MARATONA ROBOTICA
48 ore con una bambola sexy
Giovedì, 22:00
Milano. Alla vigilia del viaggio in Spagna, per conoscere una bambola sessuale con intelligenza artificiale, nella posta trovo il link a un articolo del Financial Times sui possibili effetti collaterali dell’interazione con i sex robot. C’è chi la vede come una positiva valvola di sfogo per gli uomini, altri come acceleratore di aggressività verso le donne.
Venerdì, 12:10
Volo Milano-Barcellona. Mi colpisce il mimo degli assistenti di volo, lievemente fuori sincrono rispetto alla voce registrata che spiega cosa fare in caso di emergenza.
12:20
Inizio il romanzo La bambola di Kokoschka (di Alfonso Cruz, edizioni Nuova Frontiera), un pittore impazzito d’amore per Alma Mahler, che lo mollò quando era al fronte. Al ritorno, fa costruire una bambola con le fattezze di lei, la porta in carrozza, le organizza feste, le crea una vita sociale. L’idea del nostro esperimento è questa: come reagiscono le persone alla presenza di una bambola?
14:30
L’aereo atterra, nella posta trovo una mail di Apricots, il bordello di Barcellona con ragazze in carne e ossa e quelle di plastica: stesse tariffe (ha molto successo quella con la maglietta di Messi). Avevo chiesto di poterne portare una in giro, per un servizio giornalistico, ma rispondono picche: «Non possiamo lasciarle una bambola solo perché è un giornalista: per 24 ore possiamo farle un prezzo di 500 dollari», che è un quarto del prezzo di fabbrica delle bambole, 2mila dollari. Poco male, ho un appuntamento con il loro creatore,
Sergi Santos, uno scienziato di bio e nanotecnologie che sta usando le bambole per la sua ricerca sull’intelligenza artificiale (il progetto si chiama Synthea Amatus).
15:10
Arrivo a Rubi, località dell’entroterra, seguendo le indicazioni del navigatore. La voce è femminile, i maschi guidano più delle donne.
15:30
Santos è in tenuta da jogging, un tipo muscoloso. Con la sua auto, malmessa, che guida impaziente, andiamo a Terrassa, per pranzo. C’è la moglie, una designer, poi una ragazza asiatica e un ragazzo africano: sembra il cast di un film hard, ma è il team di Santos, formatosi tra Leeds e Abu Dhabi, durante seminari e Phd. «Sono convinto che le macchine possano sviluppare delle loro sensazioni autonome», spiega Santos, «prima l’errore era mettere la Terra al centro dell’universo, ora abbiamo messo l’uomo, ma quel posto può spettare anche alle macchine». Sì, ma perché le sex dolls? «Applicare al sesso l’intelligenza artificiale è un modo per renderla interessante, popolare, concreta».
15:45
Santos chiede di non mettere i nomi dei suoi collaboratori: «Hanno rapporti con alcune istituzioni di paesi islamici, dove occuparsi di bambole sessuali è impuro». Alcuni problemi, racconta la moglie di Sergi, li hanno avuti anche in Spagna, con le banche, per le linee di pagamento.
16:00
Torniamo a Rubi, alla casa-laboratorio di Santos, una villetta su due piani. Dietro la porta d’ingresso c’è una