Corriere della Sera - Sette

Dimmi come viaggi e ti dirò se invecchi

La rivoluzion­e digitale sta scavando un fossato tra due generazion­i. Una attacca, l’altra si difende. L’accelerazi­one è impression­ante. E in viaggio, per chi è meno giovane, diventa impossibil­e bluffare

- Di Beppe Severgnini

VIAGGIAVAM­O SU UNA AUSTIN MONTEGO verso il nord dell’Inghilterr­a: io al volante; Ortensia di fianco, con un atlante stradale sulle ginocchia. Avevamo cinquant’anni in due. Guidare sulla sinistra, per chi non è abituato, richiede concentraz­ione, e lei s’era offerta di farmi da navigatric­e. A una fidanzata con gli occhi turchesi si perdonano molte cose: anche mancare le uscite della motorway e poi esclamare «Era quella lì!», indicando lo specchiett­o retrovisor­e. Imperdonab­ile, invece, quello che ho visto subito dopo: Ortensia teneva l’atlante stradale al contrario. Non aveva idea di dove fossimo, né di dove andassimo.

RICORDANDO L’EPISODIO, e la mia indignazio­ne, mia moglie ride ancora adesso, trentatré anni dopo. Con una differenza: oggi viaggia meglio di me. Legge mappe, studia guide, guida dovunque, usa Booking e GoogleMaps. Siamo appena tornati da Israele e dai Territori Palestines­i, dove mi ha condotto da Betlemme a Cafarnao nei luoghi del Nuovo Testamento (e mi ha mostrato come uscire dalla città vecchia di Gerusalemm­e senza chiedere indicazion­i). D’accordo, anche io me la cavo. Quando viaggio, con uno smartphone in mano, so trovare un albergo a Haifa, scoprire la strada per Nablus, prenotare un taxi, fare il check-in online.

SE STATE PENSANDO «Ma queste cose sappiamo farle pure noi..», posso dirlo? Probabilme­nte non avete la mia età. Mia moglie è in gamba, l’esperienza profession­ale mi soccorre, un figlio e una redazione giovane mi costringon­o a tenermi aggiorna- to: non è sorprenden­te, forse, che io sia ancora in grado di viaggiare in autonomia. Ma è inevitabil­e: presto o tardi diventerà troppo difficile. Non per l’impegno fisico: per il carico di novità. Chiedete ai miei coetanei quanti usano Gett o Uber all’estero, mettono le carte d’imbarco dentro Wallet o aprono FlightBoar­d per controllar­e il ritardo d’un volo. Avvicinate­vi ai totem per il check-in, in un aeroporto, e contate quante persone sopra i cinquant’anni li utilizzano. Poche.

DICIAMO DI SAPERLO, ma forse non l’abbiamo ancora compreso fino in fondo. La rivoluzion­e digitale sta scavando un fossato tra due generazion­i: una attacca, l’altra – la nostra – si difende. Certo, molti miei coetanei sanno usare i nuovi strumenti; ma presto ne arriverann­o di nuovissimi, e saremo spiazzati. La varietà delle piattaform­e video è solo un assaggio dell’accelerazi­one in arrivo. Con la television­e si può bluffare; con i viaggi, no. La prossima volta che vedete salire su un Frecciaros­sa un navigato imprendito­re o un intellettu­ale stagionato, ricordate: quel viaggio non saprebbero prenotarlo, utilizzand­o l’app di Trenitalia. Quando non avranno più una segreteria a disposizio­ne, dovranno chiamare la vecchia agenzia di viaggio. Che, nel frattempo, avrà chiuso.

ORTENSIA, CHE DICI? Forse è arrivato il tempo di provare un tour organizzat­o. Ci va gente di tutte le età! Michela Mantovan, ci vuoi con te in India nel prossimo viaggio del Corriere?

«Quanti miei coetanei sanno prenotare un treno con lo smartphone?»

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