VIAGGIO NEL CUORE DELL'AFRICA ISLAMISTA
Nigeria, dove il popolo fa la guerra ai terroristi
Abdullahi Musa ha solo 21 anni e ha già ucciso. Due volte. La prima lo ha fatto per salvarsi la vita, mentre fuggiva da un’imboscata tesa da un gruppo di affiliati a Boko Haram. La seconda, invece, ha giustiziato un uomo a sangue freddo con il suo
marfo, una specie di lazo. «Siamo arrivati nel villaggio di Damasak perché sapevamo che lì si nascondevano alcuni membri di Boko Haram » racconta impassibile. Con altri due militari nigeriani ne abbiamo scoperto uno in una capanna. Ha subito confessato, ci ha consegnato le armi e implorato di risparmiargli la vita. Dopo i controlli, i soldati mi hanno detto di ucciderlo e io l’ho fatto». Abdullahi è uno dei 10 mila membri della Civilian Joint Task Force di Maiduguri, la capitale dello Stato del Borno, nel nord-est della Nigeria. Questo gruppo paramilitare è nato nel giugno 2013 da alcuni cittadini che hanno deciso di impugnare le armi e difendere la popolazione dalle violenze del gruppo terroristico Boko Haram: «Siamo stati costretti » racconta il loro comandante in capo, Baba Shehu. «All’inizio dell’offensiva governativa, i militari prendevano di mira tutti i giovani di Maiduguri perché considerati potenziali terroristi. Non avevamo fucili convenzionali, combattevamo con bastoni, machete o archi rudimentali. È così ancora oggi: solo 1.850 di noi hanno ricevuto l’addestramento dall’esercito governativo nigeriano, mentre altri 750 hanno raggiunto il grado di forze speciali. Solo loro possono maneggiare fucili e pistole». Dall’altra parte, questi giovani trovano però terroristi armati di mitra, pistole, granate, artiglieria pesante e, soprattutto, senza alcun timore di morire.