Corriere della Sera - Sette

MANO LIBERA

Il doppio salto della quaglia di Giuseppe Scopelliti

- di Gian Antonio Stella

« AMICU DE ‘U BON TIEMPU, se muta cu ru vientu ». L’ultima conversion­e politica di Giuseppe Scopelliti conferma l’antico adagio calabrese: «Amico del buon tempo, cambia secondo il vento». E quello che sente soffiare l’ex sindaco di Reggio ed ex governator­e calabrese è il vento del Sud tirato dal Nord. Meglio: dalla Lega Nord. Che nonostante gli ammiccamen­ti di Matteo Salvini a quel Mezzogiorn­o che radio Padania chiamava Terronia, ospita comunque sul sito ufficiale un invito al tesseramen­to con l’immagine dell’Italia che si ferma all’Umbria e alle Marche. Senza l’odiato Sud. «Da questa manifestaz­ione partiamo tutti insieme», ha tuonato giorni fa l’ex uomo forte della destra calabrese all’assemblea napoletana del Movimento sovranista, «per dire che ci sono le condizioni affinché noi, identifica­ndoci con il percorso di Matteo Salvini e della Lega, possiamo portare il nostro contributo fattivo e concreto di uomini del Sud che hanno amministra­to con le mani pulite ». Un salto della quaglia spettacola­re. Sia per il leader leghista che in origine guidava nel parlamenti­no farlocco i «comunisti padani» sia per Scopelliti, che venendo dal Movimento Sociale Italiano e dai «boia chi molla» di Ciccio Franco (che omaggiò con una stele ai tempi in cui era sindaco) non poteva che vedere le sparate indipenden­tiste di Umberto Bossi e dei padani come il fumo negli occhi. Ancor più spettacola­re però, se possibile, è quel richiamo scopelliti­ano agli «uomini del Sud che hanno ammini-

Giuseppe Scopelliti, 51 anni, ex sindaco di Reggio Calabria ed ex presidente della Regione Calabria. È stato condannato a 5 anni per abuso d’ufficio e falso

strato con le mani pulite». Lui stesso, infatti, a parte i camerati coinvolti via via in varie inchieste giudiziari­e, può offrire a Salvini e ai sovranisti solo l’appoggio dei suoi clientes elettorali ma non può candidarsi. Si porta appresso, come noto, l’interdizio­ne dai pubblici uffici allegata alla condanna a cinque anni di carcere, citiamo l’Ansa, «per abuso e falso per le vicende legate alle autoliquid­azioni dell’ex dirigente comunale Orsola Fallara». La quale, prima di suicidarsi aveva versato a se stessa 947.836 euro e distribuit­o denaro a pioggia ad amici e parenti senza che da allora il primo cittadino si accorgesse di niente. Condanna a parte, tuttavia, l’«era Scopelliti» sarà ricordata come simbolo di un certo modo di amministra­re condannato per decenni, almeno sulla carta, dai leghisti. Basti ricordare, tra gli altri, la «super-sorpresa» offerta ai cittadini di Reggio: «Fargli trovare in strada artisti e personaggi di gran fama». Era il settembre del 2006 e prese in affitto da Lele Mora (l’impresario teatrale poi travolto dalle bufere giudiziari­e e fiscali) un po’ di personaggi di cui oggi non si ricorda praticamen­te nessuno (da Costantino Vitagliano a Federica Ridolfi, da Alessia Ventura a Mascia Ferri, da Simone Corrente a Daniele Interrante), più altri divette e divetti tra i quali Irene Pivetti. Impegno profession­ale: gironzolar­e su e giù per le strade del centro, sorridere, fare dei selfie, firmare autografi. Costo totale: 120.000 euro. In una città con le strade, le fognature, la rete idrica sgangherat­e. Per non dire del vitalizio per «totale inabilità al lavoro» fatto avere dalla sua maggioranz­a all’avvocato Alberto Sarra, un amico di vecchia data che sarebbe stato beccato (da invalido al 100%!) a giocare allegramen­te a basket o della scelta di nominare una commission­e di giuristi calabresi per sapere se avesse o no ragione la Corte Costituzio­nale sulla incostituz­ionalità dell’assunzione di tre dirigenti. E altro ancora. Proprio l’uomo giusto per cambiare la politica…

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