Corriere della Sera - Sette

SCRIVETE PER NOI: SETTEBELLO

Non dimentiche­rò mai il tuo sorriso mentre uscivi dal tribunale

- Di Alberto Paderni

Ogni giovedì pubblichia­mo il miglior testo d’attualità inviato dai lettori a settebello@rcs.it. A fine anno, 7 proporrà una collaboraz­ione all’autore dell’articolo più condiviso dalla nostra pagina Facebook

VOGLIO RACCONTARE una storia dal lieto fine, che merita di partire proprio dal suo epilogo. Qualche giorno fa Carla è finalmente diventata avvocato. Staziono come da sue istruzioni all’ingresso del tribunale di Milano e la vedo correre per i corridoi mentre strilla al telefono la sua felicità a mamma e papà a Palermo. «Milano che fatica» cantava Lucio Dalla; già, che fatica. Questa era la seconda volta che Carla sosteneva l’esame orale: primo tentativo nel novembre 2015, a cui si aggiunge anche una prova scritta non andata a buon fine nel dicembre 2015. Carla non era molto preparata, penserete voi? No, assolutame­nte. Lei è bravissima. Solo che questo esame è una follia e chi non si cimenta in questa prova non può capire questa storia, uguale a quella di tanti altri ragazzi.

UNA STORIA DI COSTANZA, impegno, perseveran­za, ma che dipende troppo dalla fortuna. Un’altalena di emozioni, dalla gioia per aver superato l’esame scritto al nervosismo e alla paura di non passare l’orale. Un lavoro messo in standby per lo studio, vacanze fantasma e sei materie che si travestono da mine, pronte a esplodere sul tuo percorso profession­ale, sulla tua vita e su quella di chi ti sta accanto. Nel frattempo casa diventa una cartoleria, i quadernoni sparsi su tavoli e divani come se fossero riviste di arredament­o, post-it colorati che si moltiplica­no ogni giorno e adornano le pareti come accade in una riunione creativa. Ma di creativo non c’è proprio niente in Diritto ecclesiast­ico. Gli evidenziat­ori esauriti (pure loro!) si accasciava­no via via sul tavolo della cucina come fedeli soldati, che dopo aver servito il sapere, non ce la fanno più. Tante ore, da mattina a sera, passate seduta sulla sedia. E poi le notti. Difficili e sempre più corte, man mano che ci avvicinava­mo all’esame. La valeriana si mescolava con gli abbracci e le parole di conforto mentre innaffiavi le lenzuola con dei pianti irrazional­i e io ti chiedevo quante lacrime avessi, solo per farti ridere un po’.

NON DIMENTICHE­RÒ mai quella mattina. Speravo di vederti uscire dal tribunale con quel sorriso, quella soddisfazi­one e quel premio che ti meritavi. Ed è andata proprio così. La fine dell’esame, poi la corsa verso l’aeroporto e il volo per Palermo, per tornare a casa e festeggiar­e davanti al nostro mare. Non so dove la roulette del lavoro ci porterà, se resteremo a Roma, se faremo di nuovo rotta su Milano, dove abbiamo iniziato le nostre carriere, o se avremo la fortuna di tornare a lavorare a Palermo. Ma so di certo che in qualsiasi viaggio avremo in valigia questo tuo splendido titolo. Auguri avvocato!

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Il piede felice dell’avvocato Carla
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