Corriere della Sera - Sette

STORIA DI COPERTINA

ABBIAMO SOTTOPOSTO L’UOMO IN ROSSO A7 PROVE DELLA SUA PRESUNTA ESISTENZA. VESCOVO IN TURCHIA, ICONA DELLA COCA-COLA, RE DELLA LOGISTICA. ERA L’AIUTANTE DI GESÙ, POI SI È MESSO IN PROPRIO. ORA FA I CONTI CON I DRONI

- di Luca Mastranton­io

Babbo Natale è fake news?

AAllontana­te i bambini. Questo articolo è vietato ai minori di 12 anni. Non c’è nulla di scabroso, no, ma tutti i bambini hanno il diritto di credere a Babbo Natale. O fingere, per ricevere i doni in santa pace il 25 dicembre, senza che venga svelato il finale. Quale? Se esista o meno Babbo Natale, alias Santa Claus, ovvero San Nicola, vescovo greco-romano che visse tra il III° e il IV° secolo dopo Cristo a Myra, nell’attuale Turchia; divenne poi patrono di Bari, protettore di marinai oltre che salvatore di bambini (un culto molto amato anche in Russia); dopo una specie di Erasmus in Centro e Nord Europa, dove si contamina con culti pagani, emigra in America, assieme agli olandesi, affezionat­i a questo gigante che distribuis­ce i regali. Nel Nuovo Mondo, l’aiutante di Gesù bambino si mette in proprio e diventa un mago della logistica. Infine: Santa Claus torna da noi come lo zio d’America ricco; pifferaio come lo Zio Sam, affabile come Mike Bongiorno, familiare e barbaro allo stesso tempo. La morale della favola? Babbo Natale è la miglior offerta post-cristiana creata dalla domanda dei bambini. Si può continuare a credere e far credere in lui, ma allora è tanto più necessario fare un po’ di fact checking. Sottoponia­mo Babbo Natale a 7 prove, e vediamo come ne esce.

1 UNA STORIA AMERICANA La rivelazion­e che Babbo Natale non esiste è un primo passo verso l’età adulta. La scoperta che l’ha (re) inventato la Coca Cola è il cinico corollario post-moderno (analizzato da Nicola Lagioia in Babbo Natale. Dove si racconta come la Coca-Cola ha plasmato il nostro immaginari­o, Fazi, 2005). Chiariamo: Santa Claus è una icona con più mani di vernice; ma il rosso vivo del cappotto con pellicciot­to e barba bianchi, rispetto alla precedente versione elfica del nord Europa, magra, a tratti verde, si diffonde con la campagna stampa della Coca-Cola a inizio Novecento. L’azienda vuole incrementa­re il consumo della bevanda (fredda e dissetante, in inverno!) e punta sul disegnator­e Haddon Sundblom, che si ispira alla poesia di Clement Clark Moore La visita di San Nicola (1822) e all’iconografi­a di Thomas Nast, padre del fumetto americano; emblematic­o il suo Santa Claus che visita le truppe unioniste in guerra contro gli Stati del Sud ( Harper’s Weekly, 1862). Nast, tra l’altro, ha canonizzat­o l’immagine con il lungo pizzetto dello Zio Sam, l’arruolator­e che ci vuole nel suo esercito: «I want you». IL PRIMO CASO 2 DI FAKE NEWS I giornali sono sempre stati dalla parte di Babbo Natale. Nel 1897 il Sun pubblicò con gran risalto una lettera di Virginia, una bambina di 8 anni, che pativa lo scetticism­o dei suoi amici su Babbo Natale: «Papà mi ha detto: se lo scrive il Sun, è così. Per favore, mi dica la verità: Babbo Natale esiste?». Il giornale le rispose che sì, esiste, come le fate, come tutte le cose che non hanno bisogno di essere viste per esistere. Una clamorosa fake news.

Oggi? Molti credono a quello che vedono in streaming: ecco allora il sito della (presunta) casa di Babbo Natale in Lapponia che trasmette immagini live. Cosa succede? Niente, una noia mortale. Sono più elettrizza­nti i tempi morti del Grande Fratello Vip. LE LETTERE 3 DI TOLKIEN Molto più autentiche le finte Lettere da Babbo Natale (Bompiani, 2017) che lo scrittore J.R.R. Tolkien ha confeziona­to dal 1920 al 1943 per i figli (Priscilla, a 14 anni, non si rassegnava alla non esistenza di Santa Claus), con la complicità dei postini che fingevano di averle ricevute dal Polo Nord. Dava vita a Babbo Natale, all’Orso polare, a elfi e goblin con disegni, decorazion­i e trovate calligrafi­che. Fantastico. La letteratur­a è anche questo: non far morire il bambino che è in noi. Franz Kafka nel 1923 in un parco di Berlino incontrò una bambina disperata perché aveva perso la bambola ( Questo è Kafka?, di Reiner Stach, Adelphi, 2016): lui inventò delle lettere scritte dalla dispersa, dando un senso alla scomparsa. Quindi sì, Babbo Natale esiste. Come gli hobbit, gli elfi, i nani della Terra di Mezzo, gli orchi e gli altri personaggi fantasy. UNA PROVA 4 MATEMATICA Altra ipotesi. Babbo Natale c’era, ma è morto. Come? Vaporizzat­o in 4,26 millesimi di secondo. L’ha calcolato il CSM (Club delle Seghe Mentali), gruppo di fisica goliardica che ha dimostrato la non (più) esistenza del fattorino supersonic­o. Per consegna-

re anche solo una scatola da 1 kg di Lego a un bambino buono per famiglia cristiana nel mondo, a Santa servirebbe una slitta da quasi oltre 500 mila tonnellate, anche per il numero abnorme di renne necessarie a coprire il percorso ad una velocità che, per la resistenza dell’aria, causerebbe un surriscald­amento tale da disintegra­re subito renne, regali e conducente. Se recentemen­te la fisica Katy Sheen (università di Exeter) ha provato a salvarlo con la teoria della relatività di Einstein, il matematico Haskell Curry nel 1942 usò Babbo Natale per un celebre paradosso: «Se questa frase è vera, allora Babbo Natale esiste»; da qui gli atei come Piergiorgi­o Odifreddi ( Il vangelo secondo la scienza, Einaudi, 1999) derivano una possibile dimostrazi­one della non esistenza di Dio. Al contrario, dall’esistenza di Dio, o dal rispetto verso chi ci crede, altri hanno ricavato una dimostrazi­one dell’esistenza di Babbo Natale. Come il giudice del film Miracolo nella 34esima Strada (1947, il remake nel ‘94), il quale assolve l’uomo che si era calato nei panni di Babbo Natale.

I DRONI GLI RUBANO 5 IL LAVORO?

Se Babbo Natale vivrà, comunque, sarà disoccupat­o. Chi è che può svolgere al meglio questo lavoro di logistica e delivery? Un drone (meglio, una flotta). A Santa Claus non resterà che fare le pubblicità come le vecchie glorie del cinema. Come il sublime personaggi­o interpreta­to da Bill Murray che in Lost in translatio­n (2003) reclamizza una marca di whiskey (Santa Claus è buon bevitore).

SANTA IN LINGERIE 6

Se il futuro di Babbo Natale saranno i superalcol­ici, il presente, in termini di marketing, è l’intimo femminile. Giovani Veneri in pelliccia, piuttosto discinte, affollano passerelle, cataloghi e vetrine di negozi e accendono le fantasie di maschi che di fronte a certi spettacoli sono disposti a credere davvero a tutto. Così, se il conto alla rovescia per l’arrivo di Gesù bambino è scandito dal calendario dell’Avvento, quello di Santa Claus è un lento e seducente striptease, con completini che decostruis­cono lo stile finto-lappone, come orli e pon-pon in simil-ermellino. Babbo Natale, dunque, è una befana sexy?

7 ESAME DI RELIGIONE E DI COSCIENZA

Ma come la mettiamo con il mito meritocrat­ico di Babbo Natale per cui «se hai fatto il bravo, ti arrivano i regali chiesti»? Non funziona, né in teoria né in pratica. Perché? È dispotico: in base a cosa decide chi ha fatto il bravo e chi il cattivo? Ci spia forse con i metodi da Grande Fratello di George Orwell? Usa i dati sensibili e l’algoritmo di Facebook? Tutto ciò è democratic­o? No. Infatti i bimbi più ricchi ricevono i regali più belli: fu questa l’amara constatazi­one di una ricerca del 2015 nelle unità pediatrich­e degli ospedali inglesi. C’è, infine, un punto politico e culturale. Oggi possiamo serenament­e credere o far credere a Babbo Natale? È un lusso che ci possiamo permettere nell’era delle fake news? In Italia, no. Abbiamo parlamenta­ri convinti che gli americani – o gli alieni – ci impiantano microchip sottopelle per controllar­e le nostre menti; altri che sognano di mettere al bando gli aerei di linea che diffondere­bbero nei cieli pericolose scie chimiche; altri ancora che, se perdono una consultazi­one elettorale, danno la colpa ai pirati informatic­i russi. E, per restare a favole meno recenti, dovremmo avere un milione di posti di lavoro in più e molti politici in meno, ritirati come promesso in caso di sconfitta. Infine: se Babbo Natale è un atto di fede, può esistere senza religione? Rischia di essere il patrono degli “atei devoti”. A proposito: sono stati buoni o cattivi quest’anno?

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 ??  ?? Illustrazi­one di Saint Nicholas, cioè Santa Claus, secondo l’iconografi­a di Thomas Nast, celebre vignettist­a americano di origini tedesche (1840-1902)
Illustrazi­one di Saint Nicholas, cioè Santa Claus, secondo l’iconografi­a di Thomas Nast, celebre vignettist­a americano di origini tedesche (1840-1902)
 ??  ?? Una sorpresa rinfrescan­te (1959), illustrazi­one di Haddon Sundblom per la campagna Coca-Cola: per la prima volta Babbo Natale non è l’unico soggetto (a sinistra, un drone)
Una sorpresa rinfrescan­te (1959), illustrazi­one di Haddon Sundblom per la campagna Coca-Cola: per la prima volta Babbo Natale non è l’unico soggetto (a sinistra, un drone)
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