MANO LIBERA
Quel filo costante che lega gli omosessuali nazisti
ERNST RÖHM, tra i fondatori del partito nazista, avrebbe versato una lacrimuccia ad ascoltare l’altra settimana Alice Weidel, la candidata cancelliera del partito di estrema destra Alternative für Deutschland, proclamare: «Non sono nell’Afd nonostante la mia omosessualità, ma perché sono omosessuale». Proprio le parole che avrebbe voluto dire Ernst Röhm. Il quale non fu solo il capo delle Camicie brune, un protagonista del tentato Putsch di Monaco del ’23 e un camerata fraterno di Adolf Hitler (era tra i pochi che gli dava del tu finché il Führer stesso non decise di farlo assassinare perché era diventato troppo scomodo) ma un omosessuale noto e non troppo guardingo. Al punto che quando Hitler disse di aver scoperto il suo segreto solo nel 1934, scrive lo storico Max Gallo, la satira del tempo commentò: «Il Führer si mostrò scioccato quando seppe dell’omosessualità di Röhm... Chissà come sarà scioccato quando saprà che Göring è grasso, Rudolf Hess è stupido e Goebbels zoppica». Certo è che la sortita di Alice Weidel, una xenofoba che ilpopulista.it saluta come «palle d’acciaio su un visino alla Uma Thurman», non è affatto una sorpresa. Basti leggere, ad esempio, il libro Nazional-socialismo e omosessualità di Michael Kühnen, un leader neo-nazista tedesco, paladino del Quarto Reich, morto anni fa di Aids. Qualche abstract? «L’omosessuale è all’origine della stabilità del potere, cioè della civiltà. Con lui compare un “ordine nuovo”». «Nel 1932, in occasione di un’allocuzione pubblica, Adolf Hitler si schiera ufficialmente al fianco delle SA e del loro capo, Ernst Röhm, che concepiva e incoraggiava l’omosessualità nello stesso modo in cui l’avevano fatto gli spartani o i templari. (...) In occasione della disfatta, molti non si comportarono come i membri di un ordine votato alla comunità, a un sacro ideale, ma come dei borghesi presi dal panico. (…) La disfatta del 1945 ha dimostrato che i rapporti eterosessuali non erano in grado di consolidare interiormente un ordine». Per riassume- re: il Terzo Reich perse perché non aveva seguito la lezione del Battaglione tebano composto da omosessuali che davano la vita l’uno per l’altro.
LA SORPRESA PIUTTOSTO, nel caso di Michael Kühnen, della leader dell’Afd e tanti «nazi-gay», è la rimozione della mattanza di decine di migliaia di gay nei lager nazisti. Tra le testimonianze ecco quella del libro Moi, Pierre Seel, déporté homosexuel: «Due uomini delle SS portarono un giovane al centro del quadrato. Inorridito, riconobbi Jo, il ragazzo che amavo, appena diciottenne. Non l’avevo ancora incontrato al campo. (…) Ero raggelato dal terrore. Avevo pregato perché non fosse nelle loro liste, sfuggito alle retate, risparmiato dalle loro umiliazioni. E invece era lì di fronte ai miei occhi impotenti, colmi di lacrime. (...) Gli altoparlanti trasmettevano musica classica a volume molto alto mentre le SS gli strappavano i vestiti di dosso lasciandolo nudo e gli ficcavano un secchio in testa. Poi gli aizzarono contro i loro feroci pastori tedeschi: i cani lo azzannarono all’inguine e tra le cosce, e lo sbranarono proprio lì di fronte a noi. Le sue grida di dolore erano distorte e amplificate dal secchio sulla testa. Sentii il mio corpo irrigidito vacillare, gli occhi sbarrati dall’orrore, le lacrime mi correvano giù irrefrenabili, ho pregato perché la sua potesse essere una morte rapida. Da allora è accaduto spesso che mi sia svegliato urlando nel cuore della notte...».