Corriere della Sera - Sette

BLACK ROCK

- Di Giusi Fasano

Quando Santana lasciò il passo alla Premiata Forneria Marconi

C’ERA UNA VOLTA un ragazzino, Franz, che svuotava i fustini di detersivo per lavatrice. «Li capovolgev­o e li piazzavo l’uno accanto all’altro: erano la mia batteria. Li suonavo con bacchette improvvisa­te che spaccavo regolarmen­te... Avevo la mano un po’ pesante». A centinaia di chilometri da Franz c’era Patrick che un giorno, anche lui ragazzetto, ricevette in dono una chitarra e la scrutò come fosse un oggetto misterioso. «Non ne sapevo nulla di chitarre ma in qualche modo capivo che era scordata. Allora ho preso una foto di Elvis Presley e ho messo le chiavette che tirano le corde nelle stesse posizioni di quell’immagine. Alla fine era più scordata di prima...».

LA VITA LI HA MESSI SULLA STESSA STRADA e oggi Patrick Djivas (69 anni) e Franz Di Cioccio (70 anni), sono musicisti di fama mondiale e leader di un gruppo che ha fatto la storia della musica italiana: la Premiata Forneria Marconi. Premiata più e più volte, di nome e di fatto. Dai fan, prima che da tutti gli altri. Gli stessi fan che in queste settimane li hanno portati in cima alle classifich­e per la loro ultima creatura, Emotional Tattoos. Un tatuaggio emotivo, per dirla con le loro parole, che è da «sentire sulla pelle», è «la combinazio­ne di rock epidermico, atmosfere immaginifi­che e sinfoniche, intrecciat­e con suoni contempora­nei e vintage». A tutto questo si aggiunge il pianoforte di Stefano Bollani, ospite speciale dell’album in uno dei brani. Insomma, tanta roba. Ma c’è di più. C’è che Emotional Tattos è stato pubbli- cato in tutto il mondo in due versioni, italiano e inglese. Stesso cofanetto, stessa musica, stessa lunghezza dei brani ma testi completame­nte diversi, quelli inglesi curati da Patrick, gli italiani da Franz. Dice Patrick: «Non ci siamo mai chiesti “tu cosa stai scrivendo?”, ognuno ha lavorato per conto proprio, poi abbiamo condiviso la musica». E Franz: «La fa facile, lui. Quando si è trattato di cantare in inglese mi ha massacrato finché la pronuncia non gli è sembrata perfetta». Scherzano. Sperimenta­no. Si divertono. Si commuovono. E portano sulla pelle i tatuaggi della vita, anche quella degli altri. Un segno l’ha lasciato anni fa quel ragazzo cieco che a fine concerto chiese di fare un selfie con tutta la band. «Una foto che non avrebbe mai visto ma che a lui bastava immaginare» ricordano.

IN QUEL SELFIE C’ERA TUTTA LA POESIA della musica che sa creare immagini nel buio, che sa vedere con il cuore. C’era poesia nelle parole che Fabrizio De André metteva in fila per raccontare alla Pfm, compagna di palco, com’era nata questa o quella sua canzone. E ce n’era quella sera che a Seattle Santana, in scena dopo di loro, sentì il pubblico chiedere il bis a quei ragazzi così bravi arrivati dall’Italia. Chiamò il suo promoter e gli disse: « Togli una canzone dalla mia scaletta » . Poi si voltò dalla loro parte: « Vogliono il vostro bis. Coraggio, andate a farlo » . Franz si emozionò, come la prima volta che i fustini del detersivo avevano concesso un suono alla sua creatività.

 ??  ?? IL DUO BILINGUE Patrick Djivas e Franz Di Cioccio, rispettiva­mente bassista e voce/ batterista della Pfm. Sotto, la Pfm nel 1980
IL DUO BILINGUE Patrick Djivas e Franz Di Cioccio, rispettiva­mente bassista e voce/ batterista della Pfm. Sotto, la Pfm nel 1980
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 ??  ?? GIUSI FASANO Giornalist­a, dal 1989 racconta per il Corriere della Sera fatti di cronaca, quasi sempre nera
GIUSI FASANO Giornalist­a, dal 1989 racconta per il Corriere della Sera fatti di cronaca, quasi sempre nera

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