CRITICO ROTANTE
Che (ri)scoperta il moletto dove nuotavo da piccola
DA PICCOLA CI VENIVO a mangiare il gelato, dopo un pomeriggio passato a tuffarmi dal molo assieme a mio fratello, mia sorella e i miei cugini. Una volta all’anno, poi, con mio padre organizzavamo la “traversata” a nuoto, dall’ultimo lembo di spiaggia fino all’Isola Ruja di fronte (confesso di averla fatta sempre con i braccioli…). Il paesaggio non è cambiato. Mare cristallino con Tavolara sullo sfondo. A sinistra, il profilo chiaro del Montalbo, il massiccio calcareo che domina i comuni di Lodé, Siniscola e Lula. Alle spalle, sulla montagna, il faro vecchio di Capo Comino (anche lì ricordo fantastiche escursioni pomeridiane che si concludevano con la meritata torta all’ananas caramellata di mia mamma). È cambiato poco anche il bar. La casupola è sempre la stessa, non credo che potrebbero più costruire così vicino al mare. Ma adesso c’è una bellissima veranda con le porte finestre perennemente aperte dalle quali si può uscire per trovarsi a pochi metri dall’acqua, in mezzo ai cespugli, immersi nei profumi della macchia mediterranea. Oggi al Moletto non si va più per comprare un gelato, ma per mangiare le specialità di Stefano Gatto, lo chef che ha ereditato questo piccolo gioiello dalla nonna e che lo ha trasformato, nel tempo, in un ristoranteostricheria. All’inizio servivano solo antipasti e secondi, ora anche primi tipici sardi, riletti in chiave moderna.
CI SONO STATA ALL’INIZIO DI AGOSTO. Due aperitivi (il cocktail al mirto e alla pompia sono una invenzione del barman), due antipasti (gamberi crudi pescati alla Caletta e tartare di tonno), zuppa di polpo (sorprendente), gamberi fritti avvolti nel pane carasau, dolce della casa e sorbetto al limone. Cena accompagnata da una bottiglia di Sciala, il super vermentino delle Vigne Surrau premiato quest’anno al Vinitaly. Totale: 101 euro. Tutti meritati.