RIEDUCAZIONE SENTIMENTALE
Vuoi uscire con me? Parabola di un rito in declino: l’appuntamento galante
La classica uscita a due compie un secolo: sopravvissuta ai tempi in cui era quasi reato e perfino al videodating degli yuppie che flirtavano in videocassetta, è seriamente minacciata dalle app. E se fosse Cupido a salvarla?
Entro pochi anni, però, il date diventa socialmente accettabile. Dall’America, l’abitudine – soprattutto per via cinematografica – arriva in Europa. Così è nato l’appuntamento sentimentale. Per procurarselo, i maschi – l’iniziativa toccava solo a loro, ed è andata così per decenni – hanno scritto lettere, lasciato biglietti, organizzato appostamenti, telefonato a casa e al lavoro. Poi, circa vent’anni fa, sono arrivati i cellulari; dieci anni fa, i social network e la messaggistica istantanea. Ed è cambiato tutto.
DATING IS DEAD, IL DATING È MORTO,
ammonisce il titolo di una conferenza della serie Ted Talks, una delle più visualizzate. Oggi un terzo dei matrimoni celebrati
negli Stati Uniti nasce da un incontro online. E ben nove milioni di italiani hanno un profilo su una app
dedicata al dating, quasi sempre Tinder. Dipende anche dal lavoro: «Ti passo a prendere alle otto», premessa classica all’appuntamento tradizionale, è un’intenzione impraticabile per chi lavora più di dieci ore al giorno e vive in una città come New York, Londra o Milano. «I primi ad avere troppo poco tempo per uscire con qualcuno » racconta Weigel «furono gli yuppies » . Ricordate i “giovani professionisti urbani” degli anni 80? Non tutti sanno cos’è il videodating. Un’agenzia di incontri ti intervistava per tre o quattro ore, montava le risposte più interessanti in un video di trenta minuti, produceva un Vhs (videocassetta), lo inseriva in un archivio. In pausa-pranzo, gli abbonati al servizio potevano visionare i video-profili. In media, fu calcolato, bastavano quattro minuti per decidere se il candidato/la candidata andava bene o no. Un’eternità, rispetto agli 1,8 secondi in media che richiede oggi uno “sfoglio” ( swipe) su Tinder. Funzionava. La titolare di Great Expectations, servizio californiano di videodating, ha creato un gruppo Facebook dedicato alle coppie che si erano conosciute in quel mondo, tramite la sua agenzia. Ha seimila iscritti. Oggi Tinder funziona? Non è certo. Solo un match su cento, in media, conduce a un incontro dal vivo. Perché? La risposta più esaustiva si trova in Modern Romance, un saggio scritto dello sceneggiatore Aziz Ansari (su Amazon, solo in inglese, 290 pagine, 8,49 euro). L’autore imputa la crisi del dating a due teoremi. Il teorema della marmellata e il teorema della segretaria.
LA MARMELLATA.
Un produttore di confetture artigianali allestisce un banco al mercato. Offre in assaggio quattro gusti. Viene preso d’assalto, esaurisce le scorte. Il giorno dopo, per mostrare la varietà dell’offerta, offre in assaggio tutti i ventotto gusti. Sorpresa: i clienti calano. Troppa scelta, spiega Ansari, uguale nessuna scelta. I nostri smartphone somigliano a «un bar per single aperto 24 ore al giorno», scrive Ansari. Difficile, per un iscritto a Tinder, decidere di puntare su una sola persona fra tante.
LA SEGRETARIA, SECONDO TEOREMA.
Se entrambi i contraenti l’appuntamento – il gergo commerciale non è casuale – stanno “visionando” altre persone, trovare una sera in cui entrambi sono liberi è faticoso. Organizzare un appuntamento diventa come organizzare una riunione: io posso giovedì, io mercoledì, io torno venerdì, io invece venerdì parto. Capire se l’altro è davvero occupato, o semplicemente non interessato, richiede facoltà paranormali. A quel punto, una che fa? Si affida al vecchio Cupido, di cui nessuno parla più. Il ragazzino è bendato, capriccioso, tira frecce a casaccio e se ne frega degli algoritmi. Vuoi vedere che per procurarsi un appuntamento è la scelta migliore?
E so molto bene che non ci sarai. Non ci sarai nella strada, non nel mormorio che sgorga di notte dai pali che la illuminano, neppure nel gesto di scegliere il menù [...] (Julio Cortázar, Il futuro, 1914 - 1984)