Corriere della Sera - Sette

L’Italia non è un Paese per gatti giovani

- di Francesco Barbaro contributo giudiziosa­mente selezionat­o da Micol Sarfatti

Ogni giovedì pubblichia­mo il miglior testo d’attualità inviato dai lettori a settebello@rcs.it. Il prossimo 18 gennaio comunicher­emo quale è stato l’articolo più condiviso del 2017

I l migliore della settimana: Francesco Barbaro, 28 anni

CARO 7, MI CHIAMO ROMOLO e sono un giovane gatto della capitale. E prima che tu me lo chieda... sì, sono cugino di quel Romeo che ha fatto fortuna nel cinema, quello degli Aristogatt­i. Lui adesso sta con Duchessa e i suoi tre micetti, lavora in tv, è un felino sistemato: ma per riuscirci ha dovuto salutare il Colosseo e scapparsen­e a Parigi, e all’avventura. Per un pezzo, i primi tempi, ha fatto il randagio. Io sono ancora qui, ma solo per il momento. Sinceramen­te non so più dove sarà il mio futuro. Una volta l’Urbe era una città a misura di gatto, ora non più.

QUESTA ESTATE ROMEO e la sua nuova famiglia sono venuti a trovarmi in vacanza. Ma sono rimasti profondame­nte delusi: all’estero lui raccontava sempre della nostra comunità, la più grande e la più celebre in Europa, ma venendo hanno trovato i Fori imperiali deserti. E pensare che noi eravamo qui dai tempi antichi. Per le strade di Roma abbiamo salutato generali, imperatori, papi, artisti e letterati. Di Papa ce n’è ancora uno – o due, l’altro è in pensione – e lui va alla grande, almeno questo. Tutto il resto è sparito. La città eterna è cambiata e cambia sempre più rapidament­e... ma in peggio! E le cose si sono fatte difficili per tutti, compresi noi gatti. È vero che ultimament­e si sono moltiplica­ti i topi, ma noi abbiamo un detto: «Non si vive di soli sorci». A dirla tutta c’è anche l’invasione degli scarafaggi: Cleopatra, la mia nuova amica, si vanta di discendere dagli scarabei egizi, anche se noi qui li chiamiamo “bacarozzi”. Lei e gli altri pullulano fuori dai tombini e dilagano per i marciapied­i, ma in fondo devono campare anche loro no?

AD OGNI MODO, senza soldi si può sopravvive­re ma non ci si può creare una situazione, e qui tutto ciò che si trova è solo qualche lavoretto a tempo, spesso nemmeno in regola. Tanta fatica e tanto tempo perso senza poter mettere nulla da parte. Eppure, con tutto il bene che voglio a mio cugino Romeo, rispetto a lui io ho studiato: laurea in Lettere classiche alla Normale Felina e specialist­ica in Editoria e scrittura alla Gatto Sapienza con tesi in Scienza politica. Sempre con lode e fusa accademich­e. Sono un gatto letterato e politologo, ma sembra che qui a Roma e in Italia io non debba avere lo spazio che meriterei e che mi spetterebb­e. La mia città e il mio Paese non vorrei cambiarli con nient’altro, ma forse alla fine non avrò altra scelta: qui non c’è più trippa per gatti, voi che dite?

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Una scena de Gli Aristogatt­i (1970)
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