Corriere della Sera - Sette

MACCHINE DEL TEMPO

- Ricordi pilotati da Stefano Rodi

Zarrillo: «Guido di notte e viaggio nel tempo»

A MICHELE ZARRILLO LE AUTO fanno venire in mente una cosa, oltre al fatto che gli piacciono molto: la sua passione per la notte. «Adoro guidare con il buio». In questo è aiutato da un personalis­simo ritmo esistenzia­le. Da quando ha iniziato a suonare e cantare, cioè dai 14 anni, salvo rare eccezioni, di solito va a dormire dopo aver visto le prime luci dell’alba. Di conseguenz­a non si alza prima dell’una o le due del pomeriggio. E questo lo rende un guidatore perfetto con i fari, e la mente, accesi. «Di notte non ho mai sonno». Quando è in tourneé, anche se deve affrontare trasferte lunghe, parte nell’ora in cui gli umani vanno a dormire. «Mi piace muovermi se ci sono poche auto in giro. A tratti ascolto musica ma più spesso guido in silenzio. La strada stimola pensieri, ricordi. La mia mente viaggia nel tempo così come l’auto fa sulla strada. Al buio non è vero che non si vede nulla. Bisogna solo saper guardare in modo diverso». Soprattutt­o se si fanno strade secondarie. «Ci sono bellissime chiese, conventi, borghi. Tutti illuminati. E poi le vie di montagna, straordina­rie in particolar­e quando c’è la luna piena». Ma non sono da meno quelle costiere o in campagna in mezzo alle colline. Il volante, se usato nel giusto modo, continua ad aprire orizzonti affascinan­ti. Zarrillo ha imparato a usarlo presto, su un camioncino Fiat, Lupetto 25. Da ragazzino il padre glielo ha fatto provare, dove non c’erano macchine in giro, su strade sterrate. «A 11 guidavo come un adulto, avvicinand­o il sedile e mettendo un cuscino sotto il sedere». Le auto di suo papà, Alfa Romeo e Bmw, sono diventate un po’ anche sue, e con queste si è poi sbizzarrit­o sulle strade. Crescendo, soprattutt­o di notte.

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R I C O R D I P I LOTAT I DA S T E FA N O R O D I

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