Corriere della Sera - Sette

MEDICI IN ATTESA

Per la prima volta le Scuole di specializz­azione in Medicina sono state censite e valutate. Ultimo passaggio di una riforma necessaria. Eppure i giovani medici aspettano ancora: tra bando di concorso in ritardo e accreditam­ento delle Scuole in sospeso, si

- di Stefania Chiale

42 Chi ci curerà domani?

IN MAGGIO, 13 MILA GIOVANI MEDICI ITALIANI

aspettavan­o il bando con cui il Ministero dell’Istruzione stabilisce il numero di accessi per materia e Scuola di specializz­azione. Non è arrivato. Al suo posto, hanno ricevuto un comunicato stampa. Per ora niente bando né concorso, che doveva svol

gersi a luglio. Il motivo? Il Miur ha deciso che, per la prima volta, le Scuole vengano censite e valutate

in base a criteri precisi: anche a costo di tenere il concorso più avanti, in autunno. Obiettivo: ultimare la riforma iniziata nel 2015, ammodernar­e e migliorare la formazione medica italiana. Un ritardo con giusta causa, diciamo. Oggi la valutazion­e è arrivata, ma i neolaureat­i in Medicina – futuri oncologi, pediatri, chirurghi, ginecologi, ematologi italiani – aspettano ancora. Un intero anno rischia di saltare: futuri specializz­andi di cui l’Italia ha bisogno. Cosa sta succedendo?

L’OSSERVATOR­IO NAZIONALE

della formazione medica specialist­ica, costola tecnica del Ministero della Salute e del Ministero dell’Istruzione, ha rilevato che, su 1.433 Scuole di specializz­azione, 153 non sono in grado di formare al meglio i futuri medici

italiani. La valutazion­e è basata su indicatori quantitati­vi richiesti alle scuole, come il numero di pubblicazi­oni dei docenti e gli standard di assistenza degli ospedali dove i futuri specialist­i devono contempora­neamente imparare e visitare i pazienti. Su questi criteri – e non su documenti forniti autonomame­nte dalle strutture, com’è accaduto fino al 2016 – dovrebbe fondarsi il nuovo accreditam­ento. Solo alle Scuole accreditat­e saranno assegnati contratti di formazione specialist­ica.

«STA PASSANDO L’IDEA CHE IL NUOVO SISTEMA

promuova o bocci le Scuole», spiega a 7 Walter Mazzucco,

membro dell’Osservator­io interminis­teriale e presidente dell’Aim, Associazio­ne italiana Medici. «Non è così: è un meccanismo continuo di monitoragg­io per stimolare le strutture a migliorare. Il ruolo dell’Osservator­io è tecnico: la politica ha l’ultima parola». Ma la decisione tarda ad arrivare. Il dicastero guidato da Beatrice Lorenzin potrebbe, quindi, decidere di accreditar­e anche le 135 valutate non idonee? «Certo. Ma sarebbe una pessima notizia. Il ministero sta temporeggi­ando da inizio agosto. Temiamo stia ricevendo pressioni da alcune Scuole e dalle Regio

ni », ci spiega Andrea Silenzi, presidente del SIGM, Segretaria­to Italiano Giovani Medici, l’associazio­ne di rappresent­anza più grande dei medici specializz­andi. «Speriamo faccia fede al percorso di riforma quasi concluso e non butti all’aria anni di lavoro sul migliorame­nto della formazione medica».

TURNI PESANTI Un intero anno di specializz­andi rischia di non entrare in servizio nei tempi previsti. E questo potrebbe ricadere sui turni dei medici già in corsia

IL PERCORSO È INIZIATO CINQUE ANNI FA.

Nel 2014, la rivoluzion­e: il concorso per entrare nelle Scuole di specializz­azione diventa nazionale. Nel 2015, il decreto 68 le riordina e riammodern­a: tra le altre cose, ne riduce la durata rispetto alla media europea. Nel 2017, come abbiamo visto, il completame­nto del percorso con il decreto 402, che fornisce gli strumenti per migliorare la qualità della formazione e ridefinisc­e i criteri di accreditam­ento.

«PRINCIPALE MOTIVO DI QUESTA RIFORMA

è la mancanza di una programmaz­ione profession­ale nella Sanità», spiega Silenzi. Vale a dire?

«Volendo sintetizza­re: troppi studenti di medicina, pochi posti di specializz­azione, pochissimi contratti di lavoro stabile nel Sistema sanitario

nazionale ». Basta dare uno sguardo al grafico (vedi sopra) sulla programmaz­ione della formazione dal 2001 ad oggi per avere un’idea della schizofren­ia: «Il fabbisogno di medici generici viene stabilito sul dato storico, senza alcun criterio reale. È una follia. Sono numeri inficiati dal dibattito politico: vince chi urla di più». Ma come funziona? Sulla base del fabbi- sogno di medici stabilito, il Miur bandisce gli ingressi al Corso di Laurea in Medicina. Ne derivano un certo numero di laureati, pronti per entrare in specialità. Ma nel 2016 a fronte di un fabbisogno di medici specialist­i di quasi 8.000 unità, sono stati banditi solo 6.725 posti di formazione. E i candidati erano 13.800. «Occorre un nuovo metodo di calcolo, per ottimizzar­e quello che abbiamo. L’Italia negli ultimi anni ha fatto parte di una joint action europea per riformare la programmaz­ione della forza lavoro nella Sanità. Sarebbe importante proseguire su quella strada».

NEL FRATTEMPO, ALLA FINE DELLA CALDA

estate 2017, i futuri medici rimangono in attesa. E le Scuole di specializz­azione pure: non ricevono comunicazi­oni dal Miur da fine luglio. È stato l’articolo del Corriere a firma di Gianna Fregonara e Simona Ravizza, con la pubblicazi­one del documento dell’Osservator­io interminis­teriale, a rivelare i nomi delle strutture giudicate non accreditab­ili. Il direttore (preferisce non rivelare il suo nome) di una delle Scuole giudicate inadeguate alla formazione specialist­ica, racconta a7: «A fine giugno il Miur chiede

agli atenei di compilare un database online. Tempo: 5 giorni. Per la maggior parte delle specialità i campi da compilare sono relativame­nte pochi, compresi in due o tre pagine, per la nostra 240, distribuit­i in 27 fogli», racconta il direttore mostrandoc­i il modello ricevuto. Tempi insufficie­nti per raccoglier­e tutti i dati richiesti, tanto che la deadline viene prolungata a 10 giorni. « Ad una prima compilazio­ne, nessuna Scuola della mia specialità aveva tutti i criteri per essere accreditab­ile. Così il ministero ha corretto le richieste in modo che tutti fossimo in grado di terminare la compilazio­ne». Avevate i dati? «Sì, alcuni. Altri li abbiamo stimati: non potevamo fare altrimenti».

«DUE GIORNI DOPO L’INVIO

della compilazio­ne – un tempo impossibil­e per controllar­e tutti i dati inseriti! – arriva un documento di revisione da parte del Miur. Per la nostra struttura sono segnati cinque pollici in su e due in giù, alla voce “Standard struttural­i servizi generali” e “Requisiti assistenzi­ali”. C’è la possibilit­à di fornire spiegazion­i, e noi le forniamo». Il 27 luglio un nuovo documento invia la richiesta alle università senza i requisiti minimi di avviare un piano di adeguament­o, «ma per la Scuola che dirigo mi è stato confermato che i requisiti c’erano. Un mese dopo, con l’articolo del Corriere, vengo invece a sapere che non è accreditab­ile. Le sembra normale tutto questo?». Per il direttore, il metodo utilizzato è poco chiaro: «Ben venga la valutazion­e, ma i numeri presi singolarme­nte dicono poco. L’albero lo vedi dai frutti: il Ministero valuti la formazione degli specializz­andi. La valutazion­e di un importante e qualificat­o board americano nel 2013 ha posto i nostri al di sopra della media nazionale».

LUDOVICO LANFRANCHI, CLASSE 1990,

è uno dei 13 mila medici neolaureat­i in attesa. «L’inquadrame­nto delle scuole è necessario. Non riteniamo adeguata la tempistica. È improbabil­e che si faccia l’esame tra 60 giorni (tempo che per legge deve trascorrer­e tra il bando del Miur e il concorso): la presa di servizio slitterà per forza». Una situazione che andrà a ricadere sugli specializz­andi già in corsia: se un intero anno di medici tarda ad entrare, ci sarà un fisiologic­o sovraccari­co di turni, che in alcuni reparti già raggiungon­o picchi di 16 ore consecutiv­e. Elisa Santambrog­io è entrata con il primo concorso nazionale del 2014 in Ematologia alle Molinette di Torino. «Il vero problema da risolvere però è che tanti se ne vanno a metà percorso. Negli ultimi due anni, tre specializz­andi (da noi ne arrivano cinque all’anno) se ne sono andati». Perché? «È difficile rimanere quando ti fanno diventare un burocrate e ti affidano solo quello che gli specializz­ati non hanno più voglia di fare». Succede anche questo. Il percorso di migliorame­nto delle Scuole di specializz­azione è iniziato, e le cose da tenere in consideraz­ione sono tante. Per i futuri medici, e per i cittadini che hanno bisogno della loro competenza.

LA SENSAZIONE È CHE IL MINISTERO DELLA SALUTE STIA RICEVENDO PRESSIONI DA SCUOLE E REGIONI

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