10-ZONE - DUELLO D’OPINIONI
L’Europa deve intervenire nella crisi catalana?
«L’Unione Europea dovrebbe favorire la mediazione» dice l’ex ministro degli Esteri. « Mancano gli strumenti legali e non si possono porre sullo stesso piano Madrid e Barcellona» ribatte l’ex premier, che oggi guida la facoltà di Studi internazionali di SciencesPo Sì Franco Frattini
DI FRONTE ALLA CRISI CATALANA, l’Unione Europea fino a questo momento è stata molto più timida di quanto avrebbe potuto essere. È vero che, dal punto di vista istituzionale e costituzionale, non ha alcun ruolo nella vicenda; tuttavia avrebbe potuto muoversi su un piano diverso sin dall’inizio, per evitare che il premier Mariano Rajoy utilizzasse le maniere forti per soffocare un’azione politica come quella del referendum. A giochi fatti, poi, l’Europa è stata rapida nel dare ragione a Rajoy ma ancora una volta ben lontana dall’assumere un ruolo strategico, magari per favorire in Spagna l’accelerazione di un processo di riforma costituzionale che metta fine agli attriti. Però c’è ancora tempo per farlo. Per esempio, si potrebbe coinvolgere la Commissione di Venezia ( organo consultivo del Consiglio d’Europa formato da esperti indipendenti che si occupa di sistemi costituzionali, elezioni e referendum, ndr) per istituire un tavolo di lavoro che prepari un progetto di regionalismo più avanzato, magari sul modello del nostro Alto Adige. Interlocutori potrebbero essere i rappresentanti dei partiti che correranno alle elezioni del 21 dicembre. L’Ue potrebbe proporsi come intermediario per realizzare un’iniziativa di questo tipo, che toglierebbe forza agli indipendentisti. Purtroppo non mi pare ci sia la volontà di impegnarsi, perché si teme di mettere in difficoltà Rajoy. Io penso, invece, che lo si aiuterebbe. Altrimenti rimane solo il muro contro muro.
No Enrico Letta
L’EUROPA NON DEVE e non può intervenire nel contenzioso legale tra Spagna e Catalogna. Creerebbe un precedente pericoloso, aprirebbe un vaso di Pandora per cui poi dover gestire qualsiasi rivendicazione territoriale, senza alcuno strumento per farlo. I suoi leader, così come quelli dei singoli paesi, possono invece agire sul piano della moral suasion, esercitando pressioni per spingere le parti a tornare al dialogo. Tuttavia è bene sottolineare che l’Unione Europea non può fungere da mediatore tra le parti, come hanno suggerito alcuni. Sarebbe sbagliato porre la Catalogna sullo stesso piano della Spagna, altrimenti in futuro si sarebbe costretti a dialogare con il Veneto o con le Fiandre. Comunque, nonostante dal punto di vista legale la ragione stia totalmente dalla parte di Madrid, i catalani hanno in qualche modo vinto la sfida sul piano emozionale, perché l’idea che qualcuno impedisca lo svolgimento di una votazione suona poco democratica. Però attenzione: il referendum è uno strumento facilmente strumentalizzabile. Troppo spesso si usa in modo sbagliato: ponendo domande incomplete, come è stato nel caso di Brexit, o addirittura in un quadro di illegalità, come accaduto in Catalogna. Il tema dell’autodeterminazione va inserito nell’ambito di regole chiare, altrimenti rischiamo di trovarci in un mondo in cui prima si stacca la regione, poi la città, poi il quartiere, in un effetto a catena senza fine.
Franco Frattini, 60 anni, è stato ministro degli Esteri e Commissario europeo. Oggi presiede la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (Sioi). Enrico Letta, 51 anni, è stato primo ministro italiano tra il 2013 e il 2014. Dirige la Scuola di Affari internazionali dell’Istituto di studi politici di Parigi