Corriere della Sera - Sette

Francesca Barra e i bagagli sparsi sulla Route 66

- Ricordi pilotati da Stefano Rodi

SULLE AUTO, fino ad ora, Francesca Barra ha vissuto due vite che si sono separate a un bivio. Nella prima era una donna al volante sportiva e spartana; da quando tiene famiglia, di recente pure allargata, privilegia comfort e sicurezza. «Mi è sempre piaciuto viaggiare in auto, è sempre stata il mio mezzo di trasporto preferito». Essendo lucana, e vivendo a Milano, ha macinato più volte viaggi di 11 ore in macchina per tornare nella terra natale. Spesso anche notturni. «È anche capitato che sono arrivata alla mattina e sono ripartita nel pomeriggio». La prima auto, a 18 anni, era stata boicottata dal fratello maggiore, gelosissim­o. «Per frenare il mio esordio alla guida, e scoraggiar­mi, ha fatto in modo che la mia macchina non avesse aria condiziona­ta e mi ha impedito di metterla». Questo disagio non è certo stato sufficient­e per dissuaderl­a dalla guida. La sua forza al volante è sempre stata la resistenza. Che ha anche messo a frutto in lunghi viaggi. Emozionant­e quello negli Usa, una decina di anni fa, a cominciare dall’esordio. «Avevo noleggiato una Ford Mustang rossa e cabrio, eravamo in due, e il nostro voluminoso bagaglio per un mese, ben sistemato in due capienti valigie, ha dovuto fare i conti con un problema: sull’auto non c’era bagagliaio. Ho tolto tutto dalle due valigie, le ho buttate, e ho distribuit­o il contenuto in tanti sacchetti di plastica che abbiamo sparso nell’abitacolo». E via, a macinare miglia: Las Vegas, Los Angeles, San Francisco, parchi e Route 66. Il secondo pezzo del viaggio di quell’anno, in Canada, sarà un caso, è proseguito con un camper. Con buona pace del bagaglio.

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R I C O R D I P I LOTAT I DA S T E FA N O R O D I

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