CRITICO ROTANTE
Una via, due ristoranti per il riposo del guerriero
PARLIAMOCI CHIARO: per chi fa il mio mestiere, l’importante è riuscire a mangiare. Soprattutto di sera, anzi di notte. Perché alle undici o giù di lì, quando hai mandato in stampa anche la prima pagina, non è facile trovare un ristorante ancora aperto. Perfino a Napoli, dove l’orario si misura su un quadrante “latino” che trasforma la precisione in ipotesi. Dunque, primum vivere deinde philosophari. Ma, con il passare degli anni, ho riannodato i fili del gusto e del nutrimento scovando due ristoranti, nel cuore più elegante della città, che mi danno albergo anche quando sbuco dalle tenebre come un conte Dracula affamato di pomodoro e non di sangue (quello purtroppo, se fai il giornalista, rientra già nel menù quotidiano). L’aspetto curioso è che i due locali – “Umberto” e “Antica latteria” – si trovano l’uno di fronte all’altro in una stradina, Vico II Alabardieri, larga nemmeno quattro metri. Questo ti impedisce di coltivare amori clandestini, di tradire in segreto il primo per il secondo o viceversa. Devi accomodarti in un ménage à trois fondato sul sapiente equilibrio del piacere che concedi e ti viene concesso.
UMBERTO ha da poco festeggiato i cent’anni di vita ed è da sempre ritrovo di chi ama la tradizione gastronomica vesuviana, pizza compresa. Nelle sue sale, arredate con eccentrica eleganza in stile anni Sessanta, sono passanti artisti e politici d’ogni parte del mondo (l’ultima è stata Angela Merkel). ANTICA LATTERIA, invece, regala il sapore antico di una locanda: i piatti variano ogni giorno (se siete fortunati, potrete deliziarvi con delle ottime polpette al ragù) e seguono il copione della cucina napoletana più verace. La cortesia e un giusto rapporto prezzoqualità sono gli ingredienti principali di entrambi. Poi c’è il lungomare a due passi per una dolce passeggiata al chiaro di luna. Scegliere? E perché dovrei farlo, ora che mi sono abituato al libero amore?