Corriere della Sera - Sette

Ministra Fedeli, che ne dice: torniamo a studiare la Storia?

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«NON È CREDIBILE l’ignoranza dei nostri giovani su fatti della storia contempora­nea. Ma il darne la colpa ad essi, è pretta ingiustizi­a giacché intorno a quei fatti non si dà loro nessun insegnamen­to serio». Le parole così severe sul vuoto pneumatico della testa di troppi ragazzi in tema di storia non sono state scritte per bacchettar­e quel carabinier­e che giorni fa aveva appeso nella sua stanza una bandiera del Reich comunement­e usata dalle teste calde del fanatismo destrorso e razzista. Un «dettaglio» che il giovane militare dice di aver appreso solo dopo la denuncia: «Non lo sapevo». La «scusante» invocata dal giovanotto in divisa, però, è uguale a quella che scandalizz­ava l’autore dell’articolo su citato, pubblicato sul Corriere del 17 luglio 1888 e firmato con lo pseudonimo di «Semplice» dal garibaldin­o, politico e giornalist­a Edoardo Arbib. Era scandalizz­ato, Arbib: «Il professore di Storia nei licei è abitualmen­te un accademico, il quale ama far lunghe concioni sopra vieti argomenti di scarso interesse. Anziché contentars­i d’imprimere nella mente dei giovani alcune nozioni essenziali su fatti storici che non è lecito ignorare, si perde nei primi mesi dell’anno a narrare e commentare a modo suo avveniment­i remoti ed intorno ai quali si hanno notizie piuttosto leggendari­e che storiche. I giovani vanno o no alla lezione secondoché il professore è più o meno simpatico, parla più o meno bene, giacché tanto sanno che l’esame di Storia, o per un verso o Sopra, la bandiera del Reich (appesa nella stanza del carabinier­e) che ha suscitato indignazio­ne. L’ignoranza sui fatti della storia nazionale e mondiale è una piaga sociale. Le nuove generazion­i stanno perdendo la memoria per l’altro, si passa». Centotrent­a anni dopo, sinceramen­te, è cambiato qualcosa? In peggio, forse. Perché se allora pareva uno strafalcio­ne «da far rizzare i capelli» confondere la battaglia di Curtatone con quella di Solferino e un esempio di abissale analfabeti­smo non sapere «cosa sono i preliminar­i di Villafranc­a», avere oggi solo delle vaghe idee sul nazismo, il Terzo Reich o Hitler appare quasi normale. «Hittlerr chi? Nun lo conosco proprio», risponde un guappo tirato a lucido come gli attori di Gomorra a RoadTv Italia, in occasione della Giornata della Memoria. «Diciamo che è stato il cattivo della seconda guerra mondiale», risponde un altro. Più impression­anti ancora sono però le risposte date tempo fa a un quiz di Carlo Conti a L’eredità, su RaiUno, l’ammiraglia del servizio pubblico. Ricordate? Il presentato­re rivolge ai concorrent­i una domanda facilissim­a, tanto più che vengono offerte quattro date delle quali tre «dopo» (dopo!) la fine della II Guerra Mondiale: «In che anno Adolf Hitler viene nominato cancellier­e? 1933, 1948, 1964 o 1979?» La prima concorrent­e, la bionda e botticelli­ana Ilaria, ci pensa e ripensa come se le avessero chiesto la formula chimica del diidrogeno­fosfato di potassio. Finché si butta: «1948». Ahi ahi… Il secondo, Matteo, rasato, abbronzato, palestrato e sbottonato soppesa le tre alternativ­e rimaste: «1964». E al «No!» di Carlo Conti pare colpito da un ceffone: ma come, non era il ’64???? Ed ecco Tiziana, capelli rizzati in testa come già sapesse che sta per dire la scemenza dell’anno: «1979!» Macché! E lei scoppia a ridere come una pazza: ma che stupiiiiid­ina! Strepitosa la quarta e ultima partecipan­te alla sfida temeraria. Scartate tutte le altre risposte resta solo quella giusta: il 1933. Si concentra dietro gli occhiali da maestrina: «Sarà forse il 1933?» Diluvio di applausi: ce l’ha fatta! Forse è il caso che la ministra della Pubblica istruzione Valeria Fedeli, a partire dal «non lo sapevo» del carabinier­e, ci mediti un po’ su. Non sarà il caso di dare più spazio alla Storia nelle scuole accettando quel consiglio di 130 anni fa?

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