BUSINESS DIGITALI
Da passatempo a lavoro a tempo pieno. Oggi qualcuno riesce a diventare ricco e famoso con Instagram, il social fotografico. Se non sapete da dove iniziare ci sono anche corsi appositi. Sarà vera gloria?
E io divento influencer
INFLUENCER, diciamolo, è un nome un po’ ridicolo. Però è diventato sinonimo di una nuova industria. Fama, follower, soldi, inviti, sponsorizzazioni. Un giorno tutto questo potrebbe essere vostro. Ai tempi di Instagram, social network dedicato alla fotografia, il successo sembra a portata di mano. Non è una chimera riservata ai talentuosi e ai fortunati, ma un obiettivo concreto, che si può raggiungere “mi piace” dopo “mi piace”. Diventare influencer, cioè una persona capace di influenzare acquisti e tendenze in vari campi, dalla moda al cibo, contesa dalle aziende per pubblicare post con i prodotti e presa a modello da migliaia, milioni, di persone, è un sogno da accarezzare. Anzi, di più. È qualcosa che si può imparare. Anche grazie ad appositi corsi. Instagram, che conta 800 milioni di utenti attivi nel mondo, di cui 14 milioni in Italia, è il terreno su cui oggi si misura la propria popolarità in Rete. Gli influencer di Twitter e Facebook, social su cui vincono l’uso abile della parola, la notizia, la battuta fulminante o la vis polemica, sono ormai un’altra categoria, poco considerata dai giovanissimi. La fascia di età più rappresentata su Facebook è quella dai 26 ai 45 anni, su Instagram quella dai 19 ai 24. E qui vince chi sa fare belle foto, chi ha stile e gusto (almeno per un buon numero di persone) o, banalmente, chi
è bello e fotogenico. Sul social fotografico si naviga tra scatti di piatti immortalati dall’alto, tramonti mozzafiato, cieli immensi e immensi amori tra fidanzati, documentati con precisione da reportage. Ci sono ragazze che sorridono sempre, raccontando con identico entusiasmo e tono iniziative benefiche, prodotti dimagranti, accessori all’ultima moda. Tutto è «carinissimo, da provare, super». C’è un canone estetico dominante. Le immagini sono pulite, luminose. Le pose si ripetono, gli oggetti sono quasi sempre disposti in modo geometrico. Ma qual è allora il segreto per cui un account ha milioni di follower e un altro solo qualche centinaia? Questo mondo, in apparenza sempre perfetto e felice, è davvero un gioco da ragazzi, o una disciplina che richiede impegno e conoscenze?
ILARIA DI LECCE, laureata in ingegneria ed esperta di comunicazione digitale, propende per la seconda ipotesi. È la co-fondatrice di Round About, agenzia torinese specializzata in Influencer Marketing. «Mettiamo in contatto le aziende con instagrammer della stessa zona. Vendiamo pacchetti di post e stories ( brevi video che scompaiono dopo 24 ore, ndr)». Là dove c’erano cartelloni e pagine pubblicitarie, passaggi radiofonici e televisivi, ora ci sono foto con hashtag e geolocalizzazione. A questo proposito l’AgCom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha chiesto che i post di sponsorizzazioni siano ben riconoscibili con gli hashtag #pubblicità, #sponsoriz- zato, #advertising, #inserzioneapagamento, in modo da evitare la pubblicità occulta. Round About ha lanciato a Torino il primo corso gratuito per diventare influencer di Instagram. Dieci lezioni a cadenza mensile, 40 posti per cui sono arrivate oltre 150 richieste di partecipazione. «Ma si può seguire anche in streaming e sulla nostra pagina Facebook», precisa Di Lecce. «I partecipanti hanno dai 20 ai 34 anni, più donne che uomini. Ci sono studenti di marketing e comunicazione, ma anche professionisti. Non tutti vogliono diventare influencer a tempo pieno. Alcuni sono solo incuriositi dalle potenzialità di questo social su cui è molto difficile crescere perché ha un algoritmo complicato». Il corso propone lezioni di fotografia, marketing e management. Alla teoria si alternano esercitazioni pratiche e alla fine, agli alunni migliori, saranno offerte collaborazioni con l’agenzia. Un po’ come si fa nei master universitari. «La dote principale per diventare influencer è la costanza», sentenzia Di Lecce. «Lavorare sul proprio account, fare almeno un post al giorno. È fondamentale usare la geolocalizzazione e gli hashtag giusti, servono per farsi trovare e per entrare in contatto con utenti che condividono i nostri interessi, anche professionali». «Bisogna specializzarsi», prosegue,
«non ci si può occupare di tutto. Si sceglie un settore di riferimento, che sia moda, cibo, viaggi, e si lavora su quello. Con i nuovi smartphone tutti possono fare belle foto, ma quello che fa la differenza è il racconto dello scatto, la didascalia, lo storytelling ». Per gli esperti, avere un gran numero di follower non è fondamentale. Certo, qualche migliaio ci vuole per essere interessanti per un’azienda, ma quello che conta è l’engagement: le reazioni che il post suscita, i commenti e i “mi piace”. «È importante essere spontanei», prosegue Ilaria. Questo social premia la genuinità, bisogna essere credibili e sponsorizzare solo prodotti che realmente interessano. Se si è troppo costruiti gli utenti se ne accorgono». Quanto si guadagna? «Si inizia con 50-100 euro a post. Poi sta alla persona crescere e trovare nuove collaborazioni. Questo è un lavoro imprenditoriale al 100 per cento», conclude Di Lecce. Secondo i tariffari di oggi chi ha più di 150mila follower può guadagnare 150 euro a scatto, chi ne ha più di 400mila 250 euro e chi supera il milione 1.000 euro.
BISOGNA POI FARE LE DOVUTE DISTINZIONI con i big account, cioè gli account di vip di vario genere, che hanno seguito perché famosi. «Spesso hanno un potenziale enorme e non lo sanno usare, perché non conoscono davvero Instagram», spiega Daniele De Falco. Oggi agente di influencer, ieri di personaggi televisivi, molti concorrenti di reality e talent, di cui, in fondo Instagram può essere considerata una versione formato smartphone. Prima si poteva diventare famo- si dal nulla con un passaggio in tv, ora con un post. Anche per lui la parola chiave per un successo social è costanza. «Questa può diventare una professione a tutti gli effetti» , spiega, «non ci si improvvisa. Arrivare ai grandi numeri non è facile. Gli account sotto i 50mila follower rimangono tecnicamente dei micro influencer e si fanno spesso pagare in cambio merci. Così si svilisce il lavoro». Le iscritte al corso torinese, però, sembrano non avere troppi grilli per la testa. Per Giorgia Pagliuca, 20 anni, aspirante antropologa e Roberta Maggiolo, 23 anni, futuro avvocato con la passione della moda, Instagram può diventare al massimo «un passatempo retribuito». Per Sara Piva, 31 anni, un mezzo per far conoscere il suo nuovo business: colazioni vegane fatte in casa. E le influencer vere, quelle che sono riuscite a mettere a punto la combinazione perfetta tra spontaneità e perseveranza, che vita fanno? Sicuramente molto impegnata. Ne abbiamo contattate diverse: o non ci hanno risposto, o non hanno dato disponibilità per l’intervista perchè «all’estero». A tutti gli intervistati abbiamo invece chiesto di elencare almeno tre influencer da prendere ad esempio. A parte la solita Chiara Ferragni, già blogger da quasi 11 milioni di follower e 10 milioni di euro di fatturato annuo, c’è stato un susseguirsi di «in questo momento non mi vengono in mente», «oddio, così su due piedi...». Forse allora l’impresa eccezionale di Instagram non è solo conquistare la fama, ma mantenerla. O almeno distinguersi nella miriade di stelle, a volte un po’ cadenti, dei social.