BLACK ROCK
Le canzoni di De André erano preghiere subliminali
NON È PIÙ NATALE. Quindi non stiamo parlando di un pensiero-regalo per l’amico del cuore. Quello resta una possibilità, certo. Ma Faber è Faber e regalarselo viene prima che regalarlo, ascoltarlo è come sempre un viaggio nella poesia, nella profondità della sua voce unica, inconfondibile. Tu che mi ascolti insegnami è la nuova raccolta di brani rimasterizzati in alta definizione di Fabrizio De André. Sono canzoni ripescate dai master analogici originali di studio, roba da raffinati del suono (l’opera è disponibile in tre formati). Basta sintonizzarsi sulle frequenze dei singoli brani pochi minuti – con la mente, intendo – per finire in quel mondo di personaggi e luoghi che De André ha raccontato fino all’ultimo dei suoi giorni: i diseredati della Terra, i loro non-luoghi, la loro non-vita, oppure le vite di madri, sognatori, potenti, deboli, rivoluzionari...
LA DONNA DELLA VITA DI FABER, Dori Ghezzi, spiega la scelta dei brani: «Mi piaceva proporre, o meglio suggerire, chiavi di lettura che identificassero filoni chiari, ma che aprissero anche a nuovi percorsi». Così ecco la scelta dei quattro dischi contenuti nel cofanetto: «Quello dedicato alla spiritualità è anche quello del sogno; quello che ci parla di guerra e pace, tema indissolubile, ci parla anche di potere, giustizia e libertà; la parte dedicata all’infanzia ci racconta anche di altre stagioni della vita, e oltre». E infine il cd che si intitola Femmine un giorno e poi madri per sempre è una raccolta di «tutte le sfaccettature dell’universo femminile», per dirla con Dori, «sia in forma di ritratto che di affresco, senza dimenticare la denuncia, come nel caso de La canzone di Marinella o Prinçesa ». Nella parte grafica del cofanetto, la riproduzione delle pagine sulle quali Faber annotava i testi delle sue canzoni e alcuni estratti di suoi discorsi o interviste. Il cd dedicato alla spiritualità si intitola Il polline di Dio, di Dio il sorriso. Una delle citazioni dice: «Quando non hai nessuna possibilità di decidere del tuo destino ti metti nelle mani di qualcuno che in quel momento speri esista. E così ti arrendi alla tentazione della preghiera: non una preghiera tua, che forse non ne sei capace, ma una di quelle che ti hanno insegnato da bambino e che magari ti ricordi ancora a memoria».
DALLE PAGINE IN BIANCO e nero che dividono due cd dagli altri le parole di Fabrizio De André ricordano: «Non c’è speranza nell’uomo se non nell’amore che uccide l’odio, nella carità che uccide cupidigie, e rancori e ingiustizie». In un altro passaggio è sempre lui, con il ciuffo appena sopra gli occhi e la sigaretta fra le dita, che dice: « Non è che facendo canzoni contro i conflitti bellici si eviteranno le guerre. Tuttavia le canzoni entrano a far parte del patrimonio di un popolo, sono parte della coscienza, se non altro a livello subliminale. Dunque possono essere un buon deterrente. È questa la loro importanza». Le sue, oggi, sono esattamente questo: patrimonio di un popolo che, come diceva la sua Smisurata preghiera, «viaggia in direzione ostinata e contraria».