LAVORARE NON STANCA
I lavori manuali sono protagonisti di libri, video, format tv. Dal falegname-filosofo al monaco buddhista che insegna a fare le pulizie, dai video di fai-da-te alle tecniche di rilassamento mentre si impasta il pane, sono tutti modi di meditare sulla vita
Lo Zen e l’arte di fare cose con le mani
LEGGERESTE UN ROMANZO sulla ristrutturazione di una mansarda? Una storia di assiti e sparachiodi, pialle e preventivi, calzature di sicurezza e piani regolatori. Se vi sembra la ricetta per la noia, dovreste invece sfogliare Fatto a mano – Diario di un falegname filosofo del norvegese Ole Thorstensen (appena pubblicato in Italia da Rizzoli e uscito in altri 18 Paesi). Protagonista l’autore, che racconta la sua vita di artigiano. Antagonisti, svariati: gli impiegati azzimati che al pub snobbano i lavoratori, gli ingegneri buoni solo a teorizzare, i mobili Ikea economici e senz’anima. Posta in gioco: il lavoro ben fatto. Ben 258 pagine in cui Thorstensen racconta una sola impresa, per nulla eccezionale (ristrutturare il sottotetto della famiglia Peter- sen) e ne trae lezioni di vita per tutti. «Analizzare bene ciò che devo fare a gennaio perché tutto sia a posto a maggio». O «prendersi la responsabilità dei propri errori e rimediarvi: è un dovere. Lasciandoti alle spalle un lavoro per cui non puoi offrire garanzie, ti giochi la reputazione». Una lettura che somiglia a un’ora di meditazione. Rilassa e schiarisce le idee.
IL LIBRO DI THORSTENSEN – definito dall’Economist «un’ode alle mani umane» – ricorda un altro recente caso editoriale: Norwegian Wood, il manuale del taglialegna Lars Mytting, anche lui norvegese (Utet, 2016). Tradotto in 10 lingue, 500 mila copie vendute, parlava di come «tagliare, accatastare e scaldarsi con la legna», per 246 pagine. È sempre più frequente trovare, in libreria – tra la sezione “narrativa” e quella del fai-da-te – opere che illustrano l’aspetto spirituale delle pratiche più ordinarie. «Costruire da sé un mobile, curare l’orto, fare il pane, persino lavare i piatti, non sono più solo hobby o modi di risparmiare. Ma attività filosofiche»,
spiega Marcella Meciani, direttore editoriale di Vallardi. «Non è certo una scoperta nostra, basti pensare all’ora et labora, prega e lavora, dei nostri benedettini. Ma è attuale: delegando a colf e macchine molte necessità pratiche ci siamo accorti che comodità e soddisfazione non sono sinonimi». La sua casa editrice ha in uscita prossimamente un libro su come fare la pasta in casa, «fra meditazione, amore e cultura». E ha investito in un filone di manuali per svolgere faccende ordinarie in modo meditativo, dal best-seller giapponese Il magico potere del riordino (2015, 5 milioni di copie nel mondo) al Manuale di pulizie di un monaco buddhista, che insegna a pulire come «un alto esercizio spirituale».
NEI MONASTERI BUDDHISTI, scrive il monaco Keisuke Matsumoto, autore del Manuale, gestiscono le pulizie i monaci più alti in grado. Creare un ambiente sereno serve a «non trattenere le passioni oscure». Regole base: «Finire quel che si è cominciato». Lavare i piatti «per non andare a dormire con la sporcizia che ci intasa il sonno». Asciugare il secchio in cui si è strizzato lo straccio, «per evitare che si macchi d’acqua». E così via: la cura degli oggetti porta alla calma, che porta a una casa più ordinata, che porta più calma. In effetti uno studio dell’università dell’Indiana su 998 pazienti a rischio cardiovascolare ha mostrato che chi ha una casa pulita ha anche valori medici migliori e una vita più attiva. «Uso i lavori manuali, soprattutto all’aperto, come terapia per i pazienti che devono trovare se stessi», spiega la psicologa Marcella Danon, direttrice della scuola Ecopsiché di Osnago (Lecco): ai pazienti fa raccogliere castagne o uova, cucinare cene, lavare i piatti. «Concentrarsi su cose pratiche aiuta a sbloccare la soluzione di un problema esistenziale, perché si attivano risorse cerebrali differenti». Con intenti simili, la psicologa Gillian Levy ha fondato a Londra la prima scuola di breaditation: si medita impastando il pane e coordinando i respiri ai movimenti. Si attende la lievitazione (una lezione di pazienza) e si lascia che il forno bruci rabbia e stress sfogati impastando. L’associazione di Levy, Virtuous Bread, ha aperto sedi in Germania, Svezia, Danimarca, Stati Uniti.
A PROPOSITO DI CUCINA: tra i fenomeni social a più rapida crescita ci sono i video dedicati alle attività manuali. Tasty, il canale culinario del sito BuzzFeed, produce ogni giorno brevi clip che mostrano un paio di mani anonime, dall’alto, intente a cucinare piatti che sembrano facilissimi, e riescono alla perfezione. I video sono stati visualizzati, finora, 860 milioni di volte: il più visto è 7 cene facili a base di pollo, dura 4 minuti e 14. Dal successo di Tasty, fondato nel 2014, è nata la sua costola dedicata al fai-da-te, Nifty. Tra i video di fai-date più visti ci sono Restaurare una spada (1,7 milioni di clic) e 11 arredi per una cameretta (2 milioni). La tv nazionale norvegese ha una popolare serie di produzioni intitolata Slow Tv. Che ha trasmesso, fra l’altro, una maratona di lavoro a maglia lunga 12 ore, e 18 ore (sempre consecutive) di pesca al salmone. Perché quando si tratta di lavori manuali, anche guardare somiglia a una meditazione. Lo dicono le neuroscienze: «Si produce nella mente uno stato di coscienza detto fascinazione, cioè un’attenzione a largo raggio, che scarica la parte razionale del cervello», spiega Danon. «E i “neuroni specchio” si attivano guardando un altro compiere un’attività, e riproducono nello spettatore reazioni molto simili». Cioè, in pratica, quel che accade agli anziani quando guardano i cantieri. Chi avrebbe detto che sarebbe diventato un genere letterario?