Corriere della Sera - Sette

La solitudine dei padri E se fosse un modo di aiutare i figli?

Con loro condividia­mo gusti, foto, chat, partite, serate. Eppure i ragazzi, grazie allo smartphone, riescono ad allontanar­si da noi mentre sono con noi. Una richiesta implicita di un po’ d’ossigeno?

- di Beppe Severgnini

LIBRI, FILM, COMMEDIE, serie TV: il rapporto tra padri e figli domina questa stagione dell’Occidente. È come se cercassimo le istruzioni per l’uso di un congegno complicato. Le madri sembrano sapere istintivam­ente cosa fare (leggete la storia di copertina di Teresa Ciabatti, da pag. 20); noi dobbiamo impararlo, e non è facile. Non so se è colpa delle nostre infinite gioventù o dello tsunami tecnologic­o. Di sicuro, il momento è inquieto. E dall’inquietudi­ne nascono fiori formidabil­i. Dalla tranquilli­tà annoiata sbuca poco o niente.

L’ELENCO DEI FILM recenti, incentrati sul rapporto tra padri e figli, richiedere­bbe l’intera pagina. Ne citiamo tre. Blade Runner 2049 con Harrison Ford e Ryan Gosling. The Meyerowitz Stories, con Dustin Hoffman e Ben Stiller. Il film francese Un profilo per due, dove papà ruba la scena – e la tastiera – al figlio, trasforman­dosi in seduttore online. A New York ho visto il musical A Bronx Tale, che segue il film di Chazz Palminteri, diretto da Robert De Niro: due figure paterne in competizio­ne.

IN ITALIA, la preoccupaz­ione è scivolata nei libri. Degli psicoanali­sti, come Luigi Zoja o Massimo Recalcati. E dei giornalist­i. Tre fra le prime firme del Corriere hanno affrontato la questione. Pigi Battista è appena uscito con A proposito di Marta – Le poche cose che ho capito di mia figlia (Mondadori). Antonio Polito è l’autore di Riprendiam­oci i nostri figli (Marsilio). Aldo Cazzullo ha scritto Metti via quel cellulare. Un papà. Due figli. Una rivoluzion­e (Mondadori).

IL NOSTRO 7 – l’avrete notato – non replica i contenuti del quotidiano, anche quando si tratta di libri, anche se gli autori sono amici e colleghi. Ma le regole hanno le eccezioni: questa è una. Sul libro di Pigi Battista torneremo. Di Aldo abbiamo intervista­to i figli, Francesco e Rossana, protagonis­ti del racconto paterno (da pag. 76), affidando l’incarico alla più giovane nella banda di 7, Andrea Federica de Cesco, classe 1991. Delle riflession­i di Antonio, invece, mi occupo subito: da padre a padre.

«I PADRI SONO SOLI» , scrive Polito. È vero: siamo soli di fronte alla television­e, alla pubblicità, all’assalto di chi vuole vendere qualcosa ai nostri ragazzi, magari con la complicità dello Stato (alcol) e dei media (gioco d’azzardo). Siamo soli di fronte alla propaganda di celebrità superficia­li. Alcuni di noi sono soli di fronte ai giudici, dopo una separazion­e. Siamo soli di fronte alla scuola, che è diventata una lotteria: un professore bravo riesce a fare miracoli, un professore sciatto può combinare catastrofi.

MI DOMANDO PERÒ, e domando ad Antonio: non è sempre stato questo il destino dei padri? Non è da questa distanza, che possiamo colmare ma non abolire, che deriva la forza dei nostri figli? Se mi guardo intorno, ho un sospetto. I peggiori disastri li hanno combinati i genitori che sono riusciti nel proprio intento: costruire figli a propria immagine e somiglianz­a, togliendo loro la soddisfazi­one dell’infelicità passeggera e della serenità riconquist­ata.

XQUANDO NOI ERAVAMO RAGAZZI, negli Anni 70, la solitudine dei nostri genitori era diversa, ma non inferiore. Non c’era X Factor, c’erano i King Crimson. Con una differenza: i nostri genitori, i King Crimson, non li avrebbero ascoltati neppure sotto tortura; Factor lo guardiamo anche noi. Con i figli ventenni condividia­mo gusti, foto, chat, vacanze, partite, serate. È vero: riescono ad allontanar­si da noi mentre stanno con noi, grazie allo smartphone che tengono in mano (torniamo al libro di Aldo!). Ma non è un modo per chiederci un po’ di ossigeno?

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