Post- millennial I ( t roppi) dubbi sul sesso
Settebello@rcs.it.
Ogni giovedì pubblichiamo il miglior testo d’attualità inviato dai lettori A fine anno, proporrà una collaborazione all’autore dell’articolo più condiviso dalla nostra pagina Facebook PASSO MOLTO TEMPO con gli adolescenti post-millennial e non nascondo che mi piace sentirmi quella anziana e dispensare pillole di saggezza su qualsiasi argomento: dalla moda alla scuola, dai comportamenti a rischio alle serie Tv. Spesso tendiamo a pensare che i nativi digitali siano precoci in tutti i campi. Hanno accesso a tantissime informazioni e possono sapere molte più cose di quanto ne sapevamo noi alla loro età. Se è vero che questi ragazzi hanno più competenze nel mondo digitale, solo potenzialmente hanno accesso a informazioni valide e utili. I tabù, le paure e le curiosità non sono stati spazzati via dalla banda larga e, dando per scontato il contrario, rischiamo di perdere una grande opportunità anche con questa generazione.
OGGI, 2 NOVEMBRE, COMPIO 25 anni. Ciò che più mi colpisce, parlando con questi esserini pieni di brufoli (dài, li ho avuti pure io!), è la disinformazione rispetto al sesso. Le domande che fanno sono le stesse che noi leggevamo su Cioè ( giornalino dedicato alle teenager ndr). Pensavo che certi dubbi fossero morti e sepolti: niente di più sbagliato. Si interrogano sulle gravidanze indesiderate, chiedono se le loro esperienze sono “normali”; le malattie sembrano un argomento conosciuto, ma lontano. Le insicurezze maggiori, spesso taciute, riguardano la conoscenza del proprio corpo. Questi dubbi colpiscono più le donne che gli uomini: forse, fin da piccole, siamo più sagge. È sufficiente guardare le pubblicità degli assorbenti: farfalle, petali, liquidi blu e donne che fanno paracadutismo con i tacchi. Un linguaggio spaventato dal termine “mestruazioni”, chiaro e scientifico, e si rifugia nel più elegante (?) “ciclo”, che non è la stessa cosa. O nel più enigmatico “quei giorni”.
MA COME È MESSA L’ITALIA IN MATERIA DI EDUCAZIONE SESSUALE? Male: siamo uno dei pochi Paesi europei a non avere l’obbligo di insegnarla nelle scuole. Le iniziative vengono prese dai singoli insegnanti. Dunque chi se ne fa carico può dire un po’ quello che gli pare; può succedere che le lezioni assumano un tono moralistico o si parli di sessualità solo in termini negativi. Bella educazione, ragazzi miei. L’Europa ce l’ha chiesto, gli adolescenti me lo chiedono continuamente: cominciamo a parlare seriamente. Si può discutere serenamente, in termini realistici, di sesso, consenso e piacere; e cerchiamo di farlo senza farfalline, perifrasi romantiche e battutine. Qualcuno non se n’è accorto, ma siamo nel XXI secolo già da un po’.