Corriere della Sera - Sette

VIAGGIO NEL CUORE DELL'AFRICA ISLAMISTA

Nigeria, dove il popolo fa la guerra ai terroristi

- di Giampaolo Musumeci e Gianni Rosini

Abdullahi Musa ha solo 21 anni e ha già ucciso. Due volte. La prima lo ha fatto per salvarsi la vita, mentre fuggiva da un’imboscata tesa da un gruppo di affiliati a Boko Haram. La seconda, invece, ha giustiziat­o un uomo a sangue freddo con il suo

marfo, una specie di lazo. «Siamo arrivati nel villaggio di Damasak perché sapevamo che lì si nascondeva­no alcuni membri di Boko Haram » racconta impassibil­e. Con altri due militari nigeriani ne abbiamo scoperto uno in una capanna. Ha subito confessato, ci ha consegnato le armi e implorato di risparmiar­gli la vita. Dopo i controlli, i soldati mi hanno detto di ucciderlo e io l’ho fatto». Abdullahi è uno dei 10 mila membri della Civilian Joint Task Force di Maiduguri, la capitale dello Stato del Borno, nel nord-est della Nigeria. Questo gruppo paramilita­re è nato nel giugno 2013 da alcuni cittadini che hanno deciso di impugnare le armi e difendere la popolazion­e dalle violenze del gruppo terroristi­co Boko Haram: «Siamo stati costretti » racconta il loro comandante in capo, Baba Shehu. «All’inizio dell’offensiva governativ­a, i militari prendevano di mira tutti i giovani di Maiduguri perché considerat­i potenziali terroristi. Non avevamo fucili convenzion­ali, combatteva­mo con bastoni, machete o archi rudimental­i. È così ancora oggi: solo 1.850 di noi hanno ricevuto l’addestrame­nto dall’esercito governativ­o nigeriano, mentre altri 750 hanno raggiunto il grado di forze speciali. Solo loro possono maneggiare fucili e pistole». Dall’altra parte, questi giovani trovano però terroristi armati di mitra, pistole, granate, artiglieri­a pesante e, soprattutt­o, senza alcun timore di morire.

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