SOGNO DI UNA NOTTE D’INVERNO
La sfida della Chiesa è riconquistare l’Europa
Il pontificato di Bergoglio privilegia il messaggio universale della cristianità, rivolto all’Asia, all’Africa, all’America Latina. Il Vecchio Continente è sempre meno ospitale per chi si rifà alla missione di san Pietro. Le chiese si sono svuotate e le vocazioni al sacerdozio sono evaporate
NON SI PUÒ COMPRENDERE QUALE SIGNIFICATO abbia, nella storia della Chiesa come nella storia del mondo, il Pontificato attuale, se non si considera lo stato dell’Europa. È la condizione europea a spiegare Papa Francesco e a far apparire il suo messaggio, e le sue opere, come rivoluzionarie, in conflitto con certi aspetti della tradizione. L’Europa, in controtendenza rispetto al resto del mondo (Stati Uniti compresi), è l’area geo-culturale nella quale la secolarizzazione ha scavato più in profondità, nella quale la scomparsa del sacro dalla vita collettiva e dalla vita privata delle persone è stata rapida e definitiva. L’Europa è oggi forse l’unica area del mondo nella quale per una parte assai ampia dei suoi abitanti Dio non è più nemmeno una ipotesi. Le chiese si sono ampiamente svuotate, le vocazioni al sacerdozio sono evaporate. La scristianizzazione non ha investito solo l’Europa meridionale, l’Europa cattolica, ma anche quella settentrionale, l’Europa protestante. È possibile che, per effetto delle migrazioni, la religione più praticata nel Vecchio Continente, considerato nel suo insieme, diventi, entro poco tempo, l’islam. Se non si parte da questa premessa non si comprende di fronte a quali drammatiche scelte si sia trovata e si trovi la Chiesa di Roma.
QUELLA CHE FU LA RESPUBLICA CHRISTIANA, per millenni il centro della cristianità, è oggi un continente sempre più lontano dalla religione cattolica, sempre meno ospitale per coloro che ancora vi credono. In queste condizioni, è comprensibile che una parte della Chiesa
abbia dato per ormai perduta l’Europa, abbia pensato che il destino della cristianità si giochi in America Latina, in Africa, in Asia. Non c’è altro modo per comprendere Francesco. E anche per capire le discontinuità dottrinarie, organizzative e comunicative, che questo Papa ha introdotto. È comprensibile che i credenti in una religione universale o, per lo meno la maggioranza di loro, non accettino l’idea che la loro religione non sia la stessa in ogni luogo ma acquisti, di volta in volta, certi caratteri in funzione delle specificità culturali, sociali, politiche della terra ospitante. Papa Francesco è un argentino e, necessariamente, in lui si riflettono l’esperienza e le specificità dell’America Latina. Come del resto è necessario considerare la storia polacca per comprendere l’opera di quel Papa di frontiera che fu Giovanni Paolo II.
LA CHIESA LATINOAMERICANA è diversa dalle Chiese europee. Sarebbe strano che così non fosse tenuto conto delle radicali differenze fra la storia europea e quella latinoamericana. Francesco ha portato nella Chiesa di Roma l’esperienza della sua terra. Anche il suo messaggio viene da lì, si nutre di quella storia. A differenza della Chiesa di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI che puntava a una nuova evangelizzazione dell’Europa, la Chiesa di Francesco ha scelto di parlare soprattutto ai mondi extraeuropei. Non si fraintenda. Il messaggio della Chiesa di Roma è universale, la Chiesa ha sempre cercato, mentre difendeva le sue radici europee, di parlare a tutti. Ma gli equilibri, fra tutela della propria presenza europea e messaggio universale, sono cambiati, l’enfasi si è spostata sul secondo. Per capire il problema si consideri un’altra religione universalista, quella islamica. Della quale si possono dire due cose. La prima è che l’islam – al di là di una comune cornice dogmatica – assume differenti identità nelle varie parti del mondo. In un libro celebre di molti anni fa, un grande antropologo, Clifford Geertz ( Islam. Lo sviluppo religioso in Marocco e in Indonesia, 2008, Raffaello Cortina editore), mostrò quanto fossero diversi fra loro l’islam indonesiano e quello marocchino. La seconda è che, pur essendo l’islam una religione universalista, esso non può essere impunemente staccato da quel mondo arabo che gli ha dato i natali e i suoi luoghi santi. Ciò vale anche per il cattolicesimo. Pertanto, c’è chi pensa che la Chiesa non dovrebbe rassegnarsi alla scristianizzazione dell’Europa. Non è difficile immaginare che questo sarà uno dei più importanti temi di discussione nella Chiesa dei prossimi anni.