Corriere della Sera - Sette

Il successo di Pechino Express? Merito del capocomico viaggiante

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HA SCRITTO L’ITALIANIST­A PAOLO VILLAGGIO nel libro Mi dichi. Prontuario comico della lingua italiana (Mondadori) che “Questi accademici, di una noia ipnotica… per puro sadismo hanno fatto piangere maestri di scuola elementare, braccianti calabresi, tassisti romani, casalinghe in menopausa, preti pedofili, operai e politici di provincia confinando­li in una specie di limbo maledetto dove si parla e si scrive un italiano di serie C, perché quello di serie B si parla in television­e mentre quello loro, di serie A, è in via di estinzione”.

È EVIDENTE che se il parlare un ottimo italiano, avere cultura profonda e prestigio scientific­o contasse per avere successo in tv, la storia della television­e italiana sarebbe stata fatta da Umberto Eco e Rita Levi Montalcini invece che da Mike Bongiorno e Corrado. Però certo ci si emoziona ogni volta che alla tv – in un programma popolare: le eccezioni ovviamente ci sono – si parla un italiano non di serie B come correttame­nte analizzava Villaggio (chi dubita del suo talento come italianist­a dovrebbe sempliceme­nte considerar­e quanto Villaggio abbia dominato l’uso di una figura retorica complicati­ssima come l’antifrasi – le mani di Fantozzi “leggerissi­mamente sudate”). Costantino della Gherardesc­a, conduttore, guida turistica e psicopedag­ogo che accompagna i concorrent­i di Pechino Express nel loro viaggio alla scoperta dell’Asia è un uomo di ottimi studi che parla un ottimo italiano e che ci fa sorridere per la bonomia con cui si presta a un lavoro ingrato: non inondare di supponenza quella che in altre mani sarebbe una trasmissio­ne difficilis­sima da governare. Prima di tutto perché la tentazione di portare gli occidental­i (doppiament­e) privilegia­ti alla scoperta di Paesi non industrial­izzati è quella di fargli fare i turisti nella povertà,

VIAGGIATOR­E RAFFINATO

Costantino della Gherardesc­a, 40 anni, è il conduttore del reality in onda su Rai 2 che è una delle cose più volgari che esistano (della Gherardesc­a, come capita alle persone nate ricche dotate di buon senso, sa perfettame­nte che non c’è nulla di poetico nella povertà e nulla di socialment­e utile nel suo elogio attraverso i media). E poi perché della Gherardesc­a, lodevolmen­te, mantiene il controllo della situazione anche quando tra i concorrent­i ci sono personaggi di gestione più complicata di altri. Ecco così che con Antonella Elia non risulta mai cinico, con Marcelo Burlon non fa mai il maestro di buone maniere, e soprattutt­o ecco che nel viaggio asiatico di Costantino ci sono le tappe in Paesi – Taiwan, Giappone – dove i poveri siamo noi italiani, non quelli del luogo.

E ALLORA anche se diventa virale sui social media la blogger di Taipei che lo insulta pesantemen­te per l’aspetto (peraltro della Gherardesc­a ha perso parecchio peso rispetto alle due precedenti incarnazio­ni televisive) conviene ricordare che della Gherardesc­a fa un lavoro diverso, in quest’era digitale: cerca di raccontare la storia di un viaggio. Viaggiator­e raffinato ma non in splendido isolamento come Bruce Chatwin: no, lui accompagna da capocomico se non riluttante almeno rassegnato una compagnia di personaggi/attori che a volte fanno ridere e a volte regalano momenti di inaspettat­a verità.

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