QUESTO NON LO SCRIVA
Luca e Paolo: «Per parlare di calcio in tv serve aver fatto tanto teatro»
GENOVESI ATIPICI,
nati dove “la generosità è implicita”, non spilorci. Genoani senza mugugni. Buffi, ma con impegno. Luca Bizzarri, 46 anni, altezza 1,78, ultima relazione conosciuta con la velina di Striscia Ludovica Frasca. Paolo Kessisoglu, 48 anni, altezza 1,85, origini armene, sposato con la giornalista Sabrina Donadel, buon musicista jazz, discreto cantante. Dalla compagnia Gilberto Govi (Luca) a Shakespeare (Paolo) al cabaret dei Cavalli Marci. Insieme a Sanremo 2011 con Morandi, Belén ed Elisabetta Canalis. Insieme in un film francese del 2008, Aste
rix alle Olimpiadi. Luca meriterebbe di essere premier: a Genova è nell’assemblea dei soci del Teatro Stabile con l’appoggio di Pd e grillini e presidente di Palazzo Ducale sostenuto da Forza Italia e Lega. Un capolavoro politico. Ma anche un incubo: «Devo mettere giacca e cravatta e mi sento soffocare». Paolo ha un sogno: «Un film con la pistola. Come Marco Giallini quando fa il commissario Rocco Schiavone. Un poliziesco comico». Uno psicanalista avrebbe da ridire: che cosa c’è dietro? «Guardie e ladri nei cortili. La pazza idea di trasformarci, almeno una vol-
ta nella vita, in quei due fighi di Starsky e Hutch». Come piovono due genoani stagionati come voi alla guida di una trasmissione come Quelli che il calcio? Paolo: «È la stessa domanda che mi pongo da due mesi. Senza risposta». Luca: «È finito il rapporto ventennale con Mediaset. Ilaria Dallatana, tra i produttori storici di Camera Café e ora dirigente Rai, ha insistito».
Che tifosi siete?
Paolo: «Caldi, appassionati, trifolati. Da ragazzo per vedere le partite scrivevo piccoli articoli sul Genoa per il
Secolo XIX. E mio padre è stato uno storico presidente del tifo organizzato del Grifone. Coordinava i club».
Ditemi qualcosa di straordinariamente competente, che vi accrediti.
Paolo: «Eh, la mia è una competenza da bar sport: ampia ma spicciola». Luca: «Intuisco il talento, sono un lampo a giudicare».
Fuori le prove.
«C’è un giovane centrocampista della Cremonese che diventerà un grande giocatore. Il nome non si può dire».
Non vale. Il nome ci vuole.
«Ecco: tutti conoscono Antonio Candreva, l’esterno dell’Inter e della Nazionale. Lo vidi giocare in serie B nel Livorno, stagione 2008-2009. Dissi a un amico: quel ragazzo è fortissimo. Basta?».
Fabio Fazio, Simona Ventura, Victoria Cabello, Nicola Savino. Avete parlato con il vostro predecessore?
«Ci siamo scambiati qualche sms. Curioso: lui ora va a fare Le Iene ».
Cosa porterete a Quelli che il calcio?
«Noi stessi, è questa la novità. Siamo abituati per formazione teatrale a scrivere copioni e a recitarli, a partire da un testo scritto. Questo è chiacchiericcio domenicale calcistico. Pop, difficile, tre ore in diretta. Un mestiere nuovo. Abbiate pazienza: non massacrateci subito».
Felici dei nuovi compagni di avventura?
«Eccome! Ne citiamo tre per tutti. Mia Ceran, la donna del destino, con noi in conduzione. Giorgio Terruzzi, esperto di motori e altro. Ubaldo Pantani, con le sue trasformazioni».
Poi c’è il ritorno di Camera Café.
«Casa nostra, il divano del salotto, il giardino dove passeggiare respirando il profumo dei fiori».
Che cosa cambia nella sitcom più popolare degli anni Duemila?
«Il refresh riguarda soprattutto i temi: l’azienda è stata acquistata dai cinesi, si parla di baby boomers e millen- nials, di Internet e Trump, avremo i raid di attori nuovi, Serena Autieri in primis».
La leggenda dice che avevate abbandonato la barca per contrasti.
«Falso: da anni chiedevamo all’azienda di riprendere il format. I fan, inebetiti di repliche, creavano club e ci imploravano di tornare».
Come per Star Trek e Guerre Stellari.
«Un laureando di Napoli, Alessandro Zaza, ha costruito una pagina di Facebook su Camera Café digitalizzando 1.800 puntate. Solo per passione. Un lavoro mostruoso. L’abbiamo portato in studio mentre giravamo i nuovi 150 episodi: commovente».
Che rapporto avete con Internet?
Luca: «Mi ha divertito molto, adesso mi annoia un po’».
Le ragioni?
Luca: «È un mondo a parte, virtuale, sempre uguale a se stesso, una marmellata in cui ogni cosa ha eguale valore: il bene e il male, l’alto e il basso. Disintegrato il concetto di competenza, tutti parlano di tutto». Paolo: «In Rete sono entrato tardi, e mi sono pentito. Ne sono stato coinvolto. Ora ragiono: troppa superficialità».
Luca, come sta il tuo cane, il pastore tedesco Smog?
«Non lo vedo da tanto tempo, spero che mi riconosca: ora ha sei anni».
Famoso perché ha fatto anche un film con voi.
«E non è stato pagato».
Luca, in una vecchia intervista di Daria Bignardi per Le invasioni
barbariche dicesti che nella vita contano tre cose: il calcio, il cane Smog e le donne. Confermi?
«Tutto nacque da una foto di Smog seduto sull’asciugamano del Genoa. Sto invecchiando. La terza cosa, uff, costa fatica».
Paolo, tu hai una figlia di 14 anni, Lunita. Che rapporto ha con Internet?
«Lunita ha frequentato la scuola steineriana: per molto tempo no Tv, no tecnologia. Ora ha le sue utenze, i suoi filtri, le sue relazioni. Ma anche suggestioni diverse. Ama il mistero, sta scrivendo un giallo».
Più volte avete detto che fuori onda non vi frequentate. Com’è la vostra giornata tipo?
Luca: «Sono un abitudinario. Faccio colazione, se posso vado in palestra, lavoro. Alla sera mangio nello stesso ristorante, a Genova o a Milano. Un po’ di Tv e vado a dormire». Paolo: «Mi alzo presto, intorno alle 6.30. Corsa o bicicletta lungo i Navigli eccetera eccetera».
Che televisione vedete?
Paolo: «Cerco idee, creatività…».
Luca: «Internet non mi diverte più. È un mondo a parte sempre uguale a se stesso, una marmellata in cui ogni cosa ha eguale valore. Ha disintegrato il concetto di competenza: tutti parlano di tutto»
Luca: «Come si fa a stare senza qualità, professionalità?».
Troppo seri, l’intervista si sta ammosciando: dite qualcosa di trasgressivo, per favore.
Paolo: «Cerco le idee anche nei reality. Adoro Sfide: storie, profondità. E la fiction dai romanzi di Antonio Manzini sul commissario Schiavone». Luca: «Non voglio citare il solito Superquark. Uno dei programmi più sorprendenti in circolazione è Emigratis di Pio e Amedeo. Fa morire dal ridere. All’inizio diffidavo. La volgarità era spinta, mi atterriva. Ora resta la radice pop, ma c’è vivacità, intelligenza. Talmente sottoterra che vola».
Che ragazzi eravate, in quella Genova lì?
Paolo: «Normalità assoluta. Non giocavo a calcio, facevo arti marziali. Temevo nelle partite di essere pericoloso per gli avversari, di spezzare gambe di innocenti. Sono sempre stato attratto dagli sport faticosi». Luca: «Scuola ehhh, la mia è stata un’adolescenza turbolenta. Dai 21 anni in poi diciamo che sono molto migliorato».
Quando vi siete incontrati?
«Ai provini della scuola di recitazione: Teatro Stabile di Genova, settembre 1991».
La leggenda dice che Luca è un seduttore, Paolo un uomo tranquillo.
Luca: «Seduttore, mah…». Paolo: «Un uomo tranquillo, abbastanza…».
Abbattiamo il luogo comune dei genovesi taccagni strategici, con quella faccia un po’ così.
«L’avarizia dei genovesi sta nei sentimenti. Se entri in una pasticceria di Sestri Levante alle 11 e non trovi più focaccia, il meno che ti possa dire il pasticciere è: signore, doveva sbrigarsi».
Caratteracci.
Luca: «Ho visto una signora chiedere a un amico barista: scusi, c’è il bagno per sbaglio? E lui: no, ce l’ho per legge».
Avete tatuaggi?
Luca: «Sì, sei o sette. Ho rotto un tabù: fatto il primo sono arrivati gli altri».
Vi tenete in forma. Diete?
Paolo: «Sono vegetariano, ma non vegano. Mangio derivati, né carne né pesce. Zero spigola alla brace, zero branzino al sale, zero polpo in umido. Un problema, se non sono a casa: quest’estate in Sicilia, un tormento».
Golosità di ritorno?
«Non so che cosa scegliere. Un cameriere una volta mi mise un ricco menù sotto il naso. Io obiettai: sono vegetariano. Lui: mi spiace».
Parliamo di politica: vi faccio qualche nome, battete un colpo. Beppe Grillo.
Luca: «Un faro per chi fa questo mestiere. Nel suo movimento invece vedo lati oscuri, ma è una buona cosa che i 5Stelle ci siano». Paolo: «Quando iniziò, ero curioso. Poi, mi sembra, qualcosa gli è sfuggito di mano. Penso al caso Roma. Visto il suo ultimo spettacolo, strepitoso, mi sono domandato: ma perché un comico così geniale deve fare politica?».
Matteo Salvini, che cosa vi ispira?
Paolo: «Discutibile, ma sa quello che fa, sa a chi parla e come deve parlare». Luca: «Quando facciamo satira politica spariamo su tutti, Salvini è sempre stato simpatico con noi. Ha accettato sberleffi e pernacchie senza fiatare».
Matteo Renzi?
(Sorridendo) «È il segretario di un grande partito, il Pd, unito e coeso. Avrà vita facile nei prossimi mesi».
Silvio Berlusconi?
Luca: «Zio Berlusca è per me la ragione di un grande cruccio: mai visto nei vent’anni in cui abbiamo lavorato per Mediaset. Ci siamo parlati solo al telefono: molto simpatico».
Paolo: «Ho visto l’ultimo spettacolo di Grillo: strepitoso. Mi sono domandato: ma perché un comico così geniale deve fare politica?»
Uhm, è sempre così? Luca, quando sei stato eletto presidente di Palazzo Ducale a Genova hai dichiarato: “Accetto, mi mangeranno vivo”.
«Se fai bene il tuo mestiere, nel nostro caso castigat ridendo mores, l’onestà viene premiata». «Antonio Ricci ha scritto che nessuno può alzare l’indice e dire: vergogna. Lo può fare solo il Gabibbo, che è un pupazzo».