CRITICO ROTANTE
Martini milanese nel locale degli architetti di Hollywood
SOCCHIUDETE GLI OCCHI. Intorno a voi, New York. Anzi no: Milano, bar Octavius, skyline metropolitano sopra piazza Gae Aulenti: la vedete dall’alto, oltre la vetrata, le luci che rimbalzano sulle bottiglie e sul legno scintillante. Non so se questo sia il bar più bello d’Italia, ma il sospetto c’è. È opera di Roman & Williams, studio di architettura cantato da chi ne capisce e celebre grazie ai suoi lavori per Hollywood, sia star che studios. Qui da noi è la loro opera prima, in cui hanno voluto evocare lo spirito dei grandi yacht: boiseries, calde luci e ottoni lucidi.
FASCINOSO COME È, l’Octavius avrebbe potuto contentarsi: la posizione vale la pena anche per gli astemi. E invece, vuole battere se stesso. Le bottiglie, per cominciare. Tantissime e aggiornate: ci sono i grandi classici, ma se vi prende la curiosità di assaggiare la cosa nuova, è molto probabile che qui ci sia. E poi c’è il motore: Francesco Cione (nella foto in alto a sinistra), nel 2015 miglior bartender d’Italia. Al Diageo World Class, non al Premio Spiaggia. È lui che mantiene intrigante la carta degli spiriti, lui che vi inventa i drink. Vi prende le misure e capisce quel che volete bere prima di voi.
MA IL SEGRETO DELL’OCTAVIUS, quello che io non ho ancora decifrato, sta in questo: siete in un bar di livello globale, eppure riesce a non darvi la sensazione di essere in un locale per fighetti. La stessa cosa vale per i drink: innovativi ma non estremi o stravaganti, ricchi ma non nuovi ricchi. Qui non vogliono stupire, qui vogliono farvi bere bene.