito nel 1914
ATTESE Un migrante davanti alle Terme Berzieri di Salsomaggi­ore. Un esempio di art déco termale, costruito nel 1914
 ??  ?? ALLA FINESTRA Negli hotel diventati Cas arrivano i profughi in attesa di risposta alla domanda di asilo
ALLA FINESTRA Negli hotel diventati Cas arrivano i profughi in attesa di risposta alla domanda di asilo
 ??  ?? SUI LIBRI All’Hotel Villa Bianca un mediatore culturale tiene ogni giorno un corso di italiano per gli ospiti
SUI LIBRI All’Hotel Villa Bianca un mediatore culturale tiene ogni giorno un corso di italiano per gli ospiti

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