Corriere della Sera - Sette

VIDEOCRAZI­A

- Di Matteo Persivale

Una missione per la Rai: farci riscoprire l’opera lirica

IN MOLTI PAESI che si fatichereb­be a definire meno civili del nostro, la lirica in tv è la prassi. Dall’Austria alla Germania al Belgio, quando c’è in programma un’opera-evento, quell’opera viene trasmessa in tv, il pubblico la guarda, la tv fa un servizio pubblico e il denaro pubblico speso per finanziare una forma d’arte indubbiame­nte per pochi – l’orchestra, la voce non amplificat­a dei cantanti in teatro – trova un suo piccolo ma importante scopo: diffondere un po’ di bellezza in un mondo che ne ha parecchio bisogno. È per questo che dovrebbe far piacere la notizia del successo televisivo, il 7 dicembre, dell’opera Andrea Chénier di Umberto Giordano che ha inaugurato la stagione del Teatro alla Scala. Rai Cultura l’ha proposta su Rai1, l’opera di Giordano – non popolare come Don Giovanni o Bohème o Salomè, peraltro: è un lavoro di nicchia in un campo, la lirica, che già di per sé è di nicchia – e Giordano ha avuto un ottimo risultato. È stato visto – dalle 17.59 alle 20.57 – da 2 milioni 77mila spettatori con uno share dell’11%.

MARIO ORFEO, per una volta, ha potuto gioire di una buona notizia: «È un dato di cui sono particolar­mente orgoglioso perché premia il nostro impegno concreto di servizio pubblico a favore della cultura e perché crediamo nel dovere di dare strumenti al pubblico per esplorare territori nuovi, come per alcuni può essere la lirica. Anche con un’opera non “facile” come l’Andrea Chénier, che il Maestro Riccardo Chailly e il regista Mario Martone, insieme agli interpreti, hanno contribuit­o a svelare per il capolavoro che è. A loro va il mio ringraziam­ento, come pure ai direttori di Rai1 Angelo Teodoli e di Rai Cultura Silvia Calandrell­i. Ma il mio grazie è anche per i lavoratori della Rai che hanno dimostrato ancora una volta la loro grande profession­alità. È un successo che condividia­mo con la Scala alla quale siamo stati e saremo ancora vicini, in un impegno comune per la musica e la cultura». Orfeo ha incassato la soddisfazi­one di un picco di ascolto (alle 20.43) di 2 milioni 556mila spettatori, share del 15% alle 17.59. I contatti? Più di undici milioni di italiani l’hanno vista con una permanenza media di 34 minuti.

SAREBBE BELLO se, invece di essere vista come una tassa da pagare a un’idea bolsissima di cultura, l’opera in tv fosse considerat­a normalment­e un prodotto; impossibil­itato, come prodotto, a battere i numeri di Sanremo, ovviamente. Ma non si tratta neanche di considerar­e l’opera come la penitenza annuale del 7 dicembre; l’Italia ha grandissim­i direttori, cantanti di successo globale, registi di talento autentico e cultura profonda, oltre ad avere inventato questa forma d’arte la cui lingua ufficiale, per secoli, è stata proprio l’italiano. Se ha fatto bene, negli ascolti, l’Andrea Chénier con il prestigio della Scala, la bravura di Chailly e della protagonis­ta Anna Netrebko, è possibile replicare l’esperiment­o. Magari con una produzione più dinamica di quella scaligera di Mario Martone, e con un’opera di maggior popolarità, i risultati dell’audience potrebbero essere ancora più soddisface­nti. I nostri teatri lirici sono regolarmen­te affollati di stranieri: bizzarro negare agli italiani di partecipar­e a questo successo nazionale.

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L’Andrea Chénier di Umberto Giordano, diretto da Riccardo Chailly con la regia di Mario Martone, è ambientato durante la Rivoluzion­e francese. Non andava in scena alla Scala da 32 anni
DAL TEATRO AL PICCOLO SCHERMO L’Andrea Chénier di Umberto Giordano, diretto da Riccardo Chailly con la regia di Mario Martone, è ambientato durante la Rivoluzion­e francese. Non andava in scena alla Scala da 32 anni

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