Corriere della Sera - Sette

Le strade di Simone sospese nel vuoto

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IL RE ASSOLUTO DELLE SCALATE INVERNALI SUGLI 8MILA, oltre che in verticale si muove molto anche in orizzontal­e. Con l’auto: 3540mila chilometri all’anno. Simone Moro ama guidare, soprattutt­o di notte, «quando il mondo dorme», rigorosame­nte in silenzio. «Non mi stanca per niente. Anzi. Una volta dovevo portare la moto di mio figlio a Bolzano: partito a mezzanotte da Bergamo, scaricata nel garage alle 2, rientrato alle 4. Ho dormito fino alle 7, poi sono uscito ad allenarmi». Di giorno guidare gli piace meno: «Code, ingorghi, caselli e, spesso, strade inadatte. Non parliamo di quelle in montagna». Gli piacciono di più i percorsi molto lontani dall’Italia. Una strada in particolar­e, che avrà fatto 30 volte. La Kkh Karakorum Highway: 800 km di tornanti, un po’ asfaltati e un po’ no, scavati nella roccia, con guadi, ponti più o meno stabili, che collegano il sud del Pakistan con il nord, montuoso, e proseguono in Cina, lungo il percorso dell’antica via della Seta. «Sulla Kkh e sulle strade delle valli collateral­i che portano ai campi base delle spedizioni, i fiumi si attraversa­no su ponti che ballano come altalene, sopra l’Indo che scorre 50 metri più in basso. Sono fatti da cavi d’acciaio e tramezzine di legno che vanno dove vogliono. Oppure bisogna guadarli con l’acqua che arriva ai finestrini. La cosa più straordina­ria sono i driver pakistani che non fanno una piega: superano le difficoltà come cose normali. Se si ferma il motore a metà fiume o si bucano le gomme, stanno lì ad aspettare che qualche altra jeep li tiri all’asciutto con una corda. L’ho visto succedere tante volte: mai sentita un’imprecazio­ne. Quei driver hanno una calma e un approccio alle difficoltà che lascia il nostro mondo a bocca aperta». Compreso qualcuno come lui che è arrivato sul Nanga Parbat in inverno.

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