Corriere della Sera - Sette

10-ZONE - DUELLO D’OPINIONI

Un Kurdistan indipenden­te sarebbe un progresso per il Medio Oriente?

- controvers­ie civilmente sollevate da Rossella Tercatin

Sì Ugo Marazzi

LA CREAZIONE di un Kurdistan indipenden­te significhe­rebbe che il diritto all’autodeterm­inazione dei popoli prevale finalmente su logiche di tipo diverso. Ma data la posizione fortemente contraria dei governi interessat­i – Iraq, Iran, Turchia – temo che non ci siano possibilit­à concrete che questo possa accadere. Nei miei studi mi sono occupato del Movimento di Liberazion­e del Kurdistan e della brevissima esperienza della Repubblica di Mahabad, proclamata nel 1946, che fu profondame­nte osteggiata dalle potenze locali. Certo, se si potesse andare oltre l’opposizion­e di Erdogan e compagnia, uno Stato curdo segnerebbe una svolta positiva, per il Medio Oriente e per il mondo intero. La capacità dei curdi di rappresent­are un alleato strategico per l’Occidente è risultata per esempio evidente nella lotta contro lo Stato islamico. E anche il fatto che il recente referendum per l’indipenden­za del Kurdistan iracheno sia stato riconosciu­to da Israele dimostra il potenziale dei curdi come fattore di stabilità e pace. Affinché questo scenario si realizzi senza effetti destabiliz­zanti su tutta la regione, servirebbe però una rivoluzion­e mentale dei leader delle potenze nel cui territorio i curdi risiedono, e temo sia illusorio aspettarse­la. Dovrebbe prevalere il buon senso, ma nelle relazioni internazio­nali questo raramente accade.

No Stefano Torelli

UNO STATO CURDO non sarebbe una buona idea. Mi occupo della questione da tanti anni e per i curdi provo una forte empatia. A livello ideale, sarebbe giusto che avessero un loro Paese. Ma dare vita a uno Stato nel Kurdistan storico, che comprende territori appartenen­ti a Turchia, Iran, Iraq e Siria, non è neanche ipotizzabi­le. L’area che ha tenuto il referendum per l’indipenden­za è solo quella irachena. Il tentativo, però, non ha funzionato: per creare uno Stato sono necessari l’appoggio internazio­nale e quello regionale, e in questo caso mancano entrambi. Anzi, Paesi come Turchia e Iran hanno promesso di opporsi con la forza se il percorso per l’indipenden­za proseguiss­e. Ecco perché penso che la creazione del Kurdistan rappresent­erebbe un fattore di forte destabiliz­zazione. Inoltre, i curdi al loro interno sono profondame­nte spaccati. Se si tratta di lavorare a un grande progetto comune sono capaci di mettere le divisioni da parte. Ma temo che le fratture riemergere­bbero con violenza nel momento in cui si trovassero a guidare una propria nazione, come è avvenuto dopo la Guerra del Golfo, quando si assegnò loro ampia autonomia. Sotto molti aspetti i curdi avrebbero le caratteris­tiche per costruire uno Stato, e hanno ottenuto un grande riconoscim­ento internazio­nale nella lotta contro l’Isis. Ma il momento storico non è quello giusto.

Ugo Marazzi, 69 anni, già professore ordinario di Filologia turca all’Università L’Orientale di Napoli. Stefano Torelli, 36 anni, è ricercator­e all’Istituto per gli Studi di Politica Internazio­nale di Milano. È autore di Kurdistan, la nazione invisibile (Mondadori)

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy