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si richiudono a stento. Alle 7.30 del mattino nei vagoni siamo già pigiati l’uno contro l’altro. Caldo, tanfo pestilenziale, si respira a fatica. «Aprite quel finestrino», urla un passeggero. Ci prova un uomo di mezz’età, ma dopo qualche minuto deve arrendersi: è bloccato. Ai primi di ottobre in Circumvesuviana si suda come in pieno agosto. L’aria condizionata? Un miraggio per la maggior parte dei convogli che risalgono a trent’anni fa. I pendolari li chiamano i «carri bestiame». Non hanno torto. Una corsa ordinaria, da Sorrento a Napoli, nelle ore di punta si trasforma in una gara di resistenza. Va così ogni santo giorno a bordo degli sporchi e malandati trenini a due elementi che collegano cinquanta Comuni dell’hinterland napoletano con il capoluogo, trasportando una media di centomila viaggiatori ogni ventiquattr’ore. Studenti, impiegati, turisti, immigrati, venditori ambulanti; ma anche borseggiatori a caccia di facili prede. Sono le facce del popolo della Vesuvia- na. Gli habitué entrano nei convogli con aria guardinga. Chi è dotato di zaino o tracolla si mette spalle al muro per evitare brutte sorprese. Portafogli e smartphone dirottati nelle tasche anteriori. Nei tre mesi dell’estate appena trascorsa si sono verificati 29 borseggi ma anche 30 casi di aggressione fisica. Vittime prescelte le ragazze. «Qui dentro ho paura, perciò non viaggio mai da sola ma sempre con le mie amiche» spiega Maria Scielzo, studentessa universitaria, indicando Sabrina e Manuela sedute accanto a lei. Intanto alla fermata di Torre del Greco il treno non riparte. C’è un problema: due ambulanti senegalesi vorrebbero entrare con i loro carrozzini stracolmi di merci, impresa impossibile. Uno dei due piazza l’ingombrante bagaglio tra le porte e cerca di contrattare il permesso di salire con i viaggiatori inferociti. « Guagliò, non è aria, vai via!» gli urlano in coro. Quello mormora qualcosa ma non arretra. In un attimo gli animi si scaldano. Per fortuna accorre il controllore e tenta una mediazione: «Prendete la corsa successiva, passa tra mezz’ora». Poi gli viene un dubbio: «Ma il biglietto ce l’avete?». Solo allora i senegalesi si arrendono. Ci sono tratte come Sarno in cui la Circum somiglia a un treno del Far West: assaltato da manipoli di disperati che devono spostarsi da un paese all’altro per vendere qualche cianfrusaglia e rimediare il pranzo. Su Facebook gruppi di utenti denunciano l’invasione straniera. Scrive Loreto Ferrara: «Ho preso il treno delle 18.15 da San Giuseppe Vesuviano per Napoli. Chiedo al capotreno di controllare gli extracomunitari attorno a me. La sua risposta? Se lo facessi non arriveremmo a Napoli