Corriere della Sera - Sette

MACCHINE DEL TEMPO

Le primavere on the road di Linus

- ricordi pilotati da Stefano Rodi

RI C O R D I P I LOTAT I DA ST E FA NO R ODI

A PASQUALE DI MOLFETTA, in arte Linus, il suono dei motori è piaciuto fin da ragazzo, come quello della musica. «Moto e auto mi hanno sempre interessat­o. Andavo a vedere le gare a Monza, non solo quelle di F1, ma la pratica sportiva l’ho sempre lasciata agli altri». Per lui valgono di più le corse a piedi o, se proprio deve scegliere delle ruote, preferisce quelle della bici. «Forse perché sono competitiv­o non voglio fare gare nelle quali so che perderei malamente. Ho sempre avuto auto comode, mai troppo aggressive». Ha viaggiato molto. «Spesso in primavera, con mia moglie, facciamo grandi giri in Europa mentre d’estate siamo andati tante volte negli Usa, che abbiamo attraversa­to “on the road” proprio con lunghe cavalcate in auto». Al deejay più noto d’Italia piace molto guidare, anche da solo. «È un modo per riflettere, per farsi venire idee, anche per il mio

lavoro. La guida è una delle attività che mi stimola di più». L’auto è una compagnia che allarga gli orizzonti. Il momento che si è più fissato nella memoria risale a molto tempo fa: anno 1994. «Per me è una specie di avanti Cristo e dopo Cristo della guida: avanti Sarzana e dopo Sarzana. Arrivavo da Parma, neanche forte, in autostrada e, sul bagnato, la mia macchina invece che andare a destra, va dritta, per conto suo, indifferen­te a quello che comandava il volante. Sono venuto fuori indenne da un’auto che si era divisa a metà, andando a sbattere contro uno di quei pali che reggono i cartelli autostrada­li». Le macchine troppo moderne e piene di tecnologia non sono quelle che ama di più. « Per il momento non sono attratto dall’idea delle auto che si guidano da sole anche se prima o poi ci abitueremo anche a quelle, come è successo a me con quelle dotate di cambio automatico. Da 20 anni ho avuto praticamen­te solo quelle».

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