MACCHINE DEL TEMPO
Baudo bruciato sul tempo dal ladro d’auto
IN UNA VITA RICCA DI EPISODI come quella di Pippo Baudo anche i ricordi automobilistici si superano uno con l’altro, in un crescendo rossiniano. L’emozione più forte, e anche traumatica, è legata a una Porsche, modello Targa per la precisione. «Erano gli Anni 90, ormai ero un uomo di successo, inutile negarlo. Anzi: avevo deciso di prendere un’auto che lo mettesse in mostra». In quel periodo il più noto presentatore televisivo della storia, almeno italiana, abitava a Milano, in piazza Firenze. «Vado a ritirarla al concessionario di corso Sempione, distante meno di un chilometro da casa». Ha progettato tutto con cura, anche l’effetto sorpresa sulla moglie, all’oscuro di quella pazzia. «Arrivo, parcheggio, salgo tre piani con l’ascensore, entro in casa tutto fiero e dico a Katia di venire con me sul balcone che le devo far vedere una cosa». L’effetto sorpresa c’è, ma sbaglia destinatario. Tocca a lui, perché sotto non c’è nulla da guardare, se non uno spazio vuoto dove un minuto prima era parcheggiata la Porsche. «I carabineri mi spiegarono che spesso i ladri si piazzavano fuori dal concessionario e seguivano i nuovi proprietari per fare subito il colpo». Con lui è bastato meno di un chilometro. «Non ne ho più voluto sapere niente di quella macchina, evidentemente non era per me». Il rapporto con le vetture è stato sofferto fin dall’inizio. La prima auto a casa Baudo, quando Pippo aveva una decina d’anni, arrivò alla fine della guerra. Una Balilla usata. L’incrocio tra le condizioni disperate delle strade e quelle non migliori dei copertoni, suggerivano che sul tetto fossero legate otto ruote di scorta. «Una volta per fare 40 km da Palagonia, dove abitava mia nonna, a Militello, dove abitavamo noi, le abbiamo usate tutte e otto, e siamo arrivati sui cerchioni».