MACCHINE DEL TEMPO
Lapo: «Ho iniziato a correre grazie al nonno»
«PER FARMI SMETTERE DI PIANGERE, da bambino, dovevano mettermi in mano le chiavi di un’auto». Per spiegare il suo amore per le vetture, a Lapo Elkann è venuto in mente questo episodio lontano. Non poteva ancora guidarle; le apriva e si sedeva dentro. Del resto era nato a casa Agnelli. Il suo primo ricordo di guida è di poco successivo: «Mio nonno aveva regalato a me e ai miei fratelli una mini F1 Ferrari. Aveva già un bel motorino, e io andavo come un razzo». Il piacere di tenere in mano un volante ha iniziato a correre presto nelle sue vene, anche troppo: una sera è stato fermato a Parigi, a 16 anni, alla guida di una 500 Sporting. «Mi appassiona tutta l’industria del movimento, a 360 gradi: dalle macchine alle moto, dalle bici alle barche». Tanto che, proprio pochi giorni fa, a Milano si è concretizzata, con una ristrutturazione di Michele De Lucchi, la sua nuova idea: Garage Italia, una specie di atelier dove artigiani d’eccellenza personalizzano ogni tipo di mezzo di trasporto, a seconda dei gusti della clientela. Non una bottega con prezzi modici, probabilmente; nemmeno la cucina, visto che la gestisce Carlo Cracco. Per Lapo la passione di lavorare sulle auto, intese come oggetti d’arte, se ne porta dietro un’altra: «Conoscere gente nuova, interessante, con cui confrontarsi sulla creatività». A volte anche per caso, magari a un semaforo, come è successo per davvero a un vespista che poi è andato a lavorare anni con Lapo. Anche uno come lui che, nel bene e nel male, ne ha combinate di tutti i colori, ha comunque ancora un sogno nel cassetto. «Vorrei trovare il tempo per la guida sportiva, per correre». Ha avuto la fortuna di girare in pista su auto guidate dai grandi piloti, anche se le emozioni più forti gliele ha fatte provare uno che si chiama Dario Benuzzi. Un collaudatore. Anzi, «un fenomeno».