Renzo Arbore vale più di dieci spremute d’arancia
SI FA PRESTO A CHIAMARLO cd. E invece no. Quel cofanetto con dentro tre dischetti luccicanti e sulla confezione il titolo Arbore Plus, in realtà è un integratore multivitaminico musicale. E a somministrarne le dosi è un uomo dalle mille risorse che risponde al nome di Enzo Arbore, essenza della napoletanità anche se è foggiano di nascita e se ha vissuto a Napoli soltanto sette anni. Il fatto è che, come si fa con i gatti, con lui gli anni contano di più. Sette, per esempio: sono almeno il doppio. Figuriamoci quante vite ci stanno nei suoi ottant’anni suonati di oggi, e con suonati intendo in senso fisico, praticamente dal primo all’ultimo.
UNA VITA PER LA MUSICA
Renzo Arbore, 80 anni, foggiano, è stato forse il precursore dei disc jockey italiani; in basso, il cd appena uscito,
ALL’INIZIO: QUANDO ERA ANCORA INFANTE ascoltava dalla culla i ritmi Made-in-Usa che arrivavano dai dirimpettai del circolo ufficiali americano. Oppure oggi: con il nuovo Arbore Plus, triplo album “senza alcuna controindicazione” (come dice la stessa copertina) appena consegnato al mercato discografico. Un cd per raccontare melodie pop & swing, uno per interpretazioni da crooner e il terzo invaso da celeberrime canzoni napoletane suonate con l’Orchestra Italiana. La domanda è: dove la trova, lui, l’energia per fare tournée e reggere ore davanti al microfono dopo una vita non proprio rilassante passata fra musica, teatro, cinema, televisione, viaggi e spettacoli vari? Per dire: l’estate scorsa si è presentato sul palco di un Comune della Valsesia, in Piemonte, e ha esordito raccontando di una signora che lo aveva riconosciuto in un Autogrill. «Mi ha detto: dottò, siete meglio da vivo». E gli ingessatissimi valsesiani gli hanno regalato il primo di tanti applausi. Aveva sciolto il ghiaccio con una battuta e con quel modo di fare filopartenopeo che conquisterebbe perfino i padani vestiti da vichinghi alle feste estive di Pontida.
«HO SEMPRE SCELTO la musica del cuore e non quella del cervello», dice il Renzo Arbore di oggi ripensando a se stesso che da giovanissimo si appassionò al jazz, al rock e al rhythm and blues americani. Non c’è un genere che ignori del tutto, a dire il vero, «perché non ho mai scordato la lezione del night club. Se eri uno da night club dovevi saper fare di tutto, se arrivava il cliente e ti chiedeva Besame Mucho non potevi dire che non la sapevi, e poi eri costretto a imparare le canzoni di Sanremo già il giorno dopo ed era obbligatorio seguire praticamente tutto quel che le radio trasmettevano in continuazione. Così ho assorbito musica di ogni genere».
QUELLA NAPOLETANA l’ha imparata ascoltando le voci dei muratori: «Quand’ero piccolissimo ricordo che riparavano le case distrutte dalla guerra e cantavano le canzoni napoletane famose. E come potevo io, che sono di cultura partenopea, lasciare che mi scivolassero addosso?». Nella vita l’uomo del Cacao Meravigliao ha avuto molte «malattie», come le chiama lui. Per esempio la passione per la musica popolare, quella assoluta per il jazz, per la canzone umoristica. Col tempo sono diventate tutte incurabili. Di recente la scienza delle note ha scoperto un palliativo: l’integratore multivitaminico musicale Arbore Plus.