Corriere della Sera - Sette

MANO LIBERA

- Di Gian Antonio Stella

Ora che Silvio ha il nemico grillino i “comunisti” sono diventati “post”

«MA SILVIO, PERCHÉ?» , chiese la mamma Rosa. E lui: «Mamma, lo devo fare! Per la nostra Italia! Non vedi come siamo combinati? Bisogna pure che qualcuno si faccia avanti. I comunisti sono rimasti gli stessi. Disferanno l’Italia! Gli imprendito­ri se ne andranno, non ci sarà più libertà, non si potrà più lavorare…». Un quarto di secolo dopo quella scena angosciant­e raccontata dalla stessa Rosa Bossi Berlusconi alla giornalist­a Dina Luce, anche il post-Cavaliere ha fatto la sua “Bolognina”: quando ha detto che i grillini oggi sono «una setta quasi più pericolosa dei post comunisti del 1994». Post. Evviva. Certo, sarebbe stato complicato fare una nuova campagna elettorale accusando Renzi o perfino Grasso di esser «nipotini di Stalin». È divertente, però, andare a rileggere quanto diceva Sua Emittenza ai tempi in cui anche un anticomuni­sta viscerale come Francesco Cossiga tentava di spiegargli che tirare in ballo certi paragoni «è un crimine perché ferisce la coscienza appena risanata del popolo italiano». Ricordate? «Il 90% dei giornalist­i italiani milita sotto le bandiere del fronte comunista o paracomuni­sta». «Non permettere­mo mai a Bossi e Buttiglion­e di consegnare l’Italia a D’Alema e ai comunisti». «Oggi il Paese è nelle mani dei comunisti e dei loro alleati, che stanno preparando una guerra totale». «Il comunismo non è scomparso». «Il comunismo non è mai arrivato al po-

Silvio Berlusconi, 81 anni, leader di Forza Italia, è stato tre volte presidente del Consiglio. Per la legge Severino, fino al 2019 non potrebbe candidarsi perché condannato per frode fiscale

tere in modo democratic­o, ma sempre in maniera obliqua, con colpi di mano. Mi sembra che sia quello che sta succedendo adesso». «Le dichiarazi­oni di Veltroni, Angius e Mussi costituisc­ono un vero manuale pratico della scuola comunista: quella di far fuori con tutti i mezzi l’avversario politico, con la mistificaz­ione, la demonizzaz­ione e la criminaliz­zazione». E via così, per anni. Fino a tuonare in vista delle elezioni del 2001: «I comunisti hanno cambiato nome, ma non hanno cambiato metodi. La storia ha dimostrato che il comunismo ha prodotto sempre e soltanto, ripeto le parole di Bettino, totalitari­smo, oppression­e e miseria». Stampò anzi un manuale per i candidati, invitati a ripetere mille volte: «Il comunismo al potere ha sempre e dovunque prodotto: 1) miseria 2) terrore 3) morte. Col comunismo al potere gli oppositori sono 1) in esilio 2) in galera 3) al cimitero». Per poi insistere, ad elezioni vinte: «Gli uomini della sinistra sono gli stessi che hanno plaudito alla più feroce e disumana impresa della storia dell’uomo e dobbiamo perciò, quando li incontriam­o, ricordarci che sono stati complici, politicame­nte e moralmente, di quanto è accaduto sotto i regimi comunisti». E ancora: «Per la prima volta in Italia, con il voto del 13 maggio è accaduta una cosa mai successa prima. Da quando l’umanità ha conosciuto la più feroce e disumana impresa che sia apparsa nella storia dell’uomo, l’ideologia folle che si chiama comunismo, non era mai successo che, una volta al potere, lo avesse lasciato con libere elezioni: è successo in Italia per la prima volta il 13 maggio». Otto anni dopo, nel 2009, ancora picchiava: «Hanno cambiato nome ma restano i comunisti di sempre. Non credono in nulla e vogliono trasformar­e il Paese in una piazza urlante…» E ancora l’anno scorso, pur riconoscen­do che Occhetto era «una delle persone più sagge ed equilibrat­e», insisteva: «Scesi in campo per impedire l’ascesa dei comunisti». Reeeeeetro­march! “Post”…

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 ??  ?? GIAN ANTONIO STELLA Editoriali­sta del Corriere della Sera e scrittore. Autore del bestseller La Casta.
GIAN ANTONIO STELLA Editoriali­sta del Corriere della Sera e scrittore. Autore del bestseller La Casta.

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