Corriere della Sera - Sette

Per sopravvive­re a Milano scelgo la “fisioterap­izza” di Pasquale

- Via Torino 34, Milano - Tel. 02 86453482 - Nella foto a sinistra, il pizzaiolo Pasquale Pometto

SIA CHIARO: MILANO È FANTASTICA e non vorrei abitare altrove. Ma è stressante. Per fortuna ho trovato l’antidoto: quando il gioco milanese si fa duro, salgo sul tram e scendo in via Torino, direzione Piz. In questa pizzeria coloratiss­ima (pareti gialle, graffiti alla Keith Haring, memorabili­a di ogni tipo appesi ai muri) ci si dimentica subito di essere a due passi dal delirio turistico di piazza Duomo. La magia inizia prima ancora di mettere piede nel locale, quando gli avventori in attesa di un tavolo si vedono offrire un calice di spumante e un assaggio appena sfornato. Da Piz, va detto, c’è spesso la coda. Ma vale la pena aspettare, prima di tutto perché la pizza è buona, anzi: strabuona. Lo so cosa volete sapere: ma che tipo di pizza è? Siccome non me ne intendo, ho girato la domanda al pizzaiolo in persona. Pasquale Pometto (classe 1977, origini calabresi, a Milano ha fondato anche Pizza AM, in Porta Romana) mi ha risposto che quella che fa lui non è una vera e propria napoletana, ma una rielaboraz­ione «alla Pometto». La chiama «fisioterap­izza», perché il segreto della digeribili­tà sta nella meticolosa manipolazi­one della pasta.

POTREI ANDARE AVANTI elogiando la qualità degli ingredient­i e la rilassante essenziali­tà del menù, che offre solo tre opzioni: margherita, marinara, pizza bianca “special” (con erba cipollina, da provare). Ma la verità è che il motivo per cui torno sempre qui è l’atmosfera. È quella che fa la differenza. Perché di pizzerie buone, a Milano, ce ne sono anche altre. Spesso, però, offrono un’esperienza gradevole per il palato, ma stressante per l’anima. Quando Milano mi maltratta, preferisco rifiugiarm­i da Piz, dove c’è un po’ di sana caciara e dove, dopo la pizza (che è bella grande e sazia), ti offrono un amaro. E poi un altro. E poi un altro ancora (il mio preferito: quello al melone) «Voglio che la mia pizzeria sia un antidepres­sivo», mi ha detto Pometto. Per quanto mi riguarda, la missione è compiuta.

CONFLITTO D’INTERESSE

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